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L’Ucraina insorta sfida il divieto dei golpisti e celebra la vittoria sui nazisti

Dopo qualche ora di tregua, anche oggi in alcune delle regioni insorte dell’est e del sud dell’Ucraina si combatte. In particolare nella città portuale di Mariupol, dove le forze regolari di Kiev e i nazisti della Guardia Nazionale hanno ripreso la cosiddetta operazione “antiterrorismo” contro le milizie popolari che si oppongono alla giunta golpista. L’agenzia Interfax citando fonti mediche riferisce di due morti e otto feriti, mentre il sito news ucraino Insider parla di otto membri delle milizie popolari morti nel corso degli scontri a fuoco; altre fonti parlano addirittura di una ventina di vittime. Le milizie di estrema destra hanno occupato parte della città accolti dagli insulti degli abitanti ed hanno appiccato il fuoco al municipio.

E’ in questo clima di guerra civile e di assedio che in metà del paese molte decine di migliaia di persone stanno celebrando con rinnovata spinta la giornata della ‘Vittoria’, in ricordo di quando, nel 1945, l’enorme contributo di sangue dei popoli dell’Unione Sovietica permise di porre fine alla devastante pagina del nazismo e del fascismo. Pagina assai tragica anche per l’Ucraina, che fu invasa dalle truppe naziste e pagò un altissimo tributo alla resistenza contro gli occupanti e i collaborazionisti locali.

Non è un caso che il nuovo governo nazionalista e di destra ucraino ha deciso, subito dopo il golpe di febbraio, di abolire la festività e di proibire che si celebri in quelle città – come Odessa – in cui il potere rimane saldamente in mano alle forze che si richiamano direttamente – Svoboda, Pravyi Sektor – o indirettamente all’esperienza del collaborazionismo con l’occupante tedesco durante i primi anni ’40 del secolo scorso. Anche a Kiev, come nella città costiera che ancora piange i morti della strage fascista della Casa dei Sindacati, le autorità cittadine hanno proibito ogni celebrazione pubblica di una giornata che è sempre stata festiva, e che anche ai tempi del governo dei leader della cosiddetta ‘rivoluzione arancione’ ha sempre visto il suo centro ospitare una parata militare in ricordo della liberazione dalla Germania Nazista. Quest’anno niente sfilate e niente parate, ufficialmente per motivi di ordine pubblico e per ‘evitare provocazioni’.

D’altronde alcuni dei ministri della giunta di Kiev non nascondono le proprie simpatie per un personaggio come Stepan Bandera, capo della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e il fondatore dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), vero e proprio ‘duce’ della milizie ucraine alleate con le truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale e autrici di efferate stragi e di una pulizia etnica certosina ai danni delle popolazioni russofone, degli ebrei, dei rom, delle altre minoranze etniche e naturalmente dei comunisti e degli antifascisti in generale. Ogni anno, dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, fiaccolate con diverse migliaia di partecipanti commemorano un criminale di guerra tornato recentemente in voga grazie alla cosiddetta ‘rivoluzione’ targata EuroMajdan.

Ma pochi giorni fa, quasi a voler stigmatizzare la Giornata della Vittoria, la città ucraina di Lvor – Leopoli – dove più forte è il radicamente delle forze neonaziste ed ultrnazionaliste, è stata teatro di una commemorazione del reparto delle Waffen SS formato da volontari ucraini e che operò sotto il comando degli invasori tedeschi. Circa cinquecento persone hanno sfilato per le strade dell’antica città sotto lo stendardo della formazione militare nazista e molti degli aderenti alla processione vestivano la divisa delle SS della Divisione Galizia. La Divisione dei Granatieri, creata nell’aprile del 1943 dagli occupanti nazisti, potè contare all’epoca sull’entusiastica adesione di migliaia di giovani ucraini fedeli all’ideologia nazionalsocialista e pieni di odio per i cugini delle regioni orientali e meridionali del paese, in nome del quale giurarono fedeltà assoluta ad Adolf Hitler e al Reich. La richiesta fu tale che degli 80 mila aspiranti ‘solo’ 50 mila vennero accettati all’interno dei reparti delle SS ucraine.

Invece oggi decine di migliaia di antifascisti sono scesi in piazza con le bandiere dell’Unione Sovietica e con quelle delle Repubbliche Popolari proclamate in opposizione al golpe nazionalista di febbraio in tutte le città dell’est e del sud. Molto partecipata la manifestazione a Kharkov, nonostante il divieto opposto dal governatore nominato dalla giunta golpista. Particolarmente emotiva la sfilata a Mariupol (nel video), assediata dalle forze dell’esercito che proprio questa mattina hanno sferrato un nuovo attacco. Anche a Dnepropetrovsk i cittadini hanno celebrato il 9 maggio sfidando il padrone della città, l’oligarca governatore Kolomojskij e le sue bande di tagliagole di Pravyi Sektor. Anche nella capitale, nonostante il clima pesante, centinaia di comunisti e di veterani dell’Armata Rossa hanno raggiunto il memoriale al soldato sovietico all’interno del Parco della Gloria Eterna di Kiev. Ad un certo punto, durante la celebrazione, davanti al memoriale hanno fatto la loro comparsa i capi della giunta golpista Arsenj Yatsenyuk e Oleksandr Turchinov che sono stati immediatamente sommersi di fischi e urla, tra le quali ‘Hitler kaput, Bandera kaput’.
Addirittura nel covo nazista di Leopoli i veterani della Grande Guerra Patriottica hanno comunicato ieri che nonostante il divieto della autorità locali oggi avrebbero deposto dei fiori al memoriale dei caduti e avrebbero indossato le decorazioni della vittoria sul nazifascismo.
A Slaviansk alcune migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione per il Giorno della Vittoria nonostante la città sia assediata dalle truppe governative e nei giorni scorsi gli assalti abbiano provocato alcune decine di morti. Il meeting è cominciato al suono dell’Inno dell’Unione Sovietica e poi il ‘governatore popolare’ della regione di Donetsk, Pavel Gubarev, ha fatto appello alla popolazione affinché sostenga e si unisca alle milizie di autodifesa. Il ‘sindaco popolare’ di Slaviansk, Viacheslav Ponomariov, ha chiesto invece ai convenuti di partecipare massicciamente al referendum per l’autodeterminazione convocato per domenica 11 maggio.
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