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Golpe al Cairo, Tahrir esulta, scontri e morti

Gli aggiornamenti

17.25 – Il rovesciamento di Mohammed Morsi e il controllo dell’Egitto da parte dell’esercito non costituiscono ”alcun pericolo immediato” per Israele. Lo ha detto – citato dai media – l’ex capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Gabi Ashkenazi. ”Penso che l’esercito egiziano – ha detto – sia troppo impegnato(con gli affari interni) per occuparsi di qualsiasi cosa all’esterno dell’Egitto. Così credo che non ci sia alcun pericolo al momento”. ”Anche nell’anno in cui i Fratelli Musulmani sono stati al potere, non sono venuti meno dal trattato di pace, così come dal fermare il contrabbando (dal Sinai nella Striscia di Gaza) e dal trattamento di Hamas. Sono stati – ha spiegato – ragionevoli”. 

17.15
– E’ stato arrestato Mohammed Badie, la guida suprema dei Fratelli Musulmani, mentre proseguono le retate contro i vertici del partito del deposto presidente Mohammed Morsi. Fonti della sicurezza hanno riferito che Badie é stato catturato a Marsa Matrouh, nell’ovest del Paese, dopo che era stato emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti per incitamento all’uccisione di manifestanti. Intanto una fonte giudiziaria ha riferito che gli inquirenti stanno avviando interrogatori dei dirigenti della Fratellanza, compreso Morsi, per “oltraggio alla magistratura”. Tra quanti verranno interrogati ci sono anche il capo del braccio armato, Saad al-Katatni, Mohammed al-Beltagui, Gamal Gibril e Taher Abdel Mohsen. Oltre a Morsi, che si trova in isolamento all’interno del ministero della Giustizia, ad altri otto dirigenti é stato proibito di viaggiare in attesa che si indaghi sul loro coinvolgimento in un’evasione del 2011.

16.40
– ”Non un colpo di Stato militare”, ma una ”decisione necessaria” per ”proteggere la democrazia” in Egitto. E’ cosi’ che il Fronte di Salvezza Nazionale, principale raggruppamento dell’opposizione egiziana (che comprende anche gruppi nasseriani e di centrosinistra), ha definito l’intervento delle Forze Armate. ”Confermiamo la nostra decisa convinzione che tutti i gruppi politici hanno diritto a esprimere liberamente le loro opinioni e a formare propri partiti politici”, riferisce il Fronte di Salvezza Nazionale in un comunicato. 

16.35
– ”Non credo che la cosa più importante ora sia etichettare quello che é successo in Egitto, con discussioni teoriche se sia o meno colpo di stato, ora bisogna rafforzare la democrazia al più presto”: così il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen in quella che suona una posizione di tolleranza nei confronti di quanto accade al Cairo.

16.30
– La polizia ha lanciato delle granate lacrimogene contro alcune centinaia di persone che, davanti all’ambasciata egiziana a Tunisi, manifestavano a sostegno di Mohamed Morsi. A manifestare erano sostenitori di Ennahda e attivisti dalla Lega per la protezione della rivoluzione, noti questi ultimi per molti atti di violenza a sostegno del governo tunisino contro le sinistre e i sindacati. 

16.10 – 
Saad Hariri, ex premier libanese e leader del movimento al-Mustaqbal (Il Futuro), a forte componente sunnita, filoccidentale e filo-Arabia Saudita, si é congratulato con Adly Mansour, presidente ad interim dell’Egitto dopo il golpe. In un messaggio a Mansour, Hariri si é detto felice che il capo della Corte Costituzionale sia stato ”scelto per guidare il periodo di transizione nella Repubblica Araba d’Egitto” e ha espresso la speranza che possa essere ”spianata la strada per una fase nuova, a cui aspirano tutti gli arabi”. Saad Hariri, figlio ed erede politico di Rafiq Hariri, ha augurato ”successo” a Mansour e si é congratulato con il popolo egiziano che scendendo in piazza ha ”evitato al Paese il rischio della divisione”.

16.00 –
  “Non imbracceranno le armi, ma non accetteranno questo colpo di stato militare”. Lo ha detto Mohamed Beltagy, dirigente dei Fratelli Musulmani e segretario generale del loro partito, Giustizia e Libertà. Durante un sit-in a favore del presidente deposto Mohamed Morsi davanti alla moschea Rabba al-Adawiya, in un quartiere orientale del Cairo, Beltagy ha affarmato che “il golpe non sarà legittimato dai Fratelli Musulmani, finché l’attuale situazione non sarà corretta”. 

