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Quebec al voto, sfida indipendentista e studenti in piazza

Domani si vota in Quebec, la provincia francofona del Canada che conta il 25% della popolazione totale della Federazione e che rivendica da sempre il distacco da Ottawa. L’appuntamento elettorale di domani si carica quindi di notevoli aspettative per il fronte indipendentista uscito vincitore dalle elezioni anticipate del 4 settembre del 2012 convocate dal premier liberale precedente dopo aver sciolto il governo sull’onda di una imponente mobilitazione di studenti e lavoratori contro le politiche autoritarie e liberiste dell’esecutivo guidato da Jean Charest. La nuova premier ministre Pauline Marois, sfuggita ad un attentato mentre festeggiava la vittoria del suo Parti Québécois, formò un governo di minoranza che venne incontro ad alcune delle richieste dei dimostranti che avevano causato la caduta del governo precedente ma che poi ha tradito molte delle aspettative generate nei settori sociali meno abbienti.

Il Parti Québécois (PQ, di centrosinistra), che già in passato – 1980 e 1995 – ha promosso referendum indipendentisti persi per pochi voti, ha fatto appello agli elettori affinché gli concedano una maggioranza in grado di promulgare la “Charte des valeurs québécoises”, una corta di dichiarazione di ‘pre-indipendenza’. Si tratta di un progetto di legge che, in nome della laicità dello Stato, proibisce tra le altre cose l’esibizione pubblica di simboli religiosi oppure l’osservanza da parte dei centri per l’infanzia di regimi dietetici dettati da precetti religiosi. I nazionalisti canadesi accusano i québecois di voler ridurre i diritti delle minoranze etniche e religiose non cristiane. Insieme alle opposte valutazioni sui referendum già indetti in Scozia e in Catalogna per i prossimi mesi, naturalmente le polemiche sulla ‘Charte’ hanno tenuto banco in una campagna elettorale trasformatasi ben presto in referendum pro o contro l’indipendenza della regione che molti canadesi considerano un fardello.
D’altronde nel 1995 i ‘si’ all’indipendenza arrivarono ad un soffio dalla vittoria, fermandosi ad un frustrante 49,4%. Ma secondo alcuni politologi se il Quebec ottenesse il tanto agognato distacco, il Canada rischierebbe la disintegrazione con una parte dello stato – le province occidentali – che diventerebbero periferiche e lontane dal centro politico della federazione e si rischierebbe una spinta centrifuga.
La maggior parte dei più recenti sondaggi davano per vincente, nel voto per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale della ‘nuova Francia’, il centrodestra del Parti Liberal e il suo leader Philippe Couillard. Che durante la campagna elettorale pur attaccando frontalmente le rivendicazioni indipendentiste del Parti Québécois e degli altri partiti di sinistra che rivendicano piena sovranità, ha spostato il suo discorso politico verso lidi federalisti, affermando di voler ottenere un maggior decentramento dei poteri e una maggiore autonomia per il Quebec.

Intanto giovedì scorso sono tornati in piazza gli studenti, che hanno dato non poco filo da torcere al governo liberale di Jean Charest e che ora hanno protestato anche contro le politiche sull’istruzione della prima ministra socialdemocratica. Più di 10 mila studenti delle scuole superiori e dell’università hanno sfilato nelle strade di Montréal sfidando la famigerata legge P6 – varata dal governo liberale proprio per impedire le proteste studentesche – che impone l’obbligo di fornire alle autorità l’itinerario delle manifestazioni. In particolare slogan e striscioni hanno preso di mira le politiche di austerità e i tagli implementati dal governo di centrosinistra che pure aveva promesso un cambiamento di rotta forte rispetto alle misure antipopolari imposte dai liberali. Ma anche il PQ non è sfuggito al ricatto del debito pubblico da ridurre anche a costo di tagliare istruzione, sanità, lavoro e diritti. Il corteo ha sfilato per circa due ore ma poi è stato bloccato dalla polizia che ha caricato gli studenti nel tentativo di realizzare alcuni arresti. Quando gli studenti hanno cercato di intervenire per impedire gli arresti i reparti antisommossa hanno di nuovo attaccato duramente il corteo con lacrimogeni e proiettili di gomma. Alla fine sei persone sono state arrestate e altrettante sono rimaste ferite.
La virata filo austerity del governo Marois potrebbe far perdere al fronte Québécois i consensi necessari ad ottenere la maggioranza nell’Assemblea Nazionale.

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