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Plebiscito per l’indipendenza nell’Ucraina Sud-Orientale sotto assedio. La diretta

Gli aggiornamenti

18.00 – Uno dei leader della “Repubblica popolare di Donetsk”, Denis Pushilin, ha dichiarato la regione dell’Ucraina dell’Est una repubblica sovrana e ha chiesto alla Russia di prendere in considerazione d’inserirla nella Federazione russa. “In base all’espressione della volontà popolare della Repubblica popolare di Donetsk e per ristabilire la giustizia storica, chiediamo alla Federazione russa di considerare l’ipotesi che la Repubblica popolare di Donetsk diventi parte della Federazione russa”, ha detto Pushilin. Kiev ha definito “una farsa” il referendum, che naturalmente è ritenuto illegittimo anche dai paesi occidentali che hanno sostenuto il colpo di stato di febbraio. 

17.30 – Il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha dato indicazioni all’azienda energetica di Mosca d’introdurre il sistema del pagamento anticipato nei confronti di acqusiti di gas da parte dell’Ucraina. Gazprom, dal canto suo, ha subito annunciato che il pagamento anticipato dovrà avvenire entro il 2 giugno. “E’ il momento di finirla con le perdite di tempo. Dite loro che introducete il pagamento anticipato per il gas da domani. Io penso che Gazprom abbia fatto tutto il possibile per risolvere la questione in altri modi”, ha detto il capo del governo in un incontro con il numero uno di Gazprom Alexei Miller e il ministro dell’Energia Alexander Novak. Gazprom ha così annunciato che trasmetterà domani una bolletta anticipata e ha dato tempo fino al 2 giugno per pagare il dovuto. “Se non ci sarà il pagamento anticipato, l’Ucraina riceverà zero metri cubi a giugno”, ha dichiarato Miller. Medvedev s’è anche augurato che la Comissione europea possa mandare un segnale a Kiev “che il debito deve essere pagato”.

15.50 – Il Consiglio di Governo della Repubblica Popolare di Donetsk ha dichiarato l’indipendenza, sulla base del plebiscito popolare di ieri, ed ha chiesto di entrare a far parte come entità autonoma all’interno della Federazione Russa.

12.40 – La Repubblica Popolare di Lugansk afferma di volersi rivolgere all’Onu affinché riconosca la sua indipendenza da Kiev e annuncia che non parteciperà in alcun modo alle elezioni presidenziali promosse dal governo golpista di Kiev per il prossimo 25 maggio. Secondo dati parziali della Commissione Elettorale della Regione di Lugansk, il numero dei voti favorevoli all’autodeterminazione avrebbe raggiunto quota 96,2%. Solo il 3,8% di coloro che si sono recati alle urne avrebbero votato in modo contrario.

12.20 – Il governo di Mosca, per bocca del cancelliere Sergej Lavrov, ha comunicato oggi che rispetta l’esito dei referendum organizzati dai cittadini ucraini nelle regioni di Lugansk e Donetsk. Attraverso il voto, ha detto Lavrov, i cittadini hanno preso democraticamente la decisione di proclamare l’indipendenza dopo la negazione dei loro diritti da parte delle nuove autorità di Kiev imposte attraverso un colpo di stato.

12.00 –  Sarà un diplomatico tedesco, Wolfgang Ischinger, membro dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) a svolgere ufficialmente la funzione di mediatore del dialogo nazionale in Ucraina, informa il giornale di Berlino ‘Die Welt’. Naturalmente il regime golpista ucraino ha accolto la candidatura in maniera entusiastica, trattandosi di un esponente che non nasconde il proprio sostegno alla giunta nazionalista e di estrema destra.

11.30 – Le autorità sanitarie di Odessa hanno informato della morte di due persone che lo scorso 2 di maggio erano state gravemente ferite durante il rogo della Casa dei Sindacati a causa dell’incendio appiccato dai nazisti di Settore Destro. A questo punto il bilancio ufficiale parla di 48 vittime, anche se il governo di Kiev si rifiuta di pubblicare l’elenco completo dei morti di Odessa per non smentire la sua propaganda seconda la quale la maggior parte delle vittime sarebbero ‘russi’ e ‘moldavi’ e anche perché, secondo molte fonti, il bilancio sarebbe doppio rispetto a quanto finora affermato. Una delle due vittime morte dopo giorni di agonia è un giornalista di una testata locale.

11.00 –  L’esercito dell’Ucraina e le milizie neonaziste hanno ripreso le operazioni militari contro le autodifese popolari a Slaviansk, nell’Est del Paese, oggetto di attacchi da alcuni giorni. Secondo l’agenzia Ria Novosti i soldati fedeli alla giunta golpista questa mattina hanno avviato “un bombardamento” con colpi di artiglieria contro i posti di blocco difesi dai cittadini della regione insorta. Esplosioni di munizioni di artiglieria sono udibili presso uno dei posti di blocco alla periferia della città. Arsen Avakov, ministro degli interni ucraino sul suo profilo Facebook ha da parte sua parlato di attacchi a colpi di mortaio da parte dei “separatisti”. “Hanno preso di mira la torre della TV e soldati ucraini”, ma non ci sarebbero vittime, scrive il ministro. 

