A decine di migliaia stanno arrivando a Madrid da tutto lo stato spagnolo. Sono lavoratori soprattutto, ma anche disoccupati, studenti, donne, migranti, attivisti di comitati territoriali, membri delle piattaforme contro le ipoteche e gli sfratti. Con loro partiti, organizzazioni e gruppi di tutta la sinistra, da quella spagnola a quelle nazionaliste, i cosiddetti ‘indignados’, i sindacati indipendenti e alternativi.
Molti di loro sono in marcia da settimane, altre hanno iniziato il loro avvicinamento alla capitale iberica solo oggi. L’obiettivo è quello di inondare Madrid con una enorme massa di manifestanti domani, sabato 22 marzo, al grido di ‘Pane, lavoro e casa. In strada che questa è l’ora”. Motivi per protestare non ne mancano, contro il governo più di destra che la Spagna abbia avuto dalla morte di Franco in poi; ma anche – per alcuni soprattutto – contro la dittatura della troika, contro l’austerity, i sacrifici, i tagli, la distruzione dello stato sociale. Una mobilitazione senza precedenti in nome della dignità dei lavoratori, delle donne, dei cittadini colpiti dalle politiche dell’Unione Europee.
“Privatizzano ciò che è redditizio e tagliano i bilanci della sanità, dell’educazione, dei trasporti… riducono i nostri diritti in quanto cittadini” recita il manifesto di convocazione della mobilitazione tradotto in otto lingue.
I marciatori partiti dall’Andalusia e dalla Catalogna, dai Paesi Baschi e dalla Galizia, dall’Estremadura, dalle Asturie e anche dalle lontane Canarie, hanno dovuto fare i conti non solo con il maltempo ma spesso anche con la polizia e con le amministrazioni comunali di destra che hanno cercato di boicottare l’iniziativa di protesta in tutti i modi possibili. Ma i lavoratori hanno trovato anche enormi dimostrazioni di ospitalità e ospitalità durante il cammino. A quelli che stanno già arrivando alla periferia di Madrid mentre scriviamo domattina si sommeranno decine di migliaia di manifestanti arrivati con centinaia di pullman e treni da tutto lo stato. L’appuntamento è domani pomeriggio ad Atocha, da dove il corteo si muoverà lungo il paseo de la Castellana per poi riempire plaza de Colòn. Moltissime le iniziative che hanno scandito l’avvicinamento dei marciatori a Madrid; le varie colonne hanno realizzato lungo il percorso varie azioni simboliche di denuncia, da occupazioni a presidi, da assemblee popolari a ‘flash mob’.
Di seguito una nostra traduzione del Manifesto di convocazione della Marcia della Dignità:
Nel 2014 siamo di fronte ad una situazione estremamente difficile, una situazione estrema di emergenza sociale, che ci chiama a dare una risposta collettiva e di massa come classe lavoratrice, come cittadinanza e come popoli.
Milioni di lavoratori e lavoratrici sono disoccupati. Avere mani per lavorare, avere una laurea, avere la capacità tanto manuale quanto intellettuale per lavorare e non riuscire a trovare un lavoro decente è umiliante. Si sprecano i talenti collettivi di una società, ipotecando il futuro di ognuno a tempo indeterminato. I lavoratori non meritano questo abuso alla nostra dignità collettiva.
Centinaia di migliaia di famiglie hanno perso le loro case. Non c’è nulla di più inumano che sfrattare una famiglia dalla sua casa, solo per alimentare l’avidità insaziabile di alcuni banchieri senza scrupoli. Banchieri alimentati dagli stati servi della Troika a costo di impoverire ulteriormente la classe lavoratrice e le persone più indifese.
Nel frattempo, la confindustria, utilizzando il dramma della disoccupazione di massa, abbassano i salari e peggiorano le condizioni di lavoro di chi ancora ha un impiego. Lavoratori che, data la difficile situazione, non si possono permettere di contestare lo sfruttamento al quale sono sottoposti da parte del capitale. Il sistema cerca di costringerci a mostrare apprezzamento nei confronti dei ‘datori di lavoro’, trasformati dal sistema in benefattori della società. E’ tempo di distribuire il lavoro e la ricchezza, e che i lavoratori possano sentirsi padroni del proprio futuro. I nostri giovani non possono assolutamente costruire un progetto di vita con le politiche attuali e non hanno scelta, sono costretti a cercare lavoro all’estero, come già hanno dovuto fare in passato i nostri genitori e i nostri nonni.
Noi diciamo no a un sistema patriarcale che ci obbliga a tornare al passato, togliendoci il diritto di decidere sui nostri corpi, negando la possibilità di decidere se diventare madri.
