Quanto sono facili gli acquisti online! Quanto sono belli e trendy! Che bella la libertà garantita dalla Rete! Quasi quasi ci scegliamo anche i leader e i governanti, così abbiamo la democrazia diretta senza muovare un passo da casa….
Specchi per allodole, riduzione della popolazione a poltiglia di gonzi pronti ad abboccare a qualsiasi puttanata purché “nuova” (persino a Renzi, per i più deboli di cervice!).
Siamo cattivi? Prevenuti? E allora godiamoci quest’ultima rivelazione dal Datagate: la Nsa (National Security Agency, una delle agenzie di spionaggio Usa, che pare abbia superato la Cia quanto a “centralità strategica”) da anni – tra le altre cose – interrompe il viaggio dei computer acquistati online per installarvi “backdoor” e spyware, insomma dei sistemi – software e hardware – per poterne controllare le future comunicazioni.
Tutto ciò che fate, che facciamo, che faremo è quindi esposto alla “visione” che vorrà farne la Nsa. Ovvio, se sei un innocuo pirla che mette su Facebook soltanto i post con la fidanzata o le foto del bambino che cresce, ecc, la Nsa non si occuperà di te né poco né punto. Ma se niente niente fai un mestiere interessante, che produce idee “produttive” da copiare-anticipare, avrai dato involontariamente il tuo contributo alla “grandezza dell’America”. Se poi sei uno/a con delle idee strane in testa, insomma uno/a che si impegna nella politica o nel sindacato, beh, allora, la Nsa ti accompagnerà per il resto dei tuoi giorni, la tua rete di contatti entrerà negli schedari come “potenziali terroristi” (definizione eccessiva? Mica tanto, è quella che un tale Giancarlo Caselli ha elevato contro i manifestanti No Tav; in Italia, figuriamoci negli States…).
Fin qui si era saputo che le principali aziende hi tech statunitensi – da Google a Apple, da Microsoft a Facebook, ecc – avevano entusiasticamente collaborato con la Nsa, in un virtuoso scambio tra “pubblico” e “privato”, dove lo Stato guadagna in penetrazione nella privacy ad alta definizione dei “profili” individuali di chiunque, e l’imprenditoria ottiene basi dati sempre più dettagliate per indirizzare la pubblicità palese, occulta, mirata, personalizzata.
Le ultime rivelazioni sono state pubblicate sul principale quotidiano tedesco, Der Spiegel (http://www.spiegel.de/netzwelt/netzpolitik/nsa-spioniert-datenkabel-von-europa-nach-asien-aus-a-941105.html) che cita nuovi documenti riservati della stessa Nsa. Una vero e propria dettagliata “inchiesta” scritta da ben 6 giornalisti, tra cui spicca Laura Poitras, autrice di documentari che ha curato buona parte delle “esternazioni” di Edward Snowden, l’ex collaboratore esterno della Nsa che ha dato il via alla più grande campagna di denuncia – argomentatissima – contro il “Grande Fratello” con sede a Washington.
La novità riguarda uno squadrone chiamato con qualche ironia “idraulici digitali”, addetto alle Tailored access operations (Tao), incaricato di una lunga serie di missioni operative (rompere sistemi complessi e infiltrarvisi, spiare sul campo capi di stato stranieri in occasione degli incontri internazionali, e persino le deviazioni introdotte nei cavi sottomarini per le telecomunicazioni internazionali, ad esempio i.l Sea-Me-We-4).
Per i computer di qualsiasi livello, la tecnologia preferita riguarda direttamente l’accesso al Bios delle motherboard, il “cervelletto” che permette di controllare tutti i livelli successivi del software. Ma non si lesina davvero quanto a strumenti hi tech, visto che bene o male la maggior parte delle compagnie più evolute, ricche, importanti del settore ha sede negli Usa ed è guidata da manager stelle-e-strisce (Cisco Systems, Juniper Networks, Seagate, Maxtor, Dell, Western Digital sono tra le più citate nel catalogo Access network technology; ma si parla anche della coreana Samsung e della cinese Huawei, tutti dispositvi hackerati dalla Tao).
Di tutte le rivelazioni sono tuttavia quelle sulla manomissione fisica dei computer a costituire l’autentica novità di quest’ultima tappa dell’odissea Datagate. Alcuni degli attacchi riportati da Der Spiegel sono infatti basati sulle fragilità di internet ma anche dei componenti hardware di molti dispositivi, inclusi quelli di compagnie come Cisco Systems, Juniper Networks, Seagate, Samsung, Maxtor, Huawei, Dell o Western Digital citate nel catalogo Access network technology.
Non solo “controllo da remoto”, insomma, ma anche interventi “fisici” sulla merce hi tech in viaggio, potendo contare sul tremendo potere di intimidazione delle “agenzie” made in Usa. E ovviamente anche interventi “postumi”, sui computer lasciati negli uffici o nelle abitazioni, utilizzando un dispositivo chiamato “cottonmouth” che sfrutta le porte Usb.
A confronto, i crash report di Microsoft sono quasi un gioco da ragazzi, visti quanti ne vengono prodotti e quanti – anche hacker “privati” – li usano per impostare le proprie strategie di attacco da remoto.
Che altro aggiungere? Se usi delle “protezioni” hardware e software entri nello schedario degli “altamente sospetti”; se non ti proteggi, fanno delle tue comunicazioni l’uso che vogliono; se smetti di usare almeno alcune tecnologie, sei sospetto (come ben sanno alcuni compagni accusati di “aver lasciato il cellulare a casa”).
Questa è la libertà concessa dalla tecnologia. Un po’ “vigilata”, vero? E quanto sarebbe “libera” la scelta delle leadership, in questo modo? Grillo, smettila di sparare cazzate. Non fanno ridere…
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