10.45 – Dall’UE nuove sanzioni a Mosca e sostegno militare ai golpisti di Kiev

10.20 – Il referendum tenuto ieri nell’Est dell’Ucraina è “una farsa propagandistica, senza effetti giuridici”. Lo ha ribadito oggi il presidente ad interim dell’Ucraina Oleksandr Turchinov. 

10.10 – E’ stato rapito da sconosciuti in Ucraina Pavel Kanygin, un giornalista del quotidiano Novaya Gazeta. “Kanygin è stato rapito nella regione di Donetsk” riferisce la stazione radio Eco di Mosca. “Ieri sera, ha inviato un messaggio di testo ad alcuni dei suoi colleghi dicendo: ‘Sono stato rapito, chiama Mosca’”. Secondo un giornalista della radio, Ilya Azar, “uno dei colleghi di Kanygin ha riferito che sarebbe stato pagato un riscatto di 1.000 dollari, ma il telefono del giornalista è ancora irraggiungibile”. L’amministrazione Novaya Gazeta ha rifiutato di commentare le informazioni sul rapimento di Kanygin.

La situazione alle 10.00 

E’ stato un vero e proprio plebiscito per l’indipendenza quello che si è tenuto ieri nelle regione sud-orientali dell’Ucraina sottoposte ormai dai giorni del golpe fascista, a febbraio, ad un assedio divenuto nelle ultime settimane un vero e proprio assalto militare. “Sostieni l’atto di proclamazione dell’autonomia statale della Repubblica Popolare di Donetsk?” recitava il quesito stampato, in ucraino e in russo, sulle schede elettorali distribuite in migliaia di seggi.  

La quota di ‘si’ all’autodeterminazione delle Repubbliche Popolari ha raggiunto quota 89,7% dei numerosi elettori che hanno partecipato alla consultazione naturalmente condannata e dichiarata illegittima sia dalle autorità golpiste di Kiev sia da Stati Uniti e Unione Europea.
Durante una conferenza stampa, il presidente della commissione elettorale di controllo Román Liaguin ha informato che i voti contrari sono stati il 10,9% mentre i voti nulli sono stati lo 0,74% del totale delle schede inserite nelle urne.
I risultati ufficiali del referendum di ieri (alle operazioni di voto, per ovvi motivi, non hanno assistito gli organismi internazionali) verranno presentati durante la giornata di oggi, ma già è noto il tasso di partecipazione alla consultazione indipendentista che nonostante le operazioni di guerra in corso in alcune località e il clima da assedio ha raggiunto un incredibile 75% pari a circa 3,1 milioni di cittadini dei territori genericamente definiti ‘russofoni’ dalla stampa. Nella regione di Lugansk la partecipazione al voto sarebbe stata pari all’81%.
Una percentuale che è in alcune città assai più alta ma che deve fare i conti, ad esempio, con la situazione di Mariupol, dove solo il 27,38% degli aventi diritto si è potuta recare alle urne visti gli aspri combattimenti nella località tra milizie fasciste e autodifese popolari.

Le provocazioni da parte dell’estrema destra ucraina non sono mancate. Una persona è stata uccisa ieri a Krasnoarmeisk (Donetsk) e altre sono rimaste ferite in un villaggio nella regione di Lugansk durante scontri tra forze fedeli al regime di Kiev e la popolazione, che tentava di impedire l’ingresso dei mezzi blindati dell’esercito ucraino. Miliziani dell’estrema destra hanno fatto irruzione in un seggio elettorale a Krasnoarmeiski, ed hanno sospeso con la forza le operazioni di voto. Il tam tam ha richiamato centinaia di abitanti della località arrivati nel seggio per cacciare gli uomini armati che sono stati costretti a quel punto ad abbandonare l’edificio ma non prima di aver aperto il fuoco contro i civili con le armi automatiche uccidendo un abitante del luogo e ferendone altri, come mostra un video pubblicato poche ore dopo da alcuni media locali. Poco prima, ha informato il copresidente del consiglio della Repubblica Popolare di Donetsk Denís Pushilin, le truppe fedeli a Kiev avevano occupato quattro scuole nella stessa città impedendo così la partecipazione degli elettori al referendum in corso.

Gli uomini armati erano membri della Guardia Nazionale, il corpo di sicurezza militare creato a febbraio dalla giunta golpista per legalizzare e inquadrare le bande di miliziani ultranazionalisti e nazisti membri di Settore Destro, di Svoboda e di altri gruppi di estrema destra.

Dopo la vittoria del referendum per l’autodeterminazione di quella che in molti chiamano ormai “Nuova Russia”, le autorità delle regioni insorte affermano che le truppe e i corpi militari ucraini verranno ufficialmente e formalmente considerati ‘invasori’ e contro di loro i nuovi organi di governo adotteranno ogni misura necessaria.

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