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Atene: sacrifici umani alla Troika

Alla fine la temuta, ennesima stangata contro i dipendenti pubblici é arrivata, e potrebbe essere seguita da ulteriori massicci tagli nei prossimi mesi. Il governo ellenico ha infatti superato, seppur di misura, “la prova del fuoco” del Parlamento sulla criticatissima riforma dell’amministrazione pubblica che prevede lo spostamento ad altre funzioni, il licenziamento o la cassa integrazione per 25mila dipendenti statali entro la fine dell’anno. E licenziamenti e trasferimenti di oltre 325 mila addetti pubblici nel 2014 e 2015.
A nulla sono valse settimane di scioperi e proteste: con 153 voti su un totale 300 deputati, il parlamento di Atene ha detto sì al disegno di legge che dà il via libera al piano lacrime e sangue, in un paese già martoriato dalla disoccupazione (al 27%), dalla sottoccupazione, e dalla precarietà. Le misure approvate con i voti di Nuova Democrazia e Pasok sono state scritte a Bruxelles e a Francoforte, e rientrano tra quelle “necessarie” per ottenere una nuova tranche di prestiti dalla troika. Il voto positivo è arrivano proprio nel giorno in cui Bruxelles non ha escluso che alla fine del programma di cosiddetti aiuti Esfs che si concluderà nel 2014 nei bilanci di Atene possa restare un ‘buco finanziario’ tra i 2,8 e i 4,6 miliardi di euro. Per controbilanciare il massiccio licenziamento di dipendenti pubblici i rappresentanti della troika hanno finalmente detto si alla riduzione dell’Iva sui ristoranti e sui prodotti di ristorazione dal 23 al 13%, misura chiesta a gran voce dal settore turistico ellenico e perorata da Samaras e dai suoi ministri. Ma sul disegno di legge approvato dopo la mezzanotte si giocava la tenuta stessa del governo Samaras, che ha una maggioranza di soli cinque voti dopo la crisi politica di giugno e l’uscita dalla coalizione del partito della sinistra moderata Dimar.
A nulla sono valse le proteste di migliaia di dipendenti pubblici, insegnanti, poliziotti che da martedì socrso si sono assiepati davanti al parlamento nella speranza di conservare il posto di lavoro, ritardando anche se di poco l’approvazione della sforbiciata. E se Samaras, dopo il voto, ha rivendicato il risultato ottenuto sull’Iva promettendo ai greci ”giorni migliori”, il leader della sinistra radicale Alexis Tsipras, ha parlato di “sacrificio umano” definendo il progetto un “disastro”. Le parole dei rappresentanti del Partito Comunista Greco (KKE) sono state anche più dure.
L’opposizione parlamentare e in parte la protesta di piazza hanno comunque costretto l’esecutivo a ritirare altre misure gravissime contenute nel Disegno di Legge omnibus presentato da Samaras: come quella che garantiva l’immunità penale ai consiglieri degli organismi che gestiscono le privatizzazioni o quelle che prevedevano azioni disciplinari nei confronti dei sindaci che sforino il bilancio dei propri comuni. 

Il tutto a poche ore della visita del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, rappresentante di quella Germania vista dai greci, e non solo, come il principale sostenitore delle misure di austerità. Per l’occasione, tutte le annunciate  manifestazioni contro la troika, l’Unione Europea e la Germania sono state proibite dalla polizia in una vasta area del centro storico di Atene, piazza Syntagma compresa, dichiarata ‘zona rossa’.
Per tutta la mattinata di oggi, inoltre, rimarranno chiuse numerose stazioni della metropolitana nei pressi del Parlamento e nelle vicinanze dell’ambasciata di Berlino, all’interno di una zona blindata da circa 3.500 agenti in assetto anti-sommossa, con altri tremila poliziotti in allerta che potrebbero essere schierati in pochi minuti nel caso in cui eventuali manifestazioni provassero a violare i divieti. Entrato in vigore alle 9 del mattino il divieto rimarrà in vigore fino alle 20 e proibisce anche a gruppi di appena tre persone di esporre cartelli e striscioni o scandire slogan.

Le manifestazioni dei giorni scorsi, va detto, hanno visto comunque una partecipazione assai minore di lavoratori e giovani rispetto ai mesi e agli anni scorsi, e durante lo sciopero generale di martedì ad Atene non sono scesi in piazza neanche 30 mila dimostranti. Anche ieri sera, a pochi metri da un Parlamento blindato da centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, c’erano poche migliaia di dimostranti, per lo più lavoratori dei settori presi di mira dal governo, come insegnanti, guardie municipali, guardie scolastiche e dipendenti pubblici in generale. 
Segno che nella società greca, dopo decine di scioperi generali, manifestazioni, occupazioni, blocchi e quant’altro c’è stanchezza, e che la rabbia comincia a tramutarsi in disillusione e disperazione. E l’estrema destra gongola…

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