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Siria: jihadisti attaccano convoglio di Assad?

Malgrado le secche smentite ufficiali, i gruppi jihadisti che operano in Siria continuano a rivendicare un presunto agguato sferrato alcune ore fa contro il convoglio nel quale viaggiava Bashar al-Assad. Secondo le rivendicazioni l’attacco sarebbe avvenuto nel cuore di Damasco e in pieno giorno, anche se senza risultati. “L’attacco ha fatto scricchiolare il regime, anche se Assad non é stato colpito” ha scritto Firas al-Bitar, comandante della Brigata Tahrir al-Sham, una delle formazioni jihadiste che avrebbero partecipato alla presunta operazione militare. Secondo al-Bitar il corteo presidenziale sarebbe stato bersagliato con diciassette salve di mortaio da 120 millimetri. Subito dopo la diffusione di tali affermazioni, però, la televisione di Stato ha trasmesso le immagini del leader siriano intento a pregare nella moschea di Anas bin Malek, nel quartiere centrale di al-Malki, dove si trova anche la residenza presidenziale. Il presunto assalto è stato rivendicato anche da Islam Alloush, portavoce di un’altra milizia legata ad Al Qaeda, la Brigata Liwa al-Islam, ma secondo lui sarebbero stati utilizzati razzi e non mortai. “Assad non lo abbiamo preso ma, da nostre fonti interne al regime, sappiamo che nel suo seguito vi sono state vittime”, ha riferito. L’emittente televisiva al-Jazira ha riportato le testimonianze di alcuni abitanti di al-Malki e del vicino quartiere di al-Muhajirin, a detta dei quali si sarebbero susseguite parecchie esplosioni, e in seguito le forze di sicurezza di Damasco avrebbero sbarrato tutte le strade di accesso alla zona.

Intanto da ieri infuria la battaglia in alcuni sobborghi periferici della capitale, con le forze lealiste alla controffensiva che hanno ucciso in un’imboscata 62 miliziani dell’opposizione. L’imboscata contro gli insorti sarebbe avvenuta nei pressi della cittadina industriale di Adra, 35 chilometri a nord-est di Damasco. Il bilancio di 62 morti é stato fornito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (basato a Londra), secondo il quale già il 21 luglio, sempre ad Adra, altri 49 ribelli erano stati uccisi in scontri con l’esercito. L’agenzia governativa Sana ha parlato genericamente di “decine” di miliziani uccisi, affermando che appartenevano al Fronte Al Nusra, organizzazione jihadista legata ad Al Qaida, e che alcuni di loro non erano siriani. I militari, ha aggiunto l’agenzia, hanno sequestrato armi automatiche e lanciarazzi che gli insorti avevano con loro.

Sempre ieri una bomba é esplosa in una cittadina della provincia della capitale dilaniando sei persone, dopo le 18 morte in un attentato l’altro ieri sera a Jaramana, quartiere druso-cristiano nel sud-est della città. Intanto Amnesty International, sulla base di uno studio compiuto con immagini satellitari, ha affermato che Aleppo, la città più popolosa della Siria inserita dall’Unesco nella lista dei siti patrimonio dell’Umanità per i suoi monumenti, è ormai “completamente devastata” da un anno di combattimenti e bombardamenti.

 

 

Combattimenti sono stati segnalati ieri dall’Ondus anche in altri quartieri periferici di Damasco, come Barzeh, Qabun, Tadamon e Asali. E scontri sono avvenuti pure nei pressi del campo profughi palestinese di Yarmuk, a sud della città, tra i ribelli e una fazione palestinese schierata con il governo. Mentre infuria la violenza, il regime ha deciso di avviare una campagna contro la corruzione nel settore pubblico con una nuova legge approvata dal governo. Il primo ministro, Wael al Halqi, ha deciso il licenziamento di 50 dipendenti di vari ministeri e istituzioni statali dopo avere preso un analogo provvedimento il mese scorso nei confronti di altri 140.

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