Le autorità boliviane hanno convocato ieri i rappresentanti diplomatici di Spagna, Italia, Francia, Portogallo, i paesi che alcuni giorni fa hanno chiuso il loro spazio aereo al velivolo del presidente Evo Morales, costringendolo così ad atterrare a Vienna e a restarvi per 13 ore prima di poter far ritorno in patria. Una violazione delle prerogative presidenziali e un atto di vera e propria pirateria internazionale di cui il governo di La Paz intende chiedere spiegazioni alle rappresentanze diplomatiche di Roma, Lisbona, Parigi e Madrid. “Semplicemente chiediamo ai governi di Spagna ed agli altri governi di chiarire e spiegare da dove provenisse la versione secondo cui Snowden si trovava sul volo presidenziale”, ha spiegato il ministro per le comunicazioni, Amanda Davila, citata dalla Bbc.
Venerdì l’ambasciatore boliviano alle Nazioni Unite, Sacha Llorenti, ha denunciate il comportamento di alcuni Paesi europei una violazione del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici e della Convenzione di Vienna sull’Immunità Diplomatica. Il capo della diplomazia boliviana ha precisato che “è il momento di iniziare a ripensare questi accordi e la loro effettività”. “Il capitalismo – ha detto Choquehuanca – non ha provocato solo la crisi alimentare, energetica e finanziaria, ma anche quella istituzionale”. Il mondo, ha aggiunto, é davanti ad una “grande opportunità” per avviare un dibattito sui punti deboli delle convenzioni internazionali e proprio la Bolivia “deve portare avanti questo dibattito. Questi accordi vengono messi in discussione”.
Sempre ieri un migliaia di manifestanti hanno sfilato in corteo nel centro della capitale boliviana per poi concentrarsi davanti all’ambasciata degli Usa dove hanno bruciato bandiere statunitensi, ma anche francesi, italiane, spagnole e portoghesi, in un’ennesima protesta contro i fatti della scorsa settimana. I manifestanti hanno dato anche fuoco a una bara avvolta nella bandiera degli Stati Uniti, e a un burattino che rappresentava il presidente Barack Obama: la manifestazione era aperta da cinque uomini che portavano teste d’asino coperte dai colori dei cinque paesi europei: davanti all’ambasciata Usa sono state gettate nel fuoco. Alcuni giorni fa alcune centinaia di manifestanti avevano assediato la rappresentanza diplomatica di Parigi a La Paz, bruciando bandiere francesi.
E ora anche da Dublino arriva una poco più che simbolica ma importante battuta d’arresto alla strategia di accerchiamento degli USA nei confronti di chi ipotizza di accogliere Snowder, per ora bloccato a Mosca. L’Alta Corte irlandese ha infatti respinto la richiesta degli Stati Uniti per un mandato d’arresto nei confronti del giovane ex funzionario dell’NSA – e della CIA – qualora la talpa che ha svelato il programma di spionaggio USA nei confronti del mondo dovesse raggiungere l’isola. Il giudice Colm Mac Eochaidh ha spiegato di essere “costretto” a non dar corso alla petizione dell’ambasciata Usa a Dublino perchà non specifica il luogo in cui sarebbero stati commessi i reati. “Si tratta di un elemento che potrebbe avere gravi conseguenze qualora venisse avviato un processo di estradizione”, ha sottolineato il magistrato. Secondo alcuni analisti USA e Gran Bretagna starebbero ipotizzando di dirottare proprio sull’Irlanda un eventuale aereo diretto da Mosca verso il Sudamerica con a bordo Snowden. Finora Bolivia, Nicaragua e Venezuela si sono offerti di dare asilo a Snowden e Cuba ha annunciato che favorirà un eventuale transito.
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