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Turchia: sindacato proibito per chi produce il ‘made in Italy’


Sindacato proibito in Turchia ai lavoratori delle ditte straniere. Pena il licenziamento. Almeno questa è la sorte che è toccata a quattro operai turchi di una fabbrica di Tuzla, sobborgo (e zona franca d’esportazione) di Istanbul. Lo denuncia la confederazione internazionale dei sindacati IndustriALL Global Union.
Lo stabilimento è di proprietà della Ismaco Amsterdam BV, una società con sede olandese specializzata nella produzione di camicie di lusso per marchi “made in Italy” (tra molte virgolette) come Ermenegildo Zegna e Gucci.
L’azienda è una vera e propria multinazionale con impianti di produzione in Spagna, Svizzera, Messico, Cina e Turchia. Lo stabilimento turco occupa circa 370 dipendenti di Ismaco e produce 600mila pezzi all’anno, circa il 65% delle camicie del marchio Ermenegildo Zegna.
Verso la fine del 2012 – denuncia il sindacato -, i lavoratori di Ismaco hanno deciso di sindacalizzarsi, iscrivendosi al Deri-Is, un’organizzazione affiliata a IndustriALL Global Union. Sul tavolo c’erano rivendicazioni salariali e il peggioramento delle condizioni di lavoro.
Ma “quando la notizia si è sparsa, la direzione dell’azienda ha iniziato a convocare i lavoratori per incontri individuali, minacciando il licenziamento se non stracciavano la tessera del sindacato”. Tra dicembre 2012 e gennaio 2013 quattro membri del sindacato sono stati effettivamente licenziati: Cengiz Taşkesen, Fikriye Akgül, Öznur Fazlıoğlu e Uyar Munevver. “Tre di loro sono donne, il quarto è un lavoratore disabile”, denuncia IndustriALL Global Union.
I quattro si sono accampati in una tenda fuori della zona franca, perché non sono autorizzati a entrare.
Il 25 dicembre scorso, denuncia sempre IndustriALL Global Union, i vertici avrebbero invitato tutti i dipendenti a firmare un documento sul quale c’è scritto: “Non vogliamo un sindacato in fabbrica”. 

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