15.30 – La fratellanza musulmana si rifiuta di avere contatti con ”un regime usurpatore” e respinge inequivocabilmente ”il golpe militare contro il presidente eletto”. Lo afferma la Confraternita su twitter attaccando ”pratiche oppressive da stato di polizia”, come uccisioni arresti e chiusura di emittenti tv.

15.15 – Violenti scontri tra attivisti dei Fratelli Musulmani e militari dell’esercito egiziano sono in corso all’interno del perimetro dell’Università del Cairo. Lo ha riferito il sito web del quotidiano governativo ‘Ahram’, precisando che i militari hanno sparato in aria alcuni colpi d’arma da fuoco per disperdere i manifestanti, dopo che questi ultimi erano saliti sopra i blindati lanciando slogan contro le forze armate. Secondo ‘Ahram Online’, inoltre, le forze di sicurezza di al-Giza hanno arrestato un manifestante che aveva con sé una bomba a mano. 

13.55
– Il presidente palestinese Abu Mazen si è congratulato con il presidente ad interim egiziano Adly Mansur, che ha giurato questa mattina l’incarico dopo che il golpe militare ha portato ieri all’estromissione di Mohammed Morsi. Abu Mazen, in visita in Libano, ha reso omaggio “al ruolo delle forze armate egiziane comandate dal generale Fattah al-Sissi per preservare la sicurezza dell’Egitto e impedirgli di scivolare verso una sorte sconosciuta”.

13.50
– Gli Emirati arabi uniti e il Kuwait hanno rivolto le loro congratulazioni al giudice Adly Mansour, designato dai militari a succedere al deposto presidente Mohamed Morsi come capo dello stato ad interim. ”Abbiamo seguito con attenzione e soddisfazione il consenso nazione che il paese nostro fratello sta riscontando e che ha svolto un ruolo di primo piano nel condurre l’Egitto pacificamente fuori dalla crisi”, ha detto il presidente degli Emirati arabi uniti Sheikh Khalifa bin Zayed al-Nahayan. Il leader del Kuwait Sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah ha elogiato ”il ruolo positivo e storico” svolto dalle forze armate nel mantenere la stabilità.

13.45 –
 Il giudice Adly Mansour é il secondo presidente ad interim della storia dell’Egitto. Nato al Cairo il 23 dicembre 1945, sposato con tre figli, Mansour é diventato presidente dell’Egitto appena due giorni dopo essere stato nominato a capo della Corte Costituzionale Suprema al posto di Maher al-Beheiry, dimessosi il 30 giugno. Mansour, che nel 1992 era stato nominato da Mubarak vice presidente della Corte Costituzionale, ha emesso sentenze importanti, come quella che ha ordinato il controllo preliminare sulle elezioni presidenziali che ha portato a giudicare incostituzionali due articoli della legge elettorale. Laureato in Giurisprudenza all’Universita’ del Cairo e vincitore di una borsa di studio all’Ecole Nationale de l’Administration in Francia, Mansour ha lavorato in Arabia Saudita come consigliere legale del ministero del Commercio dal 14 dicembre 1983 al 19 aprile 1995. Nei tribunali, ha lavorato sia in sede civile, sia penale, facendo parte di istituzioni dello Stato incaricate di pronunciarsi sulle fatwe. 

13.30
– La destituzione da parte dell’esercito del presidente egiziano Mohamed Morsi é “inaccettabile”, P un “colpo di stato militare”. Lo ha detto il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu, esponente del partito per la Giustizia e lo Sviluppo, affine alla Fratellanza Musulmana estromessa dal golpe dei militari egiziani.

11.55 –
  ”La Gran Bretagna é pronta a riconoscere la nuova amministrazione in Egitto e a collaborare”. E’ quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico, William Hague.

11.50
– Confermato che le emittenti controllate dai Fratelli Musulmani, a cominciare dalla stazione televisiva Misr 25, sono state chiuse d’autorità dai militari e le loro trasmissioni oscurate.

