Il regime di Erdogan ha dovuto incassare ieri una pesante sconfitta. Il Comitato Olimpico Internazionale infatti ha bocciato in serata – scatenando manifestazioni di giubilo in diverse città turche – la candidatura di Istanbul come sede dei Giochi Olimpici del 2020, un riconoscimento al quale la classe dirigente liberal-islamista puntava da tempo. Un vero e proprio smacco sul fronte dell’immagine di un paese che vuole accreditarsi come potenza regionale in ascesa e in nome dello ‘sviluppo’ sta devastando la metropoli sul Bosforo e altri territori per far posto a infrastrutture dalla dubbia utilità.
Ad esempio l’autostrada che il governo vuole far passare in mezzo al campus della ODTÜ, la Università Tecnica del Medio Oriente di Ankara. Un progetto al quale gli studenti – e non solo – si oppongono e contro il quale diverse manifestazioni sono già state organizzate nelle ultime due settimane nonostante i corsi non siano ancora iniziati o comunque entrati nel vivo.
Ieri la protesta ha fatto comunque un salto di qualità, con diverse migliaia di studenti che nel pomeriggio hanno marciato in direzione dell’Ateneo della Capitale turca per dire ‘no’ all’autostrada ad 8 corsie che porterebbe alla distruzione di migliaia di piante nel campus e nel quartiere limitrofo. Quasi 3000 degli alberi piantati durante gli anni dagli studenti anche su iniziativa dell’Ateneo che ha dato vita nel tempo un bosco che rappresenta un importante polmone verde per tutta la città. La polizia ha di nuovo deciso di adottare le maniere forti ed ha impedito che il corteo raggiungesse la Odtu facendo uso dei lacrimogeni e degli idranti. Ma gli studenti non si sono dispersi ed hanno continuato a manifestare, e gli scontri si sono spostati anche in una zona adiacente all’Università dove già la notte precedente i dimostranti avevano attaccato i cantieri con lancio di sassi e petardi, anche in quel caso incorrendo nell’assalto dei reparti antisommossa. Già venerdì mattina presto la polizia turca aveva attaccato un gruppo di studenti della Middle East Technical University, che si erano accampati da una decina di giorni nel campus per impedire l’inizio dei lavori, e quindici attivisti erano stati arrestati mentre cercavano di impedire l’attività dei bulldozer.
Il conflitto in corso ad Ankara ha riportato in piazza i manifestanti anche ad Istanbul, dove ieri un corteo di protesta contro le politiche devastatrici del governo è stato bloccato dalla polizia sulla Via Istiklal, impedendo ai dimostranti di arrivare a Piazza Taksim e al parco Gezi. Anche in questo caso i manifestanti non si sono voluti disperdere e ne sono nati scontri – con il lancio di bottiglie e pietre – e inseguimenti, durante i quali la polizia ha arrestato almeno 25 persone.
Ma studenti e attivisti ecologisti non sono stati gli unici a scendere in piazza contro il governo negli ultimi giorni. Scontri durati ore hanno visto ieri sera contrapposti i reparti antisommossa, coadiuvati dai famigerati Toma e dagli Scorpioni (due diversi tipi di furgoni impiegati nella repressione) e centinaia di manifestanti aleviti. Una vivace protesta contro l’edificazione nel quartiere di Mamak, abitato per lo più dalla comunità alevita – una delle componenti del ramo sciita dell’Islam – di una grande moschea sponsorizzata dalla lobby economico-religiosa che sostiene l’Akp e il regime di Recep Tayyip Erdogan, capitanata dal miliardario Fetullah Gulen, da anni residente negli Stati Uniti. I manifestanti si sono mobilitati alla vigilia dell’inaugurazione dei lavori della moschea, prevista per questa mattina, e per difendersi dai caroselli dei blindati e dagli idranti hanno eretto barricate nel quartiere di Tuzluçayır ed hanno lanciato sassi e bottiglie contro gli agenti. Un vero e proprio campo di battaglia che potrebbe essere il prologo di quello che potrebbe diventare la Turchia nel momento in cui dovessero cominciare gli attacchi militari di USA e Francia contro la Siria, alla quale gli aleviti turchi sono assai legati. Al termine della protesta numerosi i feriti – alcuni dei quali raggiunti alla testa da proiettili di gomma – e gli arrestati. Ma nuove manifestazioni sono state indette per oggi in diverse città turche.
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