Il governo polacco ha dato una grossa mano alla destra nazionalista ucraina affinché riuscisse a buttare giù il governo di Kiev (eletto democraticamente, almeno così dicevano gli osservatori dell’Ue e dell’Osce quando si votò…). Gruppi nazionalisti e fascisti polacchi hanno partecipato all’occupazione di EuroMajdan (Piazza dell’Indipendenza) e a quanto rivendicano alcuni siti dell’estrema destra polacca c’erano parecchie squadracce di Cracovia e Varsavia a scontrarsi con i Berkut nelle scorse settimane. Oltretutto, il ministro degli esteri polacco, Radoslaw Sikorski, insieme a quelli di Francia e Germania (quale onore!) ha partecipato alla lunga riunione che ha imposto al presidente Yanukovich un accordo che in realtà è diventato un’immediata resa e poi una fuga. Il suo primo ministro, Donald Tusk, del resto, aveva fatto la spola più volte con Kiev, incontrando i leader dell’opposizione, concedendo aiuti economici e logistici alla rivolta e incitando la folla di Majdan alla ‘rivoluzione’ in nome del ricongiungimento con i fratelli polacchi.
Incredibilmente ora, a pochi giorni da una “vittoria” che ha portato il paese e il mondo a un passo dalla guerra, i fascisti ucraini sembrano assi poco riconoscenti nei confronti degli amici di Varsavia. Tanto che alcuni giorni fa uno dei portavoce della coalizione fascista Pravyi Sektor, Andréi Tarasenko, ha annunciato che l’organizzazione rivendica alcuni territori polacchi di confine. La rivendicazione territoriale è stata annunciata durante un’intervista al quotidiano polacco ‘Rzeczpospolita’ proprio mentre a Kiev iniziavano gli scontri più duri. Secondo Tarasenko,”le frontiere attuali dell’Ucraina sono ingiuste” e tra gli obiettivi strategici della coalizione ultranazionalista, oltre a ripulire l’Ucraina dagli elementi estranei – russi, ebrei, minoranze varie – ci sarebbe anche quello di riprendersi “vari territori dove gli ucraini vivono da mille anni”.
“Dopo la guerra, come risultato dell’Operazione Vistola, gli ucraini furono espulsi dalle loro terre e quindi i territori dove ora vivono devono essere restituiti all’Ucraina. Mi riferisco a Przemysl e altre regioni” ha detto l’intraprendente leader di Pravyi Sektor.
La cosiddetta ‘Operazione Vistola’ fu lanciata dalle autorità della Polonia nel 1947, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nel 1939 una parte della Polonia, dopo la firma del patto Molotov-Ribbentrop, fu annessa all’Unione Sovietica. La maggior parte dell’Ucraina fu occupata poi dalle truppe naziste che trovarono un’attiva collaborazione da parte delle milizia naziste locali guidate da Stepan Bandera e che furono protagoniste di crimini di guerra pari a quelli compiuti dagli eserciti tedeschi, con il massacro e la deportazione di decine di migliaia di polacchi, ebrei, russi, partigiani e antifascisti anche ucraini. Quando nel 1947 i territori annessi dall’Urss furono restituiti alla Polonia alcune migliaia di ucraini furono cacciati da quelle terre che in parte abitavano da secoli ma che in buona parte avevano raggiunto proprio in virtù dell’annessione all’Urss.
Ma a Pravyi Sektor, cosi come ai ‘fratelli (pardon, camerati) maggiori’ di Svoboda, sta a cuore anche il recupero da parte dell’Ucraina dello status di ‘potenza nucleare’. In effetti Kiev non lo è mai stata, potenza nucleare, visto che sul suo territorio erano posizionate alcune testate solo in virtù della sua appartenenza, fino al 1991, all’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Nel 1992, dopo la disintegrazione dell’Urss, il governo della nuova Ucraina indipendente rifiutò di ospitare armi nucleari sul proprio territorio e così i missili prima sovietici e poi russi nel 1996 furono smantellati e trasferiti.
Ma tutta l’estrema destra ucraina pretende che oltre che aderire alla Nato Kiev debba anche dotarsi di un serio potenziale atomico. Svoboda tiene così tanto a questi due punti che li ha inseriti addirittura nel suo statuto… Ed ora anche Pravyi Sektor si accoda. “L’Ucraina non sarà mai sicura oscillando tra Russia ed Europa Occidentale. E’ per questo che bisogna recuperare le armi nucleari. Noi abbiamo i nostri esperti ucraini e possiamo farlo” ha detto Tarasenko nel corso dell’intervista al giornale polacco.
Come è risaputo Svoboda e Pravyi Sektor insistono molto sulla messa fuori legge del Partito delle Regioni e del Partito Comunista – che hanno ottenuto la maggioranza dei voti alle ultime elezioni – e pretendono che nei media e negli uffici pubblici si parli solo l’ucraino e che nessun’altra lingua possa essere insegnata nelle scuole in un paese dove molti milioni di abitanti parlano russo come lingua madre oppure altre lingue – greco, ruteno, ungherese, lingue turcofone – ed ora rivendicano un pezzo di Polonia e lo status di ‘potenza nucleare’.
Si dà il caso che non sono le folli richieste di un piccolo gruppo marginale e residuale, ma di forze politiche che hanno vari ministri nel nuovo governo golpista ucraino e le cui milizie sono state riconosciute nei giorni scorsi come parte integrante delle forze di sicurezza del paese.
Si dice che “il sonno della ragione genera mostri”. Ma anche l’Unione Europea e la Nato non scherzano…
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