E’ di 53 feriti, compresi alcuni bambini, il bilancio dell’esplosione di un’autobomba nella periferia sud di Beirut, roccaforte sciita e in particolare del movimento politico Hezbollah. Lo ha riferito il direttore generale della Croce Rossa Libanese, George Kettaneh, alla tv locale Lbci. In precedenza si era parlato anche di alcuni morti poi fortunatamente smentiti.
Lo scoppio è avvenuto in un parcheggio nei pressi del Centro di cooperazione islamica di Bir al-Abed, una struttura vicina al movimento di resistenza libanese, e secondo la Tv Al Manar avrebbe creato un cratere profondo due metri.
L’attentato appare come un effetto strettamente connesso alla guerra civile in Siria, dove Hezbollah affianca il governo di Assad contro i miliziani jihadisti sostenuti dalle petromonarchie del Golfo storicamente ostili agli sciiti.
Negli ultimi anni numerose autobombe hanno sparso il terrore nelle città siriane, particolarmente nei quartieri abitati dalle minoranze cristiane e alawite ostili nei confronti dei ribelli islamisti e tolleranti nei confronti del governo Assad, nel tentativo di fiaccarne la resistenza. E ora la stessa strategia prende di mira gli sciiti libanesi.
Il sito Nena News informa che a Tripoli i sunniti radicali del gruppo Bab Tabbaneh, che nei mesi scorsi sono stati protagonisti di scontri e sparatorie contro gruppi favorevoli al regime siriano, festeggiano sparando in aria con i fucili automatici l’attentato di questa mattina a Bir el Abed.
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