Non si ferma l’ondata di manifestazioni antigovernative inBulgaria, arrivata ormai al suo tredicesimo giorno. Stamattina un migliaio di dimostranti si sono riuniti all’ingresso posteriore del Parlamento, chiedendo per l’ennesima volta le dimissioni del governo di Plamen Oresharski. La manifestazione è stata intitolata “Prendiamo una tazza di caffé davanti al Parlamento” ed è stata organizzata, come spesso è accaduto negli ultimi giorni, attraverso il tam tam sui social network. Alla volta del Parlamento i manifestanti hanno gridato “Mafia!” e “Dimissioni!”. Mentre sul posto la polizia ha rafforzato la sua presenza nel pomeriggio a Sofia è attesa una nuova manifestazione più consistente, nel trecidesimo giorno di proteste contro il governo Oresharski, un esecutivo di “profilo tecnico” sostenuto dai socialisti e dal partito della minoranza turca, nato con l’astensione decisiva della formazione ultranazionalista Ataka. Un governo nato dopo l’estromissione – causato da scandali e violente manifestazioni di piazza – del Gerb, partito di centrodestra capitanato dall’ex primo ministro Boiko Borisov. Dopo che il governo di centrodestra, a febbraio, si è dimesso sulla scia delle manifestazioni contro il dilagare della disoccupazione e della povertà, e contro la privatizzazione delle aziende elettriche, le elezioni del 12 maggio hanno confermato il Gerb come partito di maggioranza relativa, ma senza i numeri per governare da solo.
E così socialisti e minoranza turca hanno unito le loro forze ed hanno sostenuto un esecutivo guidato da Oresharski che però sta operando in continuità con il precedente governo, obbedendo alle richieste della troika e implementando politiche di taglio al welfare e di austerity. L’innesco della seconda ondata di manifestazioni in cinque mesi è stata, lo scorso 14 giugno, la nomina a parte della maggioranza parlamentare del discusso magnate e tycoon televisivo Delyan Peevski come capo dell’agenzia di sicurezza nazionale Dans.
Dopo le prime proteste di piazza la nomina del leader del ‘Movimento per i diritti e le libertà’ – coinvolto in numerosi scandali per corruzione – è stata ritirata dai parlamentari, mentre il premier ha chiesto ‘scusa’. Ma ciò non ha impedito che la protesta continui e si alimenti di un malcontento diffuso e trasversale provocato dalla tremenda situazione sociale ed economica in cui le politiche neoliberiste degli ultimi governi hanno precipitato il paese. Scontri anche violenti e assalti a sedi governative e istituzionali si sono registrati nelle ultime settimane sia nella capitale che in altre città bulgare. Lo scorso 16 giugno a manifestare davanti alle sedi del Partito Socialista e a quella del MRF di Peevski sono andati in 15 mila.
Alcuni dei promotori della protesta hannno ribattezzato la mobilitazione «Dance with me», mutuando l’acronimo ДАНС (Dans) del Dipartimento di Sicurezza Nazionale alla cui guida il governo aveva piazzato il trentaduenne proprietario di un grande impero mediatico e commerciale. Dall’inizio dell’anno il costo per l’elettricità è raddoppiato, buona parte dello stipendio di un lavoratore bulgaro se ne va per pagare luce e riscaldamento. Una situazione diventata intollerabile in un paese in cui a governare, al di la dei diversi partiti, è una banda di oligarchi e di boss di vere e proprie bande criminali.
Per ora la protesta ha tratti trasversali e di rifiuto generico nei confronti della classe politica e della corruzione nel suo complesso e non sembra che stiano emergendo egemoni all’interno della contestazione. Ma certo il rischio che ad approfittarne siano i movimenti populisti o apertamente di estrema destra in un paese schiantato da più di venti anni di capitalismo selvaggio e di rapina è alto.
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