11.45 – Sono stati rinchiusi nella stessa cella di Hosni Mubarak i più stretti collaboratori del presidente egiziano, Mohamed Morsi, arrestati ieri. Lo ha riferito l’agenzia di stampa statale Mena. Gli uomini della cerchia più ristretta di Morsi sono stati portati nel penitenziario speciale di Torah Mahkoum, all’estrema periferia meridionale del Cairo, in cui oltre all’ex presidente Mubarak sono reclusi i suoi figli, Ala e Gamal. E’ il caso in particolare di Saad el-Katatni, leader del Partito per la Libertà e la Giustizia, braccio politico dei Fratelli Musulmani, e del numero due del movimento islamista, Mohamed Rashad al-Bayoumi. Prosegue anche la caccia ad altri esponenti di punta del gruppo: i mandati di cattura spiccati nei loro confronti ammontano nel complesso ad almeno trecento. I provvedimenti restrittivi sono motivati con i reati di ‘istigazione alla violenza e disturbo della sicurezza generale dello Stato e della pace’. 

11.35 – 
La destituzione del presidente Muhamad Morsi ha reso euforici i mercati finanziari egiziani. Dopo aver chiuso ieri sera, a golpe iniziato, in rialzo del 4,94% l’indice della borsa egiziana ha aperto oggi in deciso rialzo del 6,4% a 5288 punti, il livello più alto dal 3 giugno scorso. Gli analisti ritengono che il cambio di guardia delle istituzioni del Paese possa rilanciare con un’agenda chiara il business creando un ambiente più favorevole agli investimenti.

11.25 –
Secondo quanto riportato da alcune fonti d’informazione, i militari golpisti egiziani avrebbero chiuso tre emittenti televisive gestite direttamente o indirettamente dalla Fratellanza Musulmana.

11.15 – Ieri sera, intorno alle 21, le centinaia di migliaia di manifestanti riuniti in piazza Tahrir hanno accolto con un boato e con fuochi d’artificio l’annuncio in tv da parte del capo del Consiglio Militare Supremo Abdel Fatah al Sissi che il Presidente Morsi era stato destituito e messo agli arresti. I festeggiamenti, al Cairo ed in altre città, sono continuati fino a notte tarda.

10.50 – 
La stampa egiziana, in maniera relativamente trasversale, ha definito “legittimo” l’intervento delle forze armate di ieri; unica eccezione, naturalmente, il quotidiano dei Fratelli Musulmani. “Un vittoria della legittimità popolare”, titola il quotidiano al-Gomhuria, mentre al-Arham definisce Morsi “il Presidente cacciato dalla legittimità popolare”; la stampa indipendente, in gran parte favorevole all’opposizione, sottolinea “la vittoria dell’esercito e del popolo” (al-Shuruk), titolando “E’ tornato l’Egitto” (al-Masry al-Yum). Horreya al-Adala, quotidiano del partito della Libertà e della Giustizia – braccio politico dei Fratelli Musulmani – ignora la deposizione di Morsi e dedica la prima pagina alle manifestazioni islamiche “di sostegno alla legittimità” del Presidente, sottolineandone le proposte avanzate ieri per un governo di unità nazionale. 

10.05
–  Il governo israeliano “segue da molto vicino” la crisi politica egiziana ma il premier Benjamin Netanyahu avrebbe dato istruzione ai suoi ministri di non rilasciare alcun commento sulla questione. “E’ importante che il popolo egiziano possa avere accesso a maggiore libertà e autogoverno ma la situazione attuale si ripercuote in tutto il mondo arabo, di qui una certa preoccupazione da parte di Israele”, ha commentato una fonte governativa di Tel Aviv. Secondo gli analisti i timori israeliani sono concentrati sul rischio di maggiori instabilità nelle penisola del Sinai, diventata un rifugio per i movimenti jihadisti e salafiti.

10.00 –  
Il sovrano saudita Abdallah si è congratulato con il presidente della Corte costituzionale egiziana, Adly Mansour, dichiarato capo dello stato dai militari golpisti dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi. In un telegramma, citato dall’Agenzia ufficiale Spa, il re si rivolge a Mansour definendolo ”presidente della repubblica sorella araba d’Egitto”. Si tratta del primo leader straniero a congratularsi ufficialmente con Mansour.

9.55 – I vertici delle forze armate egiziane hanno assicurato alle loro controparti statunitensi che ”un governo civile sarà insediato rapidamente”. Lo hanno detto fonti dell’amministrazione Obama dopo i contatti avuti dal capo del Pentagono Chuck Hagel e il capo degli Stati Maggiori, generale Martin Dempsey. ‘’Gli Stati Uniti non sostengono alcun leader o alcun partito: il nostro impegno é verso un processo democratico e al rispetto della legge’’. Così Barack Obama sulla situazione in Egitto. “Sin dall’inizio degli scontri – osserva Obama – abbiamo chiesto a tutte le parti di lavorare assieme, evitando ogni ricorso alla forza o alla violenza’’. ‘’Noi crediamo – prosegue il presidente Usa – che il futuro dell’Egitto dipenda dalla volontà del suo popolo’’. 

