Due donne sono state investite da un’auto e uccise stamattina mentre partecipavano ad una manifestazione di protesta a Cristalina, nel Distretto federale. Le due donne facevano parte di un gruppo di 400 manifestanti che stavano realizzando un blocco stradale. Un’auto non si é fermata e le ha investite. L’autista è scappato ed è ora ricercato dalla polizia.
La presidente brasiliana, Dilma Rousseff, ha confermato oggi che incontrerà alcuni dei rappresentanti della protesta, quindi i governatori e i sindaci delle principali città per discutere di un piano d’azione volto a migliorare i servizi pubblici e a porre così fine alle contestazioni degli ultimi 15 giorni. La presidenza ha confermato una riunione alle 13,30 locali (18,30 italiane) con i leader del Movimento “Passe Livre” (Passaggio Libero) che dal 2005 lotta per la riduzione del prezzo dei trasporti pubblici e la gratuità di questi per le fasce più povere della popolazione.
Alle 16 (le 21 italiane) confermato l’incontro con sindaci e governatori. In un intervento radiotelevisivo alla nazione venerdì scorso, all’indomani delle storiche manifestazioni, talvolta degenerate in episodi di violenza, che hanno visto 1 milione e 200mila persone invadere le strade del Paese, la presidente del PT (Partito dei Lavoratori, socialdemocratico) ha detto di voler “dare ascolto alla piazza” e ha promesso “un grande patto per migliorare i servizi pubblici” (trasporti, sanità, educazione) oltre che una lotta più efficace contro la corruzione. Il suo discorso però non ha del tutto frenato la protesta. Anche ieri si sono svolte delle manifestazioni, pacifiche e meno numerose dei giorni precedenti, in una ventina di città.
Intanto un gruppo composto da alcune decine di giovani manifestanti sta facendo un sit-in permanente davanti alla casa del governatore di Rio de Janeiro, Sergio Cabral. I dimostranti si sono accampati da ormai quattro giorni sull’asfalto, nella strada che dà accesso alla residenza privata dell’uomo politico, a Leblon, uno dei quartieri più esclusivi della metropoli. Il gruppo ha annunciato che non se ne andrà finché non sarà riuscito a parlare con il governatore a proposito delle proprie rivendicazioni, che si concentrano sulle aree della salute e dell’educazione.
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Di seguito la lettera inviata oggi alla Presidente della Repubblica dal Movimento Passe Livre
Alla Presidente Dilma Rousseff,
Siamo rimasti sorpresi per l’invito a questo incontro. Ci immaginiamo che anche lei sia sorpresa da ciò che sta accadendo nel paese nelle ultime settimane. Questo gesto di dialogo che parte dal governo federale stona con il trattamento riservato ai movimenti sociali che ha segnato la politica di questa amministrazione. Sembra che le rivolte che si diffondono per le città del Brasile, fin dal 6 giugno, abbiano rotto i vecchi tornelli e aperto nuovi percorsi. (ndt.: viene non a caso utilizzata la parola “tornelli”, in riferimento ai tornelli che si trovano su tutti i mezzi pubblici in Brasile)
Il Movimento Passe Livre (MPL, Movimento biglietto gratuito), fin dall’inizio, è stato parte di questo processo. Noi siamo un movimento sociale autonomo, orizzontale e apartitico, che non ha mai preteso di rappresentare tutto l’insieme dei manifestanti che sono scesi per le vie del paese. La nostra parola è solo una in più tra quelle gridate nelle strade, esibite sui cartelli, scritte sui muri.
A São Paulo, abbiamo convocato le manifestazioni con una rivendicazione chiara e concreta: revocare l’aumento del prezzo dei biglietti. Se prima questo appariva impossibile, abbiamo dimostrato che non lo era e abbiamo proseguito la lotta per ciò che è ed è sempre stata la nostra bandiera, un trasporto veramente pubblico. Èd è in questo senso che siamo venuti a Brasilia.
Il trasporto può essere davvero pubblico, solo se è realmente accessibile a tutte e tutti, cioè, inteso come diritto universale. L’ingiustizia della tariffa diventa più evidente ad ogni aumento, quando di volta in volta sempre più persone non hanno i soldi per pagare il biglietto. Mettere in discussione gli aumenti è mettere in discussione la logica stessa della politica tariffaria, che sottomette il trasporto al profitto degli imprenditori privati e non ai bisogni della popolazione. Pagare per la circolazione in città, significa trattare la mobilità non come un diritto, ma come una merce. Questo mette in gioco tutti gli altri diritti: andare a scuola, in ospedale o al parco ha un prezzo che non è accessibile a tutti. Il trasporto è limitato all’andare e tornare dal lavoro, chiudendo le porte della città ai suoi abitanti. Ed è per aprirle che difendiamo la “tariffa zero”.
