Lo scorso 21 dicembre, a distanza di cinque giorni dall’inizio del 18° ciclo di conversazioni all’Avana tra la Delegazione di Pace delle FARC-EP e quella del governo colombiano, l’insorgenza rivoluzionaria, nel contesto della discussione sul quarto punto dell’agenda “soluzione al problema delle droghe illecite”, ha presentato 12 proposte minime per “un’Assemblea Nazionale Costituente per la pace, la democratizzazione reale e la riconciliazione nazionale”.
Le proposte avanzate dalle FARC si basano sull’analisi profonda del problema nel suo complesso, analisi arricchita dai contributi apportati alla discussione dall’ufficio delle Nazioni Unite Contro le Droghe e il Delitto, dai contributi teorici di accademici che si sono espressi attraverso il Centro del Pensiero dell’Università Nazionale, dalle esperienze trasmesse dai contadini del Meta, Guaviare e Cauca, e dai fori svoltisi a Bogotá e San José del Guaviare attraverso i quali il popolo colombiano ha sviluppato le sue proposte, confermando che la strategia antidroga del governo, che mette l’accento su eradicazione forzata e fumigazioni aeree, è un innegabile fallimento. Una pratica utile solo a rendere più vantaggiosi gli affari di narcotrafficanti e banchieri corrotti, mentre aumenta la povertà dei contadini coltivatori della foglia di coca. “Se in verità si vuole dare soluzione al fenomeno delle coltivazioni di uso illecito”, sostengono le FARC, “si deve iniziare a capire che questo è un problema sociale; è la miseria imposta dalla politica neoliberale del regime che ha forzato un’immensa massa di poveri a sopravvivere vincolandosi a questa come ad altre economie illegali.” E poi ancora: “Non dobbiamo dimenticare mai che a monte di questa triste storia vi è il problema irrisolto della riforma agraria (…), e che siamo assolutamente sicuri che concertare con le comunità e consegnare loro la terra, dando la possibilità di un’esistenza degna alla gente dei campi, sia la migliore maniera di sottrarli da qualunque pratica illegale di produzione (…)” E su come procedere, le FARC chiariscono: “Non vogliamo cambiamenti cosmetici, ma riforme strutturali che il popolo dovrà discutere e verificare assumendo in maniera piena il proprio potere generatore e le proprie condizioni di sovrano, e non c’è maniera differente che non sia la realizzazione di una Costituente”.
È su questa base che le FARC hanno presentato le 12 proposte minime, nella prima delle quali viene richiamato il preambolo dell’Accordo Generale per la Conclusione del Conflitto, firmato dalle FARC-EP e dal Governo nazionale il 26 agosto del 2012. Allora venne stipulato che “la costruzione della pace è un impegno della società nel suo insieme che richiede la partecipazione di tutti (…)”. Stimolando e garantendo la partecipazione dei settori sociali esclusi, discriminati e segregati, comprese le comunità contadine, indigene e afro discendenti, l’Assemblea Nazionale Costituente, “considerando la storica opportunità senza eguali di un Accordo finale che permetta di avanzare verso la costruzione del nobile proposito di pace con giustizia sociale, la democratizzazione reale e la riconciliazione nazionale”, sarà la “massima espressione del costituente primario e sovrano (il popolo) e la Costituzione che sorgerà dal processo costituente sarà il vero Trattato di Pace, giusto e vincolante, che fondi la nostra riconciliazione e regga il destino della nazione colombiana”.
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