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Grecia: tutti contro la troika

Gli insegnanti delle scuole medie e superiori della Grecia, in sciopero da lunedì scorso per protesta contro la decisione del governo di mettere in mobilità – anticamera del licenziamento – 2.000 insegnanti, continueranno la mobilitazione nei prossimi giorni. Ma dopo il successo totale dell’astensione dal lavoro dei primi giorni della settimana – con punte del 90% di adesione – nelle assemblee che si sono tenute ieri si sono evidenziate proposte e posizioni diverse sulla continuazione della protesta. Le realtà sindacali vicine al partito di sinistra Syriza e alla coalizione di estrema sinistra Antarsya propongono un nuovo sciopero di cinque giorni, mentre il Pame, il sindacato espressione del Partito Comunista, propone uno sciopero di 48 ore ripetuto. Il Paske, organizzazione vicina ai socialisti del Pasok (al governo) vorrebbe invece uno sciopero di tre giorni mentre il Dake, vicina a Nea Dimokratia (centro-destra, al governo), sarebbe a favore di un nuovo sciopero di 48 ore. 

Sono stati proprio gli insegnanti delle scuole medie e superiori a dare il via lunedì mattina ad una settimana di scioperi che in tutta la Grecia ha mobilitato molte categorie del settore pubblico, entrato poi in sciopero generale per 48 ore. E incredibilmente a fianco dei lavoratori della scuola pubblica sono scesi in lotta con un’astensione di 48 ore anche quelli della scuola privata, che temono che la fine del controllo ministeriale sui loro istituti porti ad un aumento dell’orario e dei ritmi di lavoro e ad una diminuzione dei salari.
Anche il personale medico negli ospedali pubblici ha scioperato per tre giorni contro i licenziamenti dettati dalla troika e la chiusura o il ridimensionamento di molti centri sanitari. Il Ministero della Sanità ha infatti deciso la chiusura immediata di tutti i nosocomi con meno di 100 posti letto, una vera tragedia per le regioni a scarsa densità di popolazione del centro della Grecia, ma anche per grandi città come Atene e Salonicco.

Alla settimana di scioperi hanno partecipato anche i docenti universitari e gli addetti degli enti che gestiscono l’assistenza sociale, così come i maestri delle scuole materne statali e i funzionari dei ministeri, gli ispettori delle dogane, i giornalisti e gli avvocati.

L’ondata di scioperi di questa settimana avrà strascichi nei prossimi giorni, nel tentativo di bloccare il licenziamento complessivo di 25 mila dipendenti del settore pubblico entro la fine del 2014, deciso dal governo di Antonis Samaras per ottemperare alle richieste dei cosiddetti creditori internazionali, quelli del Fmi e dell’Unione Europea. Manifestazioni con decine di migliaia di lavoratori e attivisti hanno sfilato più volte ad Atene, a Salonicco, a Patrasso, a Heraklion, a Chania. In parte oscurate mediaticamente dal clamore suscitato dall’omicidio, martedì notte, di un giovane rapper antifascista da parte di una squadraccia di Alba Dorata, le grandi mobilitazioni di insegnanti e dipendenti pubblici hanno fatto propria la parola d’ordine dello scioglimento del partito di estrema destra e di condanna delle coperture accordate ad Alba Dorata dai corpi di sicurezza dello stato e dal governo di Samaras.

Il governo ha tentato di sminuire la protesta parlando di scarsa partecipazione, e di convincere i lavoratori a non aderire alla settimana di sciopero generale ‘dilatato’ affermando che farà tutti gli sforzi per ricollocare in altre funzioni i lavoratori messi in mobilità. Che comunque per molti mesi percepiranno solo il 75% di un salario già tagliato negli ultimi anni e che sanno bene che le possibilità di essere ricollocati sono assai scarse, visto che l’obiettivo del governo, e della troika, è eliminare interi settori dell’apparato pubblico. Promettere di rioccupare i lavoratori tagliati nel settore pubblico in un paese in recessione da sei anni e con il 27% di disoccupazione è una ridicola bugia…

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