Stiamo soffrendo le politiche attuate dal governo del PP in obbedienza ai dettami della Troika (FMI, BCE e Commissione europea), che consistono nel furto dei diritti e nell’impoverimento della maggioranza sociale. Queste politiche si basano sul pagamento di un debito illegittimo che i cittadini non hanno contratto, e sono il prodotto della speculazione bancaria e degli eccessi dei vari governi.
Privatizzano ciò che è redditizio, mentre tagliano il bilancio per la sanità, l’istruzione, i trasporti pubblici, l’acqua, l’energia, le comunicazioni, i servizi sociali, ecc .., il che lede i nostri diritti di cittadini. Ridono dei nostri anziani che soffrono una perdita enorme di potere d’acquisto, mentre i loro risparmi di una vita vengono sequestrati dai triffatori delle banche e dai prodotti finanziari spazzatura.
Il governo socialista, con l’appoggio del PP, ha modificato l’articolo 135 della Costituzione per dare al pagamento del debito la priorità sui diritti e sulle esigenze delle persone. Lo hanno giustificato dicendo che avevamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e che era venuto il momento dei sacrifici e dei tagli al deficit. Tuttavia, non vi è stato alcun taglio quando hanno regalato decine di miliardi di euro alle banche e agli speculatori.
Stanno approfittando della crisi per tagliare i nostri diritti. Queste politiche stanno causando sofferenza, povertà, fame e persino morte e tutto mentre il settore bancario e i grandi poteri economici continuano a fare grandi profitti a scapito della nostra vita.
Ci hanno rubato la libertà. Il capitalismo considera un ostacolo la libertà e i diritti della maggioranza sociale. Si tratta di un sistema che guarda esclusivamente al profitto privato di pochi e che porta inesorabilmente ad una catastrofe ambientale e sociale di dimensioni incalcolabili.
Per la maggioranza sociale la crisi rappresenta un enorme dramma umano. Tuttavia, per una minoranza numericamente insignificante rappresenta un grande business. E quando si protesta, otteniamo sempre la stessa risposta: la repressione e la criminalizzazione del sindacalismo di classe e dei movimenti sociali. Si tratta di un sistema che ha bisogno della repressione per restare in piedi e che deve essere contestato con le mobilitazioni di strada.
La decomposizione del regime che è emerso dalla Costituzione del 78 è evidente perché gli stessi elementi presenti alla sua nascita, avvenuta contro il popolo, sono corrotti e senza legittimità. I diritti e le libertà sono stati rubati a noi per favorire gli interessi di una minoranza e garantire i suoi proditti e privilegi, quella stessa che ci ha portato a questo stato di emergenza sociale, sulla base di uno smantellamento dell’istruzione pubblica e della salute, della riduzione drastica delle pensioni dei nostri anziani, del sequestro delle nostre case e della chiusura delle imprese e del licenziamento di migliaia di operai e impiegati.
I vari governi stanno al di fuori della legge, convertendo in business quei diritti conquistati a costo di dure lotte e moltiplicando la corruzione, un fenomeno generalizzato e non indipendente dal sistema economico, centrale nella stessa struttura della società e indispensabile per il suo sviluppo.
Tanto i corruttori quanto quelli che si fanno corrompere fanno parte di questo sistema ingiusto di produzione e distribuzione della ricchezza.
Facciamo appello al popolo affinché eserciti la propria sovranità, alzando la voce dal basso, democraticamente, affinché costruisca un processo costituente che garantisca veramente le libertà democratiche, il diritto di decidere e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone.
Noi promotori della Marcia della Dignità 22M, riteniamo che sia importante da vita a una mobilitazione di massa, unificata e chiara contro le politiche che violano i diritti umani e la giustizia sociale.
Una mobilitazione contro il pagamento del debito, per il lavoro dignitoso, per il reddito di base, per i diritti sociali, per le libertà democratiche, contro i tagli, la repressione e la corruzione, per una società di uomini e donne liberi, una mobilitazione contro un sistema, un regime e dei governi che ci attaccano e non ci rappresentano.
Esigiamo che se ne vadano. Che se ne vada il PP e tutti i governi che tagliano i diritti sociali fondamentali, tutti quei governi che collaborano con le politiche della Troika.
Facciamo appello a riempire di dignità e ribellione la capitale spagnola, Madrid, il 22 marzo. Quel giorno arriveranno a Madrid tutte le colonne partite dai vari punti della Penisola, e invitiamo i madrileni ad uscire dalle loro case e ad unirsi a questa grande mobilitazione della maggioranza sociale.
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