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Bomba su un bus, nuova strage a Volgograd

Non si ferma l’ondata di attentati contro la popolazione russa in quella che appare come una vera e propria escalation volta a terrorizzare il paese in vista delle feste di fine d’anno ed a boicottare le olimpiadi invernali di Sochi – in programma dal 7 febbraio – nel tentativo evidentemente di contribuire ad un isolamento internazionale di Mosca al quale stanno alacremente lavorando già la Nato e l’Unione Europea.

Dopo il macello di ieri all’ingresso della stazione ferroviaria di Volgograd a saltare in aria questa mattina alle 8 e 30 è stato un filobus, il numero 15 in circolazione nell’ex Stalingrado. Il bilancio finora è di 15 morti, tra i quali un bimbo di un anno: per la maggior le vittime sono studenti che andavano a scuola nel penultimo giorno di lezioni prima delle vacanze di fine anno. Più di venti i feriti, molti dei quali in gravissime condizioni, e quindi il bilancio definitivo è destinato a crescere nelle prossime ore.

La violentissima esplosione ha completamente sventrato il filobus pieno di gente all’ora di punta. In un primo momento gli inquirenti ritenevano che l’ordigno fosse stato posizionato nel mezzo e fatto esplodere a distanza, invece ora sono dell’opinione che si sia trattato di un attentato kamikaze realizzato da un uomo che avrebbe utilizzato quattro chili di esplosivo Tnt. 

Ieri a morire nell’esplosione dell’atrio dello snodo ferroviario russo erano state 18 persone – tra di esse un bambino di nove anni e una ragazzina di 14 ed un ufficiale di polizia che aveva tentato di bloccare l’attentatore – ed altre 38 circa erano rimaste ferite.

Durante la giornata di ieri si era diffusa la notizia che a farsi esplodere in prossimità dell’ingresso alla stazione fosse stata una donna kamikaze di origini caucasiche, appartenente a delle squadre di attentatrici suicide provenienti dal Daghestan e sguinzagliate in giro per la Russia dai signori della guerra che vogliono il distacco delle regioni del sud da Mosca e l’instaurazione della sharia. Informazioni più recenti – tutte da confermare – indicano invece come responsabile dell’attacco mortale un attentatore che si chiamerebbe ‘Pavlov’, che avrebbe riposto l’esplosivo in uno zaino poi abbandonato in prossimità dei metal detector. Il terrorista sarebbe stato ripreso da una telecamera a circuito chiuso ed in prossimità del luogo della strage sarebbero stato anche ritrovate una pistola ed una granata. L’attentatore sarebbe Pavel Pechenkin, nato a Volzhsk nella repubblica dei Mari, nel centro della Russia; nella primavera del 2012 si sarebbe unito ai militanti del Daghestan dopo essersi convertito all’Islam e aver cambiato nome in Ansar ar-Rusi, ha spiegato il portavoce degli investigatori di Mosca, Vladimir Markin. 

Naturalmente il clima di terrore, chiunque sia dietro l’escalation terroristica in atto contro Mosca, rafforza gli argomenti delle forze di estrema destra e nazionaliste che da tempo conducono in Russia una virulenta campagna contro l’immigrazione di provenienza asiatica. Teoricamente l’ondata di attentati potrebbe anche rafforzare il governo e il presidente Putin, che però in questa fase appaiono incapaci di gestire la situazione e garantire l’incolumità della popolazione civile. Il che fa supporre che gli attacchi delle ultime settimane abbiano un obiettivo destabilizzante e non stabilizzante. Ma si tratta per ora solo si supposizione. Di certo c’è solo il sangue di tanti innocenti.

Nonostante la gravità di quanto sta accadendo in Russia i nostri media dedicano alle due stragi di ieri e di oggi poco spazio, poche righe sui quotidiani e distratti servizi in tv. Se una bomba fosse esplosa in una stazione ferroviaria statunitense ogni trasmissione sarebbe stata interrotta da edizioni straordinarie dei tg e le varie reti sarebbero entrate in collegamento con i rispettivi corrispondenti a Washington e a New York. Ma è solo Volgograd, e le vittime sono russe. Non è il caso di rovinare la festa agli italiani…

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