L’organismo di controllo di Nuova Delhi sulle spese militari ha dato il proprio nulla osta al cosiddetto progetto di ammodernamento delle forze armate indiane per un valore complessivo di 13,1 miliardi di dollari.
La decisione viene incontro alle critiche dei vertici militari che parlano di obsolescenza del parco armamenti ma si inserisce soprattutto in un periodo di rinnovata tensione tra l’India e i suoi vicini, in particolare la Cina e il Pakistan.
La maggior parte dei fondi stanziati, che saranno utilizzati in un periodo di diversi anni e si aggiungono in modo eccezionale ai bilanci militari (per l’anno fiscale 2014-2015 di 38,5 miliardi di dollari), serviranno alla progettazione e costruzione nel paese di sei sommergibili di nuova generazione. Altri fondi, destinati all’Esercito saranno invece utilizzati per l’acquisto da Israele di 8000 missili anticarro teleguidati e per l’Aviazione di 12 velivoli da ricognizione Dornier di fabbricazione tedesca.
L’India si conferma come il maggiore acquirente mondiale di tecnologia e materiale bellici a fronte della mancanza di una propria industria militare. Un limite che implica una forte dipendenza e costi elevati per acquisti di pezzi di ricambio, manutenzione e aggiornamenti. Da qui la tendenza, sviluppata soprattutto sotto l’attuale governo nazionalista, di avviare produzioni locali nei campi dove questo è possibile. Come, ad esempio, in quello navale e sommergibilistico.
La spinta a armamenti “made in India” ha quindi ragioni economiche, strategiche ma anche di orgoglio nazionale. Tenendo anche conto del fatto che Nuova Delhi è dotata anche di un arsenale nucleare.
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