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Ucraina: presidenziali azzoppate, favorito l’oligarca Poroshenko

“Il re del cioccolato” Petro Poroshenko è il probabile futuro presidente dell’Ucraina. A pochi giorni dalle elezioni presidenziali indette dal governo golpista e filoccidentale di Kiev sembra che la strada verso la residenza di via Bankova sia spianata per l’oligarca stramiliardario che secondo alcuni sondaggi potrebbe affermarsi già al primo turno, senza neanche bisogno del ballottaggio, sbaragliando così