Doveva essere una tranquilla – e rituale – manifestazione quella organizzata ieri nella capitale belga ed europea Bruxelles dai sindacati europei aderenti alla confederazione concertativa Ces – alla quale aderisce anche alla Cgil – ma la crisi si fa sentire in maniera sempre più forte e una parte del corteo che ieri ha attraversato la città sede delle istituzioni europee ha deciso di farsi sentire in maniera più contundente.
In mattinata circa 30 mila lavoratori provenienti da vari paesi del continente avevano sfilato tranquillamente in una città letteralmente blindata da uno schieramento di polizia imponente che aveva trasformato in zona rossa inaccessibile il quartiere delle sedi comunitarie, in particolare l’edificio che ospita la Commissione Europea. Una manifestazione continentale contro le politiche di austerità e contro i tagli imposti dall’Unione Europea, che naturalmente non metteva in discussione l’origine di questi processi – l’UE – ma solo gli effetti. Il corteo, alla quale partecipavano delegazioni arrivate da 12 paesi, era partito dalla stazione del Nord di Bruxelles diretto verso il Parco del Cinquantenario, uno spazio verde contiguo alla zona che ospita le istituzioni comunitarie. I lavoratori portavano striscioni redatti in diverse lingue che recitavano “per un salario giusto e un lavoro decente”, “misure di austerità uguale povertà duratura” e ancora “persone, non profitti”. Molti gli striscioni e i cartelli di un’utopistica “Europa sociale e unita con diritti uguali per tutti” mentre altri mostravano una bandiera dell’Unione Europea nella quale le stelle in campo azzurro erano diventate delle forbici. Una manifestazione elettorale, quella di ieri, indetta dalla Confederazione Europea dei Sindacati in vista delle elezioni che si terranno in tutto il continente dal 22 al 25 maggio per rinnovare il parlamento europeo. Una manifestazione strumentale, per tirare la volata ai partiti di centrosinistra, a detta dei sindacati di lotta e conflittuali che non hanno aderito all’iniziativa che ha chiesto alle istituzioni il varo di una specie di ‘Piano Marshall del XXI secolo’, un piano di investimenti per un totale di 250 miliardi di euro da racimolare dalla Banca Europea di Investimenti (BEI) e anche da altre fonti. I sindacati – compresi Cgil, Cisl e Uil – chiedono investimenti pari al 2% del pil europeo in ricerca, formazione, infrastrutture che portino a occupazione di qualità, oltre a un salario minimo europeo, un corretto finanziamento dei servizi pubblici, servizi sociali rafforzati e una fiscalità più equa.
Ma a frustrare la volontà di partecipazione dei lavoratori scesi in piazza insieme alla CES ci ha pensato la polizia belga che ha sbarrato il passo al corteo quando questo ha sfilato vicino al parlamento e poi ancora ad alcune ambasciate. Quando la manifestazione è arrivata in Viale delle Arti gruppi di giovani ma anche di operai hanno cominciato a lanciare oggetti – bottiglie, pietre, bastoni – verso l’ambasciata degli Stati Uniti presso l’Unione Europea, all’interno del quale l’ambasciatore Anthony L. Gardner stava conducendo una riunione con i giornalisti. I reparti antisommossa hanno caricato e si sono verificati i primi scontri con un bilancio di nove feriti tra manifestanti e agenti.
Più avanti lungo il percorso un nutrito gruppo di lavoratori dei porti di Anversa e di Gand hanno evidentemente evidentemente troppo morbido l’atteggiamento dei sindacati e ha iniziato a lanciare petardi contro i cordoni di polizia tentando di forzarli per avvicinarsi alla sede della Commissione Europea. Ne sono nati nuovi scontri con la Polizia che ha usato anche i lacrimogeni, i cannoni ad acqua e gli spray urticanti al peperoncino per disperdere i tenaci dimostranti che rispondevano con pietre ma anche arance. Alla fine il bilancio è stato di 28 feriti.
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