La guerriglia curda sconfigge di nuovo le milizie jihadiste e strappa al Fronte Al Nusra nuovi territori nel nord della Siria. Il governo di Ankara sempre più nervoso e contrariato.
I guerriglieri dei gruppi di autodifesa curdi siriani continuano nella loro avanzata nella zona settentrionale del Paese, dove stanno progressivamente cacciando i combattenti jihadisti – molti dei quali stranieri – da numerosi villaggi e prendendone il controllo. Combattimenti fra partigiani curdi e miliziani del Fronte al-Nusra – organizzazione jihadista legata al Al Qaeda – sono in corso in diversi punti delle provincie settentrionali di Hassaké e Raqa. Fino a qualche mese fa le milizie di autodifesa formate dal Pyd – Partito dell’Unione Democratica – si erano spesso limitare a prendere il posto dell’esercito siriano che aveva abbandonato molte posizioni nel nord del Paese per concentrarsi contro i ribelli in altre regioni, e per questo i curdi siriani erano stati accusati dall’Esercito Sicirano Libero di favoreggiamento verso il regime del presidente Bashar al-Assad. Ma poi le milizie jihadiste hanno iniziato ad attaccare la guerriglia curda e ad occupare territori, scatenando la reazione dei partigiani del Pyd e di altre formazioni locali che ora si è trasformata in una controffensiva.
Secondo informazioni diffuse dall’Osservatorio siriano per i diritti umani – basato a Londra e vicino ai ribelli – almeno 20 persone hanno perso la vita negli scontri che si registrano dalla notte scorsa nel nord-est della Siria tra guerriglieri dell’YPG e gli islamisti del Fronte al-Nusra, in particolare nei pressi del villaggio di Meshrafa, conquistato dai curdi. Altri due militanti curdi e un civile avrebbero invece perso la vita ad al-Thakhira, dove un’autobomba è esplosa nei pressi di un checkpoint allestito dai curdi.
L’avanzata curda nel nord della Siria continua a preoccupare il governo turco, che sostiene abbastanza spudoratamente le milizie sunnite dell’opposizione siriana, e in particolare quelle jihadiste.
L’esercito turco ha indicato di avere ucciso un civile durante un conflitto a fuoco lungo il confine con la Siria vicino ad Antiochia, nella zona di Bukulmez. I militari di Ankara affermano di aver avvistato un gruppo di otto civili che cercavano di superare illegalmente il confine, gli avrebbero intimato l’alt ma sarebbero stati bersagliati da colpi di arma da fuoco ai quali avrebbero risposto. Da parte sua il principale partito di opposizione turco, il Chp (nazionalisti di centrosinistra), ha accusato il governo del premier Recep Tayyip Erdogan di preparare un possibile intervento militare in Siria ed ha chiesto le dimissioni del capo della diplomazia di Ankara, il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu. Il vicepresidente del Chp Faruk Logoglu, riferisce Hurriyet online, ha affermato che gli ultimi sviluppi nel Nord della Siria – con la possibilità che i curdi proclamino l’autonomia dei territori da loro occupati – sono la conseguenza degli errori della politica siriana di Erdogan e Davutoglu. “Riteniamo che questi sviluppi avvengano in parte sotto il controllo della Turchia: danno l’impressione che servano a gettare le basi per un intervento militare in Siria” ha accusato ancora Logoglu.
Comunque è notizia di oggi che il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha convocato questo pomeriggio un vertice con diversi ministri e i capi di esercito e intelligence sulla situazione al confine con la Siria. Alla riunione hanno assistito i titolari di esteri, difesa, interni e giustizia, il capo di stato maggiore Necdet Ozel e il direttore dei servizi segreti del Mit Hakan Fidan.
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