Si fa sempre più delicata, anche in Brasile, la vicenda del Datagate: da Rio de Janeiro, dove vive e lavora, il giornalista del ‘Guardian’ e autore dello scoop, Glenn Greenwald, ha sostenuto che l’intercettazione di telefonate ed email realizzata nel gigante sudamericano da parte degli Stati Uniti – in base a quanto rivelato da documenti ottenuti da Edward Snowden – potrebbe essere servita al governo statunitense per penetrare sistemi di sicurezza di Paesi più protetti come Cina e Iran. ”L’obiettivo non era sapere che cosa un brasiliano diceva all’altro – ha rivelato il blogger in un’intervista al programma brasiliano ‘Fantastico’ – ma per esempio quello che una persona in Cina stava confidando a un’altra in Iran”. Secondo il quotidiano ‘O Globo’, inoltre, a Brasilia ha funzionato per lo meno fino al 2002 una delle stazioni Usa di raccolta di cosiddetti ‘dati sensibili’, filtrati dai satelliti, in cui lavoravano insieme agenti della Nsa e della Cia. Le denunce di spionaggio in territorio brasiliano saranno oggetto di indagini della polizia federale, ha intanto anticipato il ministro delle Comunicazioni, Paulo Bernardo. Mentre il ministero degli Esteri di Brasilia ha ricevuto la notizia con ”grave preoccupazione”, la presidente della Repubblica, Dilma Rousseff, ha annunciato che il suo governo, attraverso l’ambasciata brasiliana a Washington, sta aspettando di ricevere spiegazioni ufficiali dalla Casa Bianca. E anche la commissione per gli Affari esteri del Senato ha indetto una riunione straordinaria sul tema. Nel frattempo, l’Agenzia brasiliana delle telecomunicazioni (Anatel) ha avviato un procedimento di investigazione per appurare se qualche operatore locale abbia violato o diffuso impropriamente dati personali dei suoi clienti. Anche gli uffici brasiliani di Google, Facebook e Skype sono stati invitati a collaborare per sapere se c’é stata invasione della privacy nei servizi usati da alcuni utenti. Fatto sta che gli Stati Uniti hanno violato in Brasile la privacy di milioni di comunicazioni trasmesse via telefonate e mail. ”In Brasile, l’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha spiato nel corso degli ultimi dieci anni cittadini e imprese”, ha indicato il quotidiano O Globo. Sebbene non ci siano al riguardo ”dati precisi”, il livello ”delle informazioni monitorato é gigantesco”, precisa il giornale, che pubblica una mappa con le intercettazioni clandestine rivelate dalla ‘talpa’ del Datagate. Insieme a paesi quali Cina, Russia, Iran e Pakistan, il Brasile ”é al centro” di tali intercettazioni, aggiunge ancora il quotidiano, precisando inoltre che ”a causa delle sue reti digitalizzate molto estese, sia private sia pubbliche”, il Brasile é un obiettivo vulnerabile, ed é stato quindi – conclude il giornale – nel mirino delle operazioni spionistiche USA.
E ora il governo della presidente Dilma Rousseff ha deciso di ricorrere all’Onu affermando che se venissero provate intercettazioni di telefonate ed email da parte degli Stati Uniti, ciò si configurerebbe come una violazione della sovranità nazionale e dei diritti umani. Di qui l’appello alla commissione per i Diritti umani della Nazioni unite, affinché venga aperta un’inchiesta.
Ma non era solo il Brasile, ma tutta l’America Latina in generale ad essere oggetto di spionaggio da parte degli Stati Uniti: lo scrive oggi il quotidiano carioca ‘O Globo’, citando documenti entrati in suo possesso e precisando che gli Usa hanno usato software di intercettazione di dati, tra gli altri, anche in Messico, Argentina, Colombia, Ecuador e Venezuela. Nel Paese di Hugo Chavez, in particolare – dal quale la ‘talpa’ del Datagate, Edward Snowden, potrebbe aver accettato la proposta di asilo politico – nel 2008 (anno di una crisi diplomatica proprio tra Colombia, Ecuador e Venezuela) sarebbe stato per esempio usato il programma X-Keyscore, che permette di identificare la presenza di uno straniero in una determinata nazione attraverso la lingua da lui usata nelle email. Un altro sistema, il Fairview, capace di raccogliere telefonate, fax e messaggi di posta elettronica, sarebbe invece stato particolarmente utile nel marzo scorso, quando morì Chavez – ricorda ‘O Globo’ – e le attenzioni degli 007 erano dunque concentrate sulla fine di un ciclo e il probabile inizio di una nuova era di equilibri politici nel Sud America. Secondo la fonte giornalistica brasiliana, inoltre, agenti infiltrati della Nsa e della Cia non raccoglievano solo informazioni di natura militare, ma avrebbero cercato di captare segreti anche in ambito commerciale, come tutto quello che fa riferimento al petrolio in Venezuela e ad altre fonti energetiche in Messico. Questi ultimi rapporti, in particolare, sarebbero stati ottenuti attraverso il programma Prism, che consente di invadere le pagine di Facebook, Gmail, Yahoo, Google, Skype e altri servizi gratuiti a disposizione degli utenti del web.
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