9.50 – I servizi dal vivo di al Jazira in Egitto ”sono stati interrotti così come quelli di diversi altri canali tv”, rende noto la stessa emittente tv panaraba nel blog del suo sito web in inglese, in cui aggiunge che i suoi corrispondenti ”hanno affermato che questo é successo durante una trasmissione in diretta quando forze di sicurezza hanno fatto irruzione nell’edificio e hanno arrestato il presentatore, gli ospiti e i produttori”. 

9.40 – Centinaia di persone si sono radunate, ieri sera, a Tunisi, davanti all’ambasciata egiziana per festeggiare la caduta del presidente Mohamed Morsi. La piccola folla, con una fortissima presenza di donne, ha scandito degli slogan contro i Fratelli musulmani, inneggiando alla svolta in Egitto. I manifestanti, che hanno sventolato vessilli egiziani e tunisini, hanno festeggiato sino a notte fonda.

Il Cairo: i militari si riprendono l’Egitto

Secondo gli annunci dello Stato Maggiore golpista l’intervento dell’esercito contro il governo contestato dalla piazza doveva essere incruento e finalizzato a mettere fine al caos e agli scontri tra le opposte fazioni, ma non è stato così.
Almeno 14 persone sono rimaste uccise negli scontri che si sono verificati durante la notte in varie città dell’Egittotra sostenitori e oppositori del presidente islamista Mohamed Morsi, deposto dall’Esercito ieri e poi trasferito agli arresti nella notte al ministero della Difesa. Tutto il suo staff e una sessantina di alti dirigenti della Fratellanza Musulmana restano agli arresti all’interno di un edificio militare. Le Forze Armate hanno anche chiesto alla giunta golpista di poter arrestare altri 300 esponenti del movimento islamista finora al potere dopo le elezioni di un anno fa seguite alla defenestrazione del dittatore Mubarak.
Otto delle 14 vittime -secondo l’ultimo bilancio della tv satellitare al-Jazeera- sono morte negli scontri registrati nella città di Marsa Matrouh, nel nord del Paese, dove urante la notte gruppi di sostenitori del presidente destituito hanno attaccato un edificio delle forze di sicurezza. Vittime anche a Alessandria, a Minya, nell’Egittomeridionale, e Fayoum, a sud del Cairo. Tra i 14 morti ci sarebbero anche due agenti delle forze di sicurezza. 

Le violenze sono scoppiate dopo l’annuncio ieri sera da parte dell’Esercito della destituzione di Morsi, dell’abolizione della Costituzione, dell’affidamento pro-tempore della presidenza al capo della Corte Costituzionale Adli Mansour e della prossima formazione di un governo “tecnico” che guiderà l’Egittoverso nuove elezioni. L’annuncio, del capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e ministro della Difesa, generale Abdel Fattah al-Sisi, ha avuto la ‘benedizione’ del leader dell’opposizione Mohamed ElBaradei, di al-Azhar, la più autorevole istituzione dell’Islam sunnita, e del papa copto Tawadros.

Formalmente il presidente degli Stati Uniti ha auspicato un pronto ritorno al potere delle autorità civili, ha chiesto di rivedere gli importanti aiuti militari Usa all’Egitto ed ha ordinato di evacuare l’ambasciata statunitense al Cairo. Ma ieri alcuni esponenti del governo di Washington hanno ammesso di aver avuto ripetuti contatti con i responsabili dell’esercito egiziano proprio alla vigilia del golpe. Del resto le forze armate egiziane sono storicamente una istituzione armata, addestrata e controllata anche politicamente dalle amministrazioni statunitensi. Probabilmente l’obiettivo di Obama è in questa fase di non escludere del tutto i Fratelli Musulmani dalla gestione del potere al Cairo ma di ridimensionarne il ruolo anche in virtù di un aumento dell’autonomia dai paesi occidentali di una corrente politica che si percepisce sempre più come alleata di USA e UE e non più in posizione di sudditanza.
Anche i rappresentanti dell’Unione europea non hanno esplicitamente condannato il colpo di stato militare ma hanno lanciato un appello per l’organizzazione di nuove elezioni presidenziali nel più breve tempo possibile, il che corrisponde alla road map dei militari egiziani.

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