Non c’è niente da fare. Il vento della xenofobia soffia sempre più forte da est a ovest e conquista nuovi adepti man mano che la crisi economica internazionale si aggrava.
L’ultimo gravissimo episodio è quello avvenuto ieri a Mosca, così grave da costringere il ministro degli Interni russo Vladímir Kolokolzev a ordinare durante la notte la mobilitazione generale di tutte le forze di sicurezza nel perimetro della capitale, ricorrendo ad un piano antisommossa adottato l’ultima volta ai tempi degli attentati alla metropolitana della capitale nel 2010, per tentare di fermare la furia razzista di migliaia di persone impegnate in un vero e proprio pogrom contro gli immigrati. Il governo russo tollera da sempre le scorribande omicide dei gruppuscoli fascisti e ultranazionalisti. Le loro aggressioni, come quelle di Alba Dorata in Grecia, servono a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi e dai veri responsabili dei problemi. E soprattutto non causano danni alla classe dirigente – politicamente ed economicamente parlando – che anzi quando serve può ergersi a paladina della democrazia e dell’ordine, guadagnando utili consensi.
Ma stavolta il pogrom scoppiato nella capitale russa ha assunto dimensioni così di massa da obbligare l’esecutivo a muoversi. Decine di abitazioni, un centro commerciale e un grande magazzino di proprietà di immigrati stranieri sono stati assaltati e dati alle fiamme in un quartiere della periferia sud di Mosca, Birilyevo, al grido di ‘Potere bianco’ e ‘Avanti Russia’. All’inizio gli OMON – i corpi speciali della Polizia – sono intervenuti con poca determinazione e con poca convinzione; non è un segreto che molti dei picchiatori dei gruppi razzisti e ultranazionalisti siano agenti delle forze di sicurezza. Ma poi man mano che la violenza del pogrom aumentava è arrivato l’ordine di essere più incisivi.
Per bloccare l’assalto la polizia è dovuta intervenire in forze, e solo questa mattina è riuscita a bloccare gli estremisti di destra e gli abitanti del quartiere, ma solo dopo aver arrestato circa 400 persone, ammanettate e poi interrogate. Alla fine la stragrande maggioranza dei fermati sarà accusata soltanto di ‘danneggiamenti’, un reato minore, nonostante che l’aggressione abbia provocato il ferimento di 20 persone, 8 delle quali hanno dovuto essere ricoverate in ospedale per essere curate.
Incredibilmente, la polizia ha lanciato una maxiretata anche contro le vittime del pogrom, che si è conclusa con il fermo di ben 1200 migranti portati in diversi commissariati e identificati: per coloro che non hanno i documenti in regola è stata già decisa l’espulsione. Il che equivale a dire che i fascisti hanno un po’ esagerato nei modi ma in fondo avevano ragione!
La miccia che ha permesso ai gruppuscoli neofascisti di scendere in piazza con le bandiere russe inscenando una furiosa caccia agli immigrati è stato un episodio di cronaca: il 10 ottobre un russo di 25 anni, Yegor Scherbakov, è morto dopo esser stato pugnalato – il che non è certo – da un cittadino di origini caucasiche. Nei giorni scorsi gli appelli a scatenare la caccia ai cittadini delle ex repubbliche sovietiche del sud sono aumentati e sono rimbalzati su twitter e su facebook di profilo in profilo, finché alcuni gruppi dell’estrema destra non hanno preso la palla al balzo per scatenare i propri picchiatori. Che si sono dati ad assalti, incendi e pestaggi senza distinguere granché le vittime in base alla loro reale provenienza dall’esterno dei confini della Russia. A Mosca abitano centinaia di migliaia di persone nate nella capitale ma dai tratti somatici asiatici o caucasici, seconde o terze generazioni rispetto ai cittadini delle altre repubbliche arrivati nella capitale ai tempi dell’Unione Sovietica e negli ultimi anni oggetto di un odio crescente. Non è infatti la prima volta che pogrom di tali dimensioni si scatenano nelle città russe, di volta in volta contro diverse tipologie di immigrati o stranieri. Ma stavolta insieme ad alcune centinaia di militanti dei gruppi ultranazionalisti o apertamente fascisti agli assalti squadristi hanno partecipato anche migliaia di semplici cittadini.
“Bottiglie e pietre volavano da tutte le parti. La gente era preparata”, ha riferito il tenente della polizia Stanislav Tumakov. “Nel mercato ortofrutticolo di Biryulevo a seguito di una perquisizione è stata trovata un’auto, al cui interno c’erano diversi milioni di rubli (migliaia di euro), 3 mitragliatori, 2 coltelli ed 1 mazza da baseball” ha detto un rappresentante della polizia moscovita.
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