C’è una logica, e anche un po’ di ironia. Il caso dei due marò italiani, accusati dell’omicidio di due pescatori scambiati per pirati, a bordo di una petroliera privata in base a un contratto cervellotico tra lo Stato italiano e “compagnie private”, verrà esaminato dopo un altro che per l’India ha una sicura imortanza: quello della privacy (non) garantita dalle nuove carte di identità.
La possibile violazione della privacy nella raccolta di dati per le nuove carte di identità indiane (Aadhaar Card) potrebbe impegnare i giudici a lungo.
Il governo in Parlamento ha ribadito il suo appoggio al progetto, ma la stampa locale dà conto delle forti polemiche esistenti sulla affidabilità di questo documento e anticipa che la discussione domani nel massimo tribunale sarà accesa sui ricorsi presentati da due accademici, Reetika Khera e Sahana Manjesh. Secondo loro, il modo in cui i dati biometrici sono acquisiti, senza meccanismi di salvaguardia da società private o da ong contrattate dall’organismo emittente (Uidai), si prestano ad un possibile cattivo uso degli stessi. Ovvero all’acquisizione di dati personali “sensibili” da parte di imprese commerciali, assicurazioni, ecc.
Un prolungarsi del dibattito in aula potrebbe quindi incidere negativamente sull’esame del caso dei due Fucilieri di Marina, mentre l’Italia è “ansiosa” di conoscere l’opinione dei giudici sui ritardi accumulati nelle indagini e sull’ipotesi di utilizzare per formalizzare i capi di accusa della legge per la repressione del terrorismo (Sua Act).
I colonialisti nostrani, a quanto pare, non riescono a capacitarsi che una questione riguardannte un miliardo e trecento milioni di cittadini indiani possa essere considerata più urgente dell'”ansia” per due soldati dati in affitto e dal grilletto facile.
Vedi la ricostruzione dei fatti qui: https://www.contropiano.org/archivio-news/documenti/item/13587
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