L’Australia si espone ad accuse di crimini di guerra davanti alla Corte Internazionale di Giustizia se non mette fine alla sua complicità con gli attacchi di droni Usa in Pakistan costati la vita, negli ultimi anni, a centinaia di civili inermi.
Attacchi condotti con il supporto d’una stazione congiunta di tracking satellitare di Pine Gap, nel centro del continente oceanico, il cui ruolo è stato rivelato dal transfuga dell’intelligence Usa Edward Snowden. Lo ha detto il giurista pachistano Shahzad Akbar, che rappresenta oltre 150 vittime civili di attacchi di droni, durante una conferenza sui diritti umani organizzata a Melbourne. Secondo Akbar il governo pachistano non potrà fare a meno di perseguire l’Australia presso la Corte internazionale per crimini di guerra, e presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per violazione della sovranità nazionale, per effetto ordini emessi in maggio dall’Alta Corte pachistana di Peshawar. Gli attacchi sono ”indiscutibilmente illegali” secondo il diritto internazionale perché hanno luogo senza l’approvazione del Pakistan o dell’Onu, ha aggiunto. Gli Usa non hanno aderito alla Corte Internazionale di Giustizia, ma Australia, Gran Bretagna e Germania possono essere citate in giudizio.
intanto il governo del Pakistan torna a condannare le operazioni sul suo territorio di droni statunitensi, dopo il bombardamento di ieri sul Waziristan del Nord in cui sono rimaste uccise almeno sette persone. ”Questi attacchi unilaterali costituiscono una violazione della sovranità del Pakistan e della sua integrità territoriale”, si legge in una nota del ministero degli Esteri di Islamabad, all’indomani del raid contro un presunto covo dei ribelli nella zona di Shawal. ”Il governo del Pakistan ha ripetutamente sostenuto che questi raid di droni sono controproducenti, provocano vittime tra i civili innocenti e hanno implicazioni per quanto riguarda i diritti umani”, prosegue il comunicato, in cui si denuncia un ”pericoloso precedente nelle relazioni tra Stati”. ”I raid con droni -si legge- hanno un impatto negativo sul desiderio dei due Paesi di definire relazioni cordiali e di collaborazione e di garantire la pace e la stabilità nella regione”. Lo scorso 5 giugno, nel suo primo discorso davanti al Parlamento dopo le elezioni dell’11 maggio, il premier Nawaz Sharif ha chiesto la fine dei raid di droni Usa sulle regioni tribali del Pakistan, invitando al ”rispetto della sovranità” del paese. Il bombardamento ieri é stato il quarto da quando Sharif, esponente della Lega musulmana del Pakistan-Nawaz (Pml-N), è al potere. A inizio mese, in un raid simile a quello di ieri effettuato sempre nel Waziristan del Nord, sono rimaste uccise 17 persone.
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