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Roma. In piazza contro la città del decoro e della repressione

Venerdì 4 febbraio, Potere al Popolo Roma insieme ai Movimenti per il Diritto all’abitare e ASIA USB hanno svolto una conferenza stampa presso la Stazione Termini, in seguito ai fatti gravi avvenuti nei suoi pressi.

Nello specifico, alcuni giorni fa i vigilantes insieme all’esercito hanno di fatto impedito ai volontari di portare da mangiare alle persone senza fissa dimora, o ancora altri esempi simili si sono verificati quando le forze dell’ordine li hanno allontanati senza alcun motivo valido. In questo modo si vietano e criminalizzano le attività di soccorso e di mutuo aiuto in questa città.

Dall’intervento di apertura è emerso come tali problematiche vengano affrontate dall’amministrazione comunale in modo emergenziale e non da un punto di vista strutturale. Il problema ha delle radici ben più profonde sono circa 15.000 le persone senza fissa dimora in questa città.

La risposta alle marginalità e alle fragilità sono la criminalizzazione e l’abbandono, lo abbiamo visto in passato con strumenti quali il “daspo urbano”, lo vediamo oggi con gli sgomberi, l’espulsione dei ceti popolari verso le zone periferiche perché ciò che non viene messo a valore non serve al centro-vetrina.

I movimenti per il Diritto all’abitare hanno sottolineato come tali dinamiche non sono nuove ma si ripetono; infatti, un anno fa eravamo a piazza Vittorio quando le persone senza fissa dimora venivano cacciate via dalla piazza poiché accusate di creare degrado e dare fastidio agli abitanti.

Nonostante sia cambiata l’amministrazione, le soluzioni ai problemi sono le stesse: controllo sociale della povertà, criminalizzazione della solidarietà (come chi salva le persone in mare), le persone continuano a vivere in mezzo a una strada, con il rischio di morire di freddo.

Il fatto vergognoso che si è verificato a Termini ha coinciso con un giorno particolare: la morte di Modesta Valenti, un’anziana signora senza fissa dimora che nel 1983 a Termini in seguito a un malore non fu soccorsa perché in condizioni igienico-sanitario non degne, così morì in mezzo alla strada.

La conferenza stampa di oggi riprende le parole d’ordine portate in piazza sabato scorso durante il corteo per il diritto all’abitare, contro ogni sgombero e sfratto previsto in città, e che invece risponda ai bisogni reali delle persone, tra cui il problema della povertà, che venga inteso come un problema sociale, e non si può risolvere scaricando tutto sul mondo del mutualismo ma sono le istituzioni a doversene far carico. 

Asia USB evidenza come la nostra città si basi sugli interessi del centro a discapito delle periferie. A Roma sono 4500 gli sfratti in esecuzione per contratto regolare, ma possono essere molti di più dato che molti affittano a nero. Molte di quelle persone che sono state sfrattare sono le stesse che ora sono in mezzo a una strada.

Un altro esempio indegno è ciò che è avvenuto alle famiglie di via Giolitti, un immobile del comune di Roma che ha fatto evacuare le famiglie prima in albergo e ora si trovano in un’altra struttura inadeguata. Al comune di Roma fa comodo avere le sue proprietà nei pressi di stazione Termini per poi metterle in vendita, quello che stanno facendo al centro storico è un atto di cannibalismo. “Roma è nostra, è di chi la vive e non delle banche, della chiesa, o dei gradi palazzinari“.

Potere al Popolo denuncia la gravità del fatto e sottolinea come tutti i giorni si criminalizza la povertà e si tutela il centro-vetrina a garanzia dei profitti di pochi, ad esempio nel centro cittadino si vorrebbe introdurre l’ecopass così da rendere il centro sempre più esclusivo per pochi e relega le persone nelle periferie.

Quello che serve realmente è un intervento pubblico complessivo da parte delle istituzioni utilizzando gli edifici dismessi come le caserme abbandonate; la buona volontà dei cittadini e delle associazioni non può essere la soluzione. Il sindaco Gualtieri, in perfetta linea con il Governo Draghi, vuole indirizzare i fondi del PNRR ai grandi capitali multinazionali e alla privatizzazione dei servizi, e per contro, nessun fondo viene investito per la tutela delle fasce più deboli.

Questa amministrazione non ha messo in campo nessuna risposta agli innumerevoli sfratti e sgomberi. Serve una proposta di rottura e alternativa per la città, una Roma città pubblica e una Roma per tutti. Da qui prende strada il controllo popolare sulle scelte politiche della giunta nei prossimi mesi.

In tanti hanno preso parola in piazza, tra cui anche la testimonianza di Tiziana, una madre di un ragazzo che ha vissuto 3 mesi alla Stazione Termini, che ci ha ricordato che il filo tra normalità e la strada è molto sottile, e ognuno di noi può finirci.

Nella sua esperienza di volontaria in un’associazione che offriva assistenza e un piatto caldo alle persone, ha conosciuto molti laureati e tantissimi giovani. La dignità delle persone va messa al primo posto, così come la dignità sul posto di lavoro e la dignità di morire, ben lontana dalla dignità di cui parla Mattarella nel suo discorso di insediamento, dove le persone in questo paese vengono trattate come rifiuti, oppure sono costrette a rovistare in mezzo alla spazzatura come cani randagi.

In Italia sono oltre 5 milioni i poveri assoluti e sono tante le persone che si ritrovano in condizioni di difficoltà dall’oggi al domani, soprattutto dopo questa crisi, perché hanno perso il lavoro, o non riescono più a permettersi affitti troppo costosi, bollette spropositati e beni di prima necessità.

Opporsi al modello di città-vetrina e alla repressione crescente diventa una necessità quanto mai urgente per la tutela di tutti. Su tutto questo pesa la responsabilità della politica.

Servirebbe un’amministrazione che si faccia carico seriamente e in modo strutturale di tutte quelle condizioni di marginalità e fragilità e che non nasconda il problema sotto il tappeto.

Oggi come non mai invece la politica manifesta una frattura e una lontananza insanabile rispetto alle esigenze della maggioranza. Ed è per questo che è fondamentale continuare a organizzarsi per una reale alternativa.

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