Menu

Spagna: i fascisti sfasciano il PP?

Denunciava giusto un anno fa Fidel Castro che la Spagna è governata attualmente da quelli che ha giustamente definito “gli ammiratori di Franco”, tacciando il presidente del Governo, Mariano Rajoy, di far parte della destra fascista per quanto mascherata da destra conservatrice e democratica. Nell’ultimo anno chi avesse avuto qualche dubbio sulle affermazioni del rivoluzionario cubano ha potuto verificare quanto fossero fondate; mai come in questi mesi il Partito Popolare spagnolo aveva condotto un’offensiva così frontale contro le opposizioni sociali e politiche in nome della restaurazione, mettendo mano al codice penale e all’impianto normativo del paese per riportare Madrid indietro di qualche decennio. Sul fronte della restrizione delle libertà di espressione e manifestazione, su quello dei diritti delle donne, sulla repressione di ogni rivendicazione di autodeterminazione da parte dei popoli intrappolati in uno stato che considerano una vera e propria gabbia. Il 2013 è stato costellato da momenti di repressione brutale delle forze dell’ordine nei confronti delle proteste popolari scatenate da una gestione ultraliberista e autoritaria di una crisi che ha ridotto milioni di cittadini iberici in povertà.
Ma, incredibilmente, in questi giorni i settori più estremisti e intransigenti della destra spagnola sono tornati sul piede di guerra e accusano paradossalmente la direzione del Partido Popular – erede di Alianza Popular, fondata dopo la morte del dittatore da alcuni settori della Falange Spagnola, il partito di Francisco Franco – di aver tradito gli ideali e gli obiettivi della formazione.
Non sono mancati negli ultimi due anni i segnali di insofferenza da parte di alcuni spezzoni del PP che hanno abbandonato il partito o si sono ritirati a vita privata; ad esempio nella regione delle Asturie la scissione aveva portato alla formazione di una forza regionalista egemone di destra. La dipartita di un importante dirigente nel 2011, Francisco Álvarez-Cascos, aveva mostrato che la frattura con Rajoy e soci si stava approfondendo. Ed oggi quella stessa frattura rischia di allargarsi fino a provocare una storica spaccatura nel partito da sempre egemone nella destra spagnola, travolto dagli scandali per corruzione e quindi a rischio tracollo alle prossime elezioni politiche.
Nelle ultime settimane la fronda contro la direzione è venuta allo scoperto, e in alcune occasioni si è manifestata in inedite contestazioni della ‘base’ nei confronti di esponenti di punta della dirigenza del PP, in particolare durante le manifestazioni organizzate dalle cosiddette ‘associazioni delle vittime del terrorismo’ – spalleggiate da alcuni settori delle forze armate – che hanno preso di mira il governo quando il Tribunale dei Diritti Umani dell’Unione Europea ha imposto a Madrid di scarcerare alcune decine di militanti baschi tenuti in carcere nonostante avessero già scontato interamente la loro pena attraverso la cosiddetta “Dottrina Parot”. Il “non siamo d’accordo ma ubbidiamo” di Rajoy ha scatenato la protesta dei settori apertamente fascisti del partito che hanno accusato governo e direzione di ‘tradimento’ nei confronti della storica missione di reprimere i ‘separatisti’ baschi e catalani e garantire l’unità della Spagna, costi quel che costi.
I frondisti chiedono quindi intransigenza totale del governo e dei suoi apparati nei confronti delle rivendicazioni sovraniste di baschi e catalani, l’applicazione ferrea delle leggi antiterrorismo – anche se il ‘terrorismo’ dell’Eta non c’è più… – a partire dalla messa fuori legge dei partiti della sinistra basca, ripristinare la Dottrina Parot per i prigionieri politici ecc.
Per far presa su una parte disorientata dell’elettorato e della base del PP, il settore più reazionario chiede che si faccia ‘pulizia’ nelle alte sfere del partito e che si riducano le prerogative della cupola per aumentare quelle di militanti e attivisti.

Si tratta di una piattaforma che sta animando nelle ultime settimane le invettive di Santiago Abascal, presidente del Denaes (Fondazione per la Difesa della Nazione Spagnola) ed ex parlamentare basco del PP, che per ora sembra uno dei capofila di una fronda che potrebbe prendere la forma di una nuova formazione politica a destra del PP, capace magari di attrarre alcuni dei gruppi apertamente fascistoidi o ultranazionalisti che per ora sono elettoralmente ridotti al lumicino ma che in vista delle prossime elezioni europee hanno stretto un patto per presentarsi unite nel tentativo di captare i consensi di alcuni settori della destra disorientati dalla crisi economica e dalla corruzione che investe il partito di Rajoy.
In questo senso il nuovo partito potrebbe mascherare la sua reale identità politica reazionaria attraverso un’apparenza più moderata, di centro-destra, nel tentativo di attirare l’attenzione di ampi settori popolari in fuga dal PP e non necessariamente di ideologia fascistoide.
Ma non è detto che la scissione prenda forma, e molto potrebbe dipendere dai risultati delle prossime elezioni europee e dall’entità del crollo dei consensi per il partito del premier. Per ora i dirigenti o gli ex dirigenti del PP a capo della fronda sondano il terreno: contando sull’appoggio delle associazioni delle ‘vittime del terrorismo’, sia Abascal che altri esponenti della destra negli ultimi mesi hanno organizzato affollatissime assemblee assai critiche nei confronti della linea ufficiale del partito di governo accusato di lassismo in temi come la difesa della patria, i valori religiosi e la lotta al terrorismo.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *