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Chiapas, assalto a La Realidad

Nonostante le ripetute denunce fatte dalle Giunte del Buon Governo, la guerra di bassa intensitá ai danni delle comunitá zapatiste e filozapatiste procede indisturbata. Il contesto di violenza che vive il Paese e la stragrande maggioranza dell’informazione embedded facilitano il lavoro dei paramilitari, che intensificano la loro attivitá alzando il livello dello scontro con incursioni sempre piú violente.

Ne é un esempio l’assalto al Caracol de La Realidad dello scorso primo maggio, in cui sono state ferite 16 basi d’appoggio ed é stato ucciso con un colpo di grazia José Luis Solís López, detto Galeano, Votan e maestro dell’Escuelita por la Libertad según l@s Zapatistas. Con lui, sale a tre il numero di dirigenti comunitari legati a vario titolo alla lotta indigena brutalmente assassinati da poco piú di anno a questa parte; il che, se ce ne fosse ancora bisogno, conferma i timori di una radicalizzazione della strategia controinsorgente che non puó non preoccupare movimenti e organizzazioni solidali in Messico nel mondo.

L’attacco, secondo la ricostruzione del Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, é iniziato verso le 18 e 30 ed é stato portato avanti da membri della Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos – Histórica (CIOAC-H), militanti del Partido Acción Nacional (PAN) e del Partido Verde Ecologista de México (PVEM). In tutto, circa 150 elelmenti armati di armi sia corte che lunghe, bastoni, pietre e machete hanno assaltato il Caracol I de La Realidad, nel quale ha sede la Giunta del Buon Governo Hacia la Esperanza.

Il pretesto per l’incursione armata é stata la presunta detenzione da parte degli zapatisti di Roberto Alfaro Velasco, segretario della Central e delegato al tavolo di dialogo che si stava svolgendo dal giorno precedente nel Caracol, e che vedeva coinvolti, oltre alla delegazione della CIOAC-H e le autoritá civili zapatiste, due osservatori del Frayba nel ruolo di mediatori. L’obiettivo era quello di risolvere in modo pacifico il sequestro da parte di cioaquistas di un camion di proprietá della clinica autonoma zapatista avvenuto il 16 marzo scorso.

Sebbene il dirigente abbia immediatamente dichiarato di non essere vittima di sequestro e di restare nel Caracol solo in funzione del proseguimento del dialogo, le violenze sono continuate ed hanno colpito diverse strutture comunitarie. A colpi di pali e spranghe la scuola é stata seriamente danneggiata, mentre la clinica é stata quasi completamente distrutta. Gli aggressori, inoltre, hanno tagliato le tubature dell’acqua e vandalizzato gli orti comunitari.

Pochi minuti dopo, un gruppo di 68 basi d’appoggio zapatiste a bordo di tre veicoli in arrivo a La Realidad é stato imboscato da una parte degli aggressori, appostati all’uscita della comunitá. Diffusasi la notizia dell’assalto, dall’interno del Caracol un altro gruppo di zapatisti ha cercato di raggiungere la zona degli scontri, ma gli é stato impedito da altri cioaquistas piazzati in centro. É quí che é caduto José Luis dopo aver abbandonato il tavolo di dialogo per andare a sostenere i propri compagni. Ferito al volto da un colpo di machete, al torace e alla gamba destra da due pallottole calibro 22, é stato freddato da una terza pallottola alla nuca.

Nel suo comunicato, dopo aver indicato nei “paramilitari” della CIOAC-H gli autori dell’assalto e nel governatore del Chiapas Manuel Velasco (PVEM) e nel presidente Peña Nieto i mandanti, la Giunta del Buon Governo comunica di aver passato il caso alla Comandancia General dell’EZLN “affinché indaghi bene e faccia giustizia”.  

I fatti si inseriscono in un constesto locale di crescente tensione che, in termini di pressione paramilitare, ricorda gli anni immediatamente successivi al Levantamiento. Possiamo parlare di una vera e propria escalation, sia dal punto di vista del livello di violenza che dell’obbiettivo degli attacchi. In effetti, colpire il Caracol Madre di tutti i Caracol eliminando un importante dirigente con un colpo di grazia rappresenta senz’altro un salto di qualitá nell’attacco e significa mandare un messaggio abbastanza chiaro agli zapatisti. I colpi di grazia non si sparano a caso e chi lo ha fatto ha deciso deliberatamente di eliminare un importante dirigente comunitario, il che, in termini militari, rappresenta una scelta significativa.

L’attacco non é tuttavia un fatto isolato nella zona (quella del municipio ufficiale Las Margaritas governato dal 2012 dal PVEM). Giá nel gennaio scorso, infatti, era stato denunciato un attacco, portato avanti da circa 300 persone (della CIOAC Democratica, in questo caso), contro l’ejido 10 de abril del Municipio Autonomo 17 de Noviembre, che fa parte del Caracol di Morelia.

Nella collonna di sinistra della pagina di Enlace Zapatista, inoltre, é possibile constatare come i territori zapatisti e le comunitá aderenti alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona, siano state costantemente bersaglio di provocazioni e attacchi che, presentati dai mass media come micro-conflitti intracomunitari, hanno lo scopo di aumentare la tensione nella zona, per giustificare successivi interventi repressivi o, quanto meno, un aumento della militarizzazione del territorio circostante le comunitá.

Va sottolineato, poi, il pessimo lavoro svolto dall’informazione main stream (giornali progressisti compresi) nelle ore successive all’assalto. La loro ricostruzione, infatti, ha dato credito esclusivamente alla versione ufficiale diramata dalla polizia statale e dai portavoce della CIOAC-H. Mascherando cosí l’assalto di un gruppo armato contro il Caracol – nel quale nessuno gira con armi da fuoco – come uno scontro occasionale tra organizzazioni un pó troppo litigiose in cui gli zapatisti avrebbero sparato e ferito gli assaltanti. Si sono dovuti aspettare i comunicati del FRAYBA, fortunatmente testimone di fatti dal primo momento, e della JBG usciti il 5 maggio, i quali sostanzialmente coincidono, per aver una visione non tendenziosa e oggettiva dei fatti e potersi fare un’idea piú chiara del contesto.

Come accennto sopra le comunitá zapatiste e filozapatiste sono state vittime di uno stillicidio di aggressioni nel corso degli ultimi anni. Ultimamente, per fare solo qualche esempio, sono state minacciati di sgombero e attaccati gli ejidos di Jotolá, Tila e Mitzitón (aderenti alla Sexta) e San Marcos Avilés (base d’appoggio dell’Ezln). Vanno poi ricordati l’omicidio di Juan Vázquez Gómez, portavoce della Sexta della comunitá di San Sebastián Bachajón, ucciso con sei colpi d’arma da fuoco di alto calibro, il 24 aprile del 2013; e quello di Carlos Gómez Silvano, aderente alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona, assassinato, lo scorso 21 marzo, da 23 pallottole di vario calibro.

La strategia anti-insurrezionale portata avanti da governo e poteri forti (messicani e non) denunciata da JBG e movimenti mira all’eliminazione dell’anomalia zapatista per poter in seguito sfruttare la ricca zona su cui insistono i territori autonomi in favore dell’accumulazione capitalistica, dando il via libera a estrattivismo, turismo, green economy, industria farmaceutuca ed energetica.

Per farlo, oltre all’aspetto bellico e alla propaganda mediatica appena descritti, vengono utilizzate anche delle campagne assistenzialistiche come la Crociata Contro la Fame (lanciata da Peña Nieto e Lula proprio in Chiapas, a pochi Km dai municipi autonomi, giusto un mese dopo la marcia silenziosa del 21 dicembre 2012) che ha come obiettivo quello di creare clientele locali per sottrarre consenso all’autogoverno zapatista e dividere le comunitá.

A meno di un mese dagli importanti incontri che si terrano nel Caracol di Oventik e a San Cristobal de las Casas, ai quali parteciperanno rappresentanti dei popoli originari, attivisti, intellettuali e artisti provenienti da tutto il mondo, la guerra contro l’esperimento di autogoverno zapatista aumenta la sua intensitá e alza il tiro, colpendo sempre piú duramente le comunitá autonome. Pare ormai certo che quelle che vengono descritte da media, polizia e governo – non senza un malcelato razzismo – come scaramucce tra indios, sono in realtá parte di un piano strategico piú ampio che punta a legittimare e a preparare il terreno a futuri interventi polizieschi o militari contro i territoti zapatisti. Insomma, la situazione é assai preoccupante e merita l’attenzione dei solidali con la causa dell’autonomia indigena a livello planetario.

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