Sono passati ben 38 anni dalla morte del dittatore fascista Francisco Franco, nel suo letto, di vecchiaia. Eppure l’impunità per i criminali fascisti che ha contraddistinto la cosiddetta transizione dal regime alla democrazia continua a mantenere una pesante cappa sulle istituzioni spagnole. Una impunità riportata alla luce in questi giorni da una vicenda che, naturalmente, non sembra interessare i ‘distratti’ media italiani.
La scorsa settimana la giudice argentina Maria Servini ha emesso un mandato di cattura internazionale contro tre membri della Brigata Politico Sociale, la polizia politica franchista – Juan Antonio González, Celso Galván e Giralte González – e contro l’ex Guardia Civil (Polizia Militare) Jesús Muñecas. Laddove la magistratura e il potere politico in Spagna hanno sempre garantito ai torturatori e ai gerarchi della dittatura di continuare a operare indisturbati anche nel nuovo regime, accordando loro una completa amnistia nel 1977, paradossalmente è una magistrata argentina a reclamare la punizione per i criminali fascisti complici tra l’altro con il regime militare di estrema destra che insanguinò Buenos Aires negli anni ’70.
“E’ un giorno storico. La risoluzione del giudice permetterà di giudicare non solo i singoli casi ma il franchismo nel suo complesso” aveva spiegato alla stampa spagnola l’avvocata dell’accusa argentina, Ana Messuti. Che ha spiegato che purtroppo non ci sono sufficienti prove della complicità dei responsabili politici spagnoli che ordinarono le torture e l’incarcerazione di oppositori politici argentini in collaborazione con il regime di Buenos Aires. I querelanti avevano infatti sollecitato anche l’arresto di tre ex ministri spagnoli del tempo della dittatura: Rodolfo Martín Villa, per l’assassinio di cinque operai durante uno sciopero nel Paese Basco, a Gasteiz; José Utrera Molina per aver firmato la condanna a morte dell’anarchico catalano Salvador Puig Antich; di Fernando Suárez, ex ministro del lavoro di Madrid. Ma alla fine la magistratura argentina si è dovuta accontentare degli esecutori materiali.
Ad esempio di Juan Antonio González Pacheco, detto Billy el Niño, uno dei torturatori più feroci del tempo della dittatura, contro il quale solo in Argentina sono state depositate nel tempo ben 17 denunce, e salvato nel 1977 dalla legge sull’Amnistia concessa per tutti i crimini del franchismo dal parlamento di Madrid. Fu indagato, senza conseguenze, per la sua partecipazione al massacro di Atocha – quando a Madrid vennero assassinati alcuni avvocati antifascisti – e agli squadroni della morte attivi nei primi anni ’80 contro i militanti della sinistra basca. Addirittura il 1° Luglio del 1977 il Ministro degli Interni spagnolo, Rodolfo Martín Villa, lo decorò con la Medaglia d’Argento al merito, un risarcimento “per la campagna di persecuzione al quale era stato sottoposto dalla stampa”. Da quel momento divenne un dirigente della Brigada Central de Información (i servizi di intelligence della Polizia) e poi della Brigada Antiterrorista. Nel 1985 diventa responsabile della sicurezza della casa automobilistica Talbot di Madrid.
José Ignacio Giralte González fu dirigente della Brigada Político Social fino alla sua dissoluzione, ma poi divenne commissario del ‘nuovo’ Corpo Nazionale di Polizia. Denunciato quattro volte in Argentina per le torture inflitte ai prigionieri negli ultimi anni del franchismo.
Un altro dei criminali di cui Buenos Aires chiede l’estradizione è Celso Galván Abascal, accusato di aver assassinato lo studente antifascista Enrique Ruano. Fece parte della scorta personale di Francisco Franco e poi della Famiglia Reale. E’ stato più volte denunciato per aver diretto sedute di tortura e addirittura per aver scritto una sorta di manuale per i torturatori.
L’ex Guardia Civil Jesús Muñecas partecipò invece al tentativo di colpo di stato del 23 febbraio del 1981 durante il quale guidò uno squadrone di militari all’interno del Parlamento. Attualmente è proprietario di un centro ippico a Valdemoro, riceve la pensione per ‘servizi prestati allo stato’ durante la sua carriera (!). Durante la quale fu denunciato per le torture inflitte ai prigionieri baschi a Zarautz e poi a Tolosa, senza naturalmente essere mai condannato. Per la sua partecipazione al golpe dell’81 fu condannato a soli 3 anni di prigione.
Le biografie dei quattro criminali parlano da sole. Eppure la Procura generale dell’Audiencia Nacional – tribunale speciale erede del tribunale politico franchista – ha annunciato che si opporrà all’arresto dei quattro torturatori, perché i reati sulla base dei quali la magistratura argentina chiede l’estradizione risalgono ad un passato molto lontano. Un passato di cui Madrid non si è mai liberata…
Nella foto, il dittatore Francisco Franco insieme all’attuale Re di Spagna, Juan Carlos di Borbone
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