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Gezi Park: i giudici bloccano Erdogan

Un tribunale di Istanbul ha annullato il contestatissimo progetto di sviluppo urbano di piazza Taksim. Nella sua decisione la prima corte amministrativa della metropoli sul Bosforo ha giustificato l’annullamento – contro cui può essere fatto appello entro 3 giorni da parte del Comune, gestito dal partito di Erdogan, il liberal-islamista Akp – con il fatto che la “popolazione locale” non era stata consultata su questo progetto.

Il tribunale amministrativo ha preso la decisione ai primi di giugno, accogliendo il ricorso presentato dalla Camera degli Architetti di Istanbul, proprio nel momento più caldo delle proteste contro il progetto, ma la notizia è stata resa nota solo oggi da vari quotidiani turchi nelle loro edizioni online anche se nessuno finora ha spiegato il perché di un simile ritardo. E’ presumibile comunque che le autorità turche faranno appello contro la decisione e quindi che il Gezi Park non sia ancora definitivamente salvo. Si tratta però di un’ennesima vittoria per i contestatori che già ieri avevano incassato il no della Sesta Corte Amministrativa, sempre di Istanbul, al ricorso del comune contro la sospensione cautelativa dei lavori ordinata precedentemente dai tribunali. Oggi grande soddisfazione è stata espressa durante una conferenza stampa organizzata ad Istanbul dai promotori del coordinamento contro la distruzione di Gezi Park, che ha messo in rilievo quanto dice la corte giustificando la sua decisione, cioè che il progetto governativo “non ha nessuna utilità pubblica”.

Il no di alcuni settori sociali e politici al progetto di costruire una caserma ottomana, una moschea e un centro commerciale sull’area dell’attuale parco e della piazza adiacente, alla fine di maggio aveva portato centinaia di attivisti ecologisti a occupare Gezi Park. La feroce repressione contro i manifestanti ha provocato una vera e propria rivolta popolare contro il regime di Erdogan, con il saldarsi di diversi motivi di opposizione da parte di settori politici e sociali trasversali nei confronti delle politiche del governo liberal-islamista dell’AKP.

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