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Brasile: Dilma Rousseff prova a ricucire con la piazza

Il governo di Dilma Rousseff ha consegnato ufficialmente al Congresso la proposta di una consultazione popolare per promuovere una riforma politica, che nelle intenzioni del Partito dei Lavoratori (socialdemocratico) dovrebbe venire incontro ad una parte delle rivendicazioni popolari espresse nelle grandi manifestazioni di piazza delle settimane scorse. La Presidente Rousseff punta a ottenere una riforma in tempo utile per le elezioni presidenziali, legislative e regionali del 2014. In 20 giorni di protesta infatti la sua popolarità è scesa di parecchio (dal 57 al 30%, secondo un sondaggio dell’istituto Datafolha).

Il ministro della Giustizia José Eduardo Cardozo e il vice di Dilma, Michel Temer, hanno trasmesso la documentazione con cui la stessa Rousseff propone di consultare i brasiliani su cinque temi: regole di finanziamento delle campagne elettorali; modifica del sistema di voto per designare i deputati affinché siano più stretta espressione della volontà dei cittadini; voto segreto al Congresso (attualmente autorizzato, tra l’altro, per questioni relative alla destituzione dei parlamentari); elezione dei senatori supplenti (che si presta a irregolarità); regole per le coalizioni elettorali.

Oltre alla consultazione su questi cinque temi la Rousseff ha proposto anche un patto con governatori e sindaci per migliorare la qualità della sanità, dell’istruzione e dei trasporti, tre fra le questioni più sentite dai brasiliani. Era infatti contro l’aumento del prezzo dei trasporti pubblici che si era scatenata la protesta popolare settimane fa, poi allargatasi alla denuncia delle ingenti somme di denaro pubblico sprecate nei lavori per la Confederation’s Cup e i Mondiali di Calcio e della corruzione.

La consultazione per la riforma politica è appoggiata secondo un sondaggio di Datafolha dal 68% dei brasiliani, ma dovrà passare forti resistenze al Congresso ed essere approvata prima di ottobre per poter essere applicata già alle prossime elezioni generali del 5 ottobre 2014. In base ai tempi del Tribunale superiore elettorale – che ha bisogno di 70 giorni per organizzare lo scrutinio – se il Congresso lo convocasse immediatamente potrebbe essere realizzato l’8 settembre.

La coalizione di centrosinistra che sostiene la Rousseff è maggioritaria al Congresso ma alcuni dei partiti della maggioranza e anche alcune lobby interne al PT potrebbero giocare brutti scherzi alla presidente. L’opposizione invece, che pure ha tentato di cavalcare le proteste e le manifestazioni da destra, non appoggia la consultazione e sostiene che spetti solo al parlamento definire il contenuto di una eventuale riforma politica.

Ieri il deputato federale brasiliano Joao Campos del Psdb, partito di destra all’opposizione, ha deciso di ritirare dalla Camera il polemico progetto di legge conosciuto come ‘cura gay’, di cui era autore. Campos, che è anche pastore evangelico, é tornato sui suoi passi su richiesta della sua stessa coalizione. Il progetto – che prevedeva di autorizzare psicologi a realizzare trattamenti terapeutici per far “guarire gli omosessuali” – é stato oggetto di forti contestazioni anche durante alcune delle numerose manifestazioni popolari di protesta delle ultime settimane. La proposta era stata nel frattempo approvata dalla commissione diritti umani della Camera, a sua volta presieduta da un altro pastore evangelico, Marco Feliciano, noto per le sue posizioni omofobiche e razziste.

Se le strade si sono progressivamente svuotate negli ultimi giorni, dopo aver registrato per settimane dimostrazioni moltitudinarie, ora sono i camionisti a protestare. Da giorni bloccano le strade di molti degli Stati del Brasile – 13 solo ieri – chiedendo sussidi per l’acquisto di carburante e cancellazione dei pedaggi. La situazione più critica si è registrata a Minas Gerais, dove é stato interrotto l’accesso all’importantissimo collegamento tra Belo Horizonte e San Paolo. Lungo il tragitto Belo Horizonte-Brasilia, all’altezza di Contagem, un autobus é stato incendiato e altri tre sono stati devastati. Nel tratto compreso tra Campinas e Cosmopolis, città dell’entroterra di San Paolo, otto cabine del pedaggio stradale sono state date alle fiamme.

Anche i medici del servizio pubblico di salute brasiliano (Sus) sono scesi in piazza in almeno otto Stati del gigante sudamericano per protestare contro la decisione del governo di assumere loro colleghi dall’estero per far fronte alla crisi nel settore sanitario. ”Lavoriamo in condizioni precarie, senza la minima infrastruttura”, ha dichiarato Antonio Aderlandro Oliveira, anestesista a Caruaru, città del nord-est, una delle regioni più colpite dalle carenze del sistema sanitario. Recentemente, in un discorso a reti unificate in risposta alle numerose manifestazioni popolari di protesta, la presidente della Repubblica aveva annunciato di voler ricorrere a una task-force di medici stranieri (molti dei quali provenienti da Cuba), da inviare nelle zone più sperdute del Paese. In attesa che le università brasiliane sfornino una quantità più consona di medici locali.

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