È ancora una volta una donna la portavoce del futuro disastro di un altro popolo sud europeo.
In un Paese dove tutto sembra fermo agli anni 90, dove la gentrificazione sta disegnando un nuovo territorio, dove le città si prodigano per riqualificare in maniera confusionaria e sconnessa il business del mattone e del consumismo, oggi una parte del popolo sembra essersi svegliata da un torpore in cui solitamente sembra assorta.
La settimana scorsa il governo di Pedro Passos Coelho ha presentato al martoriato popolo portoghese il piano di “salvataggio” del Paese, ossia una lista di tagli e manovre finanziarie per spremere soldi da qualsiasi ghiandola sudorifera dei lavoratori. È apparsa in televisione elegante e distinta, la ministra delle Finanze Maria LuisaAlbuquerque, per dare lettura di quello che dev’essere sembrato ai lavoratori portoghesi la lista di un bollettino di morte. Sembrava di ri-ascoltare l’ex ministro Fornero, quando l’anno scorso, in un momento di commovente commedia, con le lacrime agli occhi, annunciava agli italiani l’aumento dell’età pensionabile. La Albuquerque invece, preferendo lo sguardo da lady di ferro, ha letto pacatamente, in modo completamente inespressivo, le misure che verranno applicate a partire dal 2014, in nome “di un salario migliore, di una ritrovata autonomia del Portogallo, e soprattutto di un futuro migliore per tutta la popolazione”. È infatti in nome di tutto ciò che il governo di Coelho non solo taglierà i salari fino al 12%, alzerà l’età pensionabile a 66 anni per tutti e ridurrà drasticamente le pensioni e taglierà del 10% le pensioni minime che arriverebbero così a 419.22 euro mensili. Ma soprattutto, per l’autonomia del Paese, pare che il governo “socialdemocratico” (qui la destra si chiama così) del Portogallo creda seriamente che la via sia quella dell’avvio alle privatizzazioni selvagge, come già è accaduto al servizio postale nazionale: “abbassare il divario tra il settore pubblico e il settore privato con l’abbassamento della tassa sul capitale IRC dal 25 al 23%” il che significa abbassare la tassazione sui capitali, e contemporaneamente consegnare i lavoratori alla macelleria sociale e salariale che in Italia già conosciamo. “Ridurre la spesa pubblica” che vuol dire ridurre le già precarie garanzie sociali dei portoghesi in termini di sanità, istruzione e giustizia. E infine, con l’aumento delle tasse su benzina e gasolio, tabacchi e alcol, si impedirà anche di potersi mantenere qualche vizio e qualche viaggio.
È dopo l’annuncio di questa ennesima manovra lacrime e sangue che la CGT PT, il maggior sindacato conflittuale del Portogallo, ha lanciato la campagna di scioperi che è iniziata ieri, 19 ottobre, con la “marcha do Ponte do 25 de Abril”, una marcia che ha attraversato le due città maggiori del Paese, Lisbona e Porto e che ha portato in strada migliaia di persone contro le misure omicide della Troika, e contro la decisione del governo di far pesare le decisioni europee per l’80% sui lavoratori e solo per il 4% sul rendimento del capitale.
La marcia del Ponte del 25 Aprile di Lisbona, ex Ponte Salazar, ha soprattutto un significato simbolico. Attraversa il ponte che segna la fine della dittatura fascista portoghese, ma ricorda anche il pericolo che corre oggi la stessa libertà conquistata non più di 40 fa. Il governo per la prima volta ha vietato l’attraversamento del ponte a piedi, così una sfilata di piu di 400 autobus ha dovuto attraversare il ponte, riuscendo nell’obiettivo di realizzare comunque la contestazione.
Slogan a difesa dello sistema pubblico e sociale, del diritto alla sanità e all’istruzione, e del diritto all’abitare hanno animato la marcia di Porto, dove migliaia di bandiere hanno colorato la seconda città del paese chiedendo le dimissioni del governo, una politica diversa, e la fine delle misure di austerità contro i lavoratori, disoccupati e pensionati.
Nelle prossime settimane i lavoratori dei trasporti e della sanità lanceranno una serie di iniziative e scioperi che si protrarranno per tutto il mese di novembre mentre, sul piano della contrattazione generale, la CGT PT incontrerà il governo il prossimo 1 novembre.
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