Il ministero dell’Industria spagnolo ha dovuto sospendere tutte le attività dell’impianto sottomarino di stoccaggio del gas situato sulle coste della provincia di Castellòn, in attesa di conoscere i risultati di studi geologici che dovranno accertare se sia la causa dell’ondata di scosse sismiche registrata nelle ultime settimane nella regione. Intanto, alcuni geologi pensano che l’iniezione di gas nel deposito, noto come progetto Castor, abbia riattivato la faglia di Amposta, sismicamente attiva fino a tempi recenti. Dopo aver negato per lungo tempo ogni relazione, il presidente di Escal Ugs, l’impresa che gestisce il progetto d’immagazzinamento di gas naturale davanti alle coste della città della Valencia, ha dovuto riconoscere che ‘effettivamente’ questo tipo di operazioni provoca ‘microsismi’ che erano già stati previsti dall’azienda ma che sono stati ‘di maggiore entità rispetto a quanto previsto’. Del Potro – così si chiama il presidente dell’impresa coinvolta – ha insisto sul fatto che sono ‘normali’ scosse di 1 o massimo 2 gradi della scala Richter, mentre nei giorni scorsi si è registrato un terremoto addirittura di grado 4,2 e varie scosse di poco inferiori, a quota 4,1, ed ha assicurato che su ‘l’inatteso’ fenomeno stanno indagando geologi ed esperti che dovrebbero fornire il loro responso alla fine della settimana. Del Potro ha confermato che tutte le attività del progetto Castor cono ferme dallo scorso 16 settembre, da quando cioè sono terminate le operazioni di iniezione di gas in un ex giacimento sottomarino di petrolio, esaurito ormai da vari anni.
Nei giorni scorsi in numerose località della costa nord della Comunitat Valenciana si sono svolte numerose manifestazioni di cittadini che denunciavano la pericolosità della piattaforma dedita alle iniezioni di gas sul fondale marino e il collegamento tra le sue attività e l’ondata di scosse telluriche che ha investito il territorio nelle ultime settimane. Duemila persone sono scese in piazza nel piccolo comune di Vinaròs proprio per chiedere la chiusura del Progetto Castor, dando vita a una marcia che ha denunciato anche i danni provocati alla pesca e al turismo dall’installazione. Negli stessi giorni parecchie centinaia di persone erano scese in piazza a Benicarló, altro piccolo centro in provincia di Castellón, ed anche il municipio della località di Peñíscola ha organizzato un’altra marcia di protesta al grido di ‘Fuori Castor, fuori la speculazione’. L’ultima grande manifestazione in ordine di tempo si è svolta ieri a Les Cases d’Alcanar (in provincia di Tarragona, nella Comunità Catalana), ed ha visto la partecipazione di circa 5000 persone.
Secondo i dati diffusi dall’Istituto Geologico Nazionale nelle ultime settimane si sono registrate una media di 25 scosse telluriche al giorno che hanno diffuso il panico tra le popolazioni delle località di fronte alla piattaforma e costretto decine di migliaia di persone a dormire nelle macchine o nelle tende in diverse occasioni.
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