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Turchia, imam Gulen indagato per “reati contro la Costituzione”

Il predicatore islamico Fethullah Gulen, ex alleato e mentore del premier turco Recep Tayyip Erdogan diventato nell’ultimo anno il suo principale avversario all’interno dell’establishment, è sotto inchiesta in Turchia per aver “tentato di eliminare o impedire le attività del governo in tutto o in parte” e di aver” creato e gestito un’organizzazione illecita” secondo quanto riporta la rete tv Ntvmsnbc.

Erdogan ieri ha annunciato l’avvio di una procedura di estradizione nei confronti dell’imam 72enne, che dal 1999 vive negli Stati uniti, implicando l’apertura di un indagine, necessaria per presentare la richiesta a Washington. Ntvmsnbc riferisce che un procuratore della divisione “reati contro la Costituzione” è incaricato del dossier Gulen.

Il ministro della Cultura Omer Celik ha detto che la procura di Ankara ha aperto il fascicolo dopo varie denunce nei confronti dell’imam. “Ci sono accuse gravi, che arrivano allo spionaggio. Abbiamo visto che hanno formato uno stato dentro lo stato, intercettando anche le riunioni più segrete del governo. Portare alla luce e perseguire queste attività è molto importante ep ril futuro della Turchia. Andranno indagati ampiamente in quanto problema per la sicurezza nazionale e andranno prese el misure necessarie” ha aggiunto Celik.

Erdogan accusa la confraternita di Gulen, molto potente all’interno di magistratura e polizia, di essere all’origine dell’inchiesta per corruzione che ha fatto tremare il governo a metà dicembre. Soffocata l’indagine con purghe e trasferimenti massicci di poliziotti e giudici, oltre che con leggi per rafforzare il controllo dell’esecutivo sulla magistratura, è cominciata la pubblicazione di Twitter e YouTube di registrazioni illecite di telefonate compromettenti del premier, che rafforzano i sospetti di corruzione a suo carico.

Erdogan, alla vigilia delle elezioni municipali del 30 marzo scorso, ha fatto chiudere il social media e la piattaforma di condivisione video, ma il blocco è stato poi revocato dalla corte costituzionale. Dopo la schiacciante vittoria elettorale del suo partito Akp al voto, il premier ha promesso di “farla pagare” ai “traditori”.

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