Secondo alcuni media – le informazioni continuano ad essere abbastanza confuse – il bilancio della battaglia di Slovyansk dell’altro ieri è stato di dodici morti e di centinaia di feriti. E comunque l’assalto degli squadristi di Pravyi Sektor ad un commissariato occupato dalle milizie popolari filorusse, che avrebbe innescato la sparatoria tra queste ultime e le truppe inviate da Kiev, si sarebbe risolto con un nulla di fatto, visto che la città dell’est dell’Ucraina è rimasta nelle mani dei ‘ribelli’.
Mentre scontri a fuoco e battaglie “all’arma bianca” tra i gruppi di autodifesa locali e le squadre speciali agli ordini della giunta golpista sono state segnalate nelle città di Kramatorsk e Druzhkovka, decine di migliaia di manifestanti che si oppongono al nuovo governo nazionalista sono scesi in piazza per l’ennesima volta nelle principali località del Donbass e delle altre regioni a maggioranza russa: a Kharkov, a Dnepropetrovsk, a Donetsk, a Lugansk, a Mariupol e in altre ancora. Inoltre le milizie locali armate hanno preso il controllo di edifici amministrativi e di strutture di polizia in nuove località. In particolare ieri gruppi di attivisti filorussi hanno attaccato con pietre e molotov gli uffici della polizia di Gorlovka e ne hanno preso il controllo, mentre centinaia di spettatori applaudivano mentre i poliziotti che si erano trincerati all’interno uscivano dopo aver abbandonato le armi. Poco dopo i manifestanti hanno preso possesso anche di alcuni edifici amministrativi di Zhdanovka, cittadina operaia di 12.500 abitanti nella zona di Donetsk.
Il presidente dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk ha ordinato ieri a tutte le amministrazioni locali della regione di giurare fedeltà al governo provvisorio che si oppone a Kiev ed ha incitato le milizie a prendere il controllo di tutti gli edifici pubblici. “I sindaci devono scendere in strada insieme a tutte le cariche pubbliche e giurare lealtà al popolo della Repubblica Popolare di Donetsk” ha affermato Vladímir Makonóvich durante una conferenza stampa.
Da parte sua il governatore ‘ufficiale’ di Donetsk ha annunciato l’introduzione del regime antiterroristico in relazione all’ultimatum lanciato da Kiev e al fatto che le stesse autorità centrali hanno deciso la mobilitazione delle forze armate e l’invio di migliaia di soldati nelle regioni ribelli, denunciando la presenza di militari russi senza però fornire alcuna prova.
Vero è invece che molti ex appartenenti alle unità antisommossa della polizia ucraina, la Berkut, sciolta immediatamente dopo il golpe dal nuovo governo nazionalista di Kiev, si uniscono sempre più frequentemente ai civili armati che difendono le sedi istituzionali occupate e controllate dai dimostranti che chiedono la federalizzazione del paese allo scopo di difendere le comunità russofone.
Il governo centrale alterna, almeno per ora, il bastone e la carota. Da una parte il presidente ad interim Turchinov ha imposto lo stato di emergenza, dall’altro afferma che il governo potrebbe concedere ai cittadini ucraina la possibilità di votare un referendum sulla federalizzazione del paese, anche se si dice sicuro del fatto che la stragrande maggioranza della popolazione si opporrebbe ad ‘una divisione etnica dello stato’.
L’ex premier, leader del partito ‘Patria’ e candidata alla presidenza nelle elezioni del 25 maggio, Yulia Timoshenko, si è detta contraria all’uso della forza contro le milizie filorusse che si sono impadronite delle regioni orientali, ufficialmente per “evitare un enorme spargimento di sangue e la conseguente aggressione da parte dell’esercito della Federazione Russa” ha detto l’icona della ‘rivoluzione arancione’ durante una intervista televisiva. Ma poi la Timoshenko ha minacciato l’intervento dell’esercito e della Guardia Nazionale (che inquadra migliaia di miliziani di estrema destra) nel caso in cui i ribelli dell’est e del sud dell’Ucraina riproducano lo scenario già visto in Crimea.
A smentire le parole della Timoshenko alcune testimonianze che parlano di una colonna militare che comprende anche carri armati ed altri mezzi pesanti vista transitare a qualche decina di chilometri di distanza dalla città di Sloviansk (vedi foto qui sopra, di fonte BBC).
Ma l’attendismo del governo centrale ucraino sta provocando alcune ruggini anche con i settori più estremisti del campo nazionalista. Ieri alcuni centinaia di dimostranti ultranazionalisti hanno manifestato davanti alla Rada, il Parlamento di Kiev, protestando contro il presidente e il Ministro degli Interni, accusati di essere troppo timidi e di non far nulla per riprendere il controllo delle regioni orientali del paese.
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