In questo senso ci piacerebbe conoscere la posizione della Presidente sulla tariffa zero nel trasporto pubblico e sulla PEC 90/11, che include il trasporto nella lista dei diritti sociali di cui all’articolo 6 della Costituzione Federale. Bisogna capire che il trasporto dovrebbe essere trattato come un diritto sociale, ampio e senza limitazioni, che riteniamo sia necessario per superare la logica delle politiche limitate ad un determinato segmento della società, come per gli studenti, nel caso del ‘biglietto gratuito studentesco’. Difendiamo il biglietto gratuito per tutte e tutti!
Malgrado nei discorsi di tutti i governi si trovi la priorità al trasporto pubblico, in pratica, il Brasile investe undici volte di più nel trasporto individuale attraverso le opere stradali e le politiche di credito per l’uso delle automobili (IPEA, 2011). Il denaro pubblico deve essere investito in mezzi pubblici! Ci piacerebbe sapere perché la Presidente ha posto il veto alla clausola V dell’articolo 16 della politica nazionale sulla mobilità urbana (Legge 12.587/12), che responsabilizzava l’Unione a dare sostegno finanziario ai comuni che adottano politiche di priorità dei trasporti pubblici. Come è ben chiaro nell’ articolo 9, questo disegno di legge dà la priorità a un modello di gestione privata basata sulle tariffe, adottando il punto di vista delle aziende private e non degli utenti. Il governo federale deve assumere la guida del processo di costruzione di un vero e proprio trasporto pubblico. La municipalizzazione della CIDE, e la sua destinazione integrale ed esclusiva al trasporto pubblico, rappresentano un passo in questo cammino verso la “tariffa zero”.
L’esenzione dalle tasse, misura storicamente difesa dalle aziende di trasporto privato, va nella direzione opposta. Rinunciare ai tributi significa perdere potere sul denaro pubblico, liberando fondi alla cieca per le mafie del trasporto, senza alcuna trasparenza e controllo. Per soddisfare le richieste popolari per i trasporti, è necessario costruire strumenti che mettano al centro delle decisioni chi realmente dovrebbe vedere soddisfatti i suoi bisogni: gli utenti e i lavoratori dei trasporti.
Questo incontro con la Presidente è stato strappato dalle strade con la forza, avanzando sotto i lacrimogeni, le pallottole e gli arresti. I movimenti sociali in Brasile hanno sempre subito la repressione e la criminalizzazione. Anche oggi, 2013 non è stato diverso: nel Mato Grosso do Sul, è in corso una strage di Indios e la Forza Nazionale (esercito) ha assassinato il mese scorso, un leader della tribù Terena nel corso di uno sgombero forzato; a Brasilia, cinque militanti del Movimento dei lavoratori senza casa (MTST) sono stati arrestati poche settimane fa mentre protestavano contro gli impatti della Coppa del Mondo della FIFA. La risposta della polizia alle proteste iniziate nel mese di giugno non fugge alla regola: gas lacrimogeni sono stati lanciati all’interno di ospedali e scuole; manifestanti sono stati inseguiti e picchiati dalla polizia militare, altri sono stati uccisi; centinaia di persone sono state arbitrariamente arrestate, alcune di loro con l’accusa di associazione ed istigazione a delinquere; un uomo ha perso la vista; una ragazza è stata violentata dalla polizia; una donna soffocata dai gas lacrimogeni. La vera violenza cui abbiamo assistito in questo mese di giugno è venuta da parte dello Stato – in tutte le sue sfere.
La smilitarizzazione della polizia, sostenuta dalle Nazioni Unite, e una politica nazionale per regolamentare l’uso delle cosiddette “armi non letali”, vietate in molti paesi e condannate da organismi internazionali, sono urgenti. Offrendo la gestione dell’ordine pubblico alla Forza di Sicurezza Nazionale, il ministro della Giustizia ha mostrato che il governo federale insiste nel trattare i movimenti sociali come una questione di polizia. Le notizie circa le schedature dei militanti fatte dalla polizia federale e dall’ABIN vanno nella stessa direzione: la criminalizzazione della lotta popolare.
Ci auguriamo che questo incontro segni un cambio di atteggiamento del governo federale che si estenda alle altre lotte sociali: ai popoli indigeni, i quali, come i Guarani-Kaiowá e Munduruku, hanno subito diversi attacchi da parte dei latifondisti e dal potere pubblico; le comunità (favelas) colpite dagli sfratti per le opere della Coppa; i senzatetto; i senza terra e il movimento delle madri che hanno avuto i loro figli uccisi dalla polizia nelle periferie. Che lo stesso approccio si estenda anche a tutte le città che lottano contro l’aumento dei prezzi e per un altro modello di trasporto: São José dos Campos, Florianopolis, Recife, Rio de Janeiro, Salvador, Goiânia, tra molte altre.
Più che sedersi al tavolo e parlare, ciò che conta è soddisfare le chiare istanze che vengono dai movimenti sociali di tutto il paese. Contro tutti gli aumenti del trasporto pubblico, contro la tariffa, proseguiremo per le strade! Tariffa Zero subito!
Forza a chi combatte per una vita senza tornelli!
Movimento Passe Livre São Paulo
24 giugno, 2013 (Traduzione in italiano a cura di Carlinho Utopia)
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