Fine d’anno all’insegna della tensione in Grecia dopo che questa notte, poco dopo le 3,30, quattro persone a bordo di alcune motociclette e armate di fucili d’assalto AK-47 hanno preso d’assalto la casa dell’ambasciatore tedesco ad Atene, Wolfgang Dold. Non ci sono stati feriti ma la facciata della residenza del diplomatico di Berlino, situata nel quartiere di Halandri a nord della capitale ellenica, è stata raggiunta da circa 60 colpi di kalashnikov.
Secondo alcune fonti giornalistiche greche i servizi antiterrorismo del paese avrebbero già effettuato alcuni fermi – tre secondo alcuni, sei secondo altri – anche se per ora non si hanno assolutamenti informazioni precise in merito e non sarebbe giunta ancora nessuna rivendicazione del gesto.
La metodologia dell’attacco di oggi ricorderebbe, afferma la polizia, quello realizzato lo scorso 14 di gennaio quando alcune persone non identificate spararono con dei kalashnikov contro l’ufficio del primo ministro Antonis Samaras, all’interno della sede nazionale del partito Nuova Democrazia ad Atene. Allora l’attacco fu rivendicato da una organizzazione di estrema sinistra fino a quel momento sconosciuta: il Gruppo di Lotta Popolare. Simili furono anche le caratteristiche di un altro attacco, realizzato poco prima contro il commissariato di polizia del quartiere ateniese di Agía Paraskeví, durante il quale furono sparati addirittura un centinaio di colpi e che fu rivendicato dal gruppo di estrema sinistra denominato “ARMAS”.
Non è la prima volta che la residenza dell’ambasciatore tedesco ad Atene viene presa di mira da un attacco. Era già successo nel maggio del 1999, quando contro la casa venne sparato un razzo dai militanti della formazione armata marxista “17 novembre”. Anche in quel caso non ci furono vittime.
L’attacco odierno è stato compiuto a due giorni dall’assunzione da parte di Atene della presidenza di turno dell’Unione Europea e proprio mentre sui media locali tiene banco l’ennesimo scandalo per corruzione che oltre ad esponenti politici ellenici coinvolge anche la Germania. Le rivelazioni di Antonis Kantà , l’ex capo della Direzione Armamenti del Ministero della Difesa ellenico, stanno letteralmente investendo Berlino. Secondo quanto riferito dall’ex alto funzionario ellenico e in parte già confermato dalle inchieste ordinate dalla magistratura, alcune grandi imprese di armamenti tedesche avrebbero convinto i funzionari greci responsabili dei rifornimenti per le forze armate di Atene dirottando nei loro confronti ben 18 milioni di euro. In cambio i funzionari corrotti avrebbero approvato l’acquisto di sottomarini Poseidon. In ballo ci sarebbe anche l’acquisto di 170 carri armati Leopard 2A6 Hel dalla tedesca Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per i quali Kantà avrebbe ricevuto un totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco. Per non parlare di un altro milione e mezzo per la fornitura di missili Stinger e 600mila euro per i caccia F-15. Che un paese alla canna del gas come la Grecia avesse deciso di spendere miliardi di euro per armi assolutamente inutili, ed oltretutto provenienti dai paesi che strozzano il popolo ellenico in nome del risanamento del debito, aveva già scatenato polemiche e sacrosante proteste. Ma la conferma del fatto che gli acquisti di armi costosissime sono stati ampiamente pilotati sulle spalle di milioni di disoccupati e sottoccupati greci la rabbia monta ancora di più, soprattutto dopo che Kantà ha fornito durante gli interrogatori nomi, date, cifre e circostanze del meccanismo di corruzione operante tra il 1997 e il 2002.
Nel maggio del 2012 era già finito in carcere l’ex Ministro della Difesa di Atene, Akis Tsogatsopulos, perché accusato di aver percepito consistenti bustarelle in cambio della decisione di acquistare armi tedesche e russe.
Si tratta del secondo megascandalo che coinvolge politici greci e imprese tedesche. Il precedente aveva rivelato che in occasione delle Olimpiadi del 2004 la tedesca Siemens aveva inondato i partiti di governo ellenici di denaro per pilotare gli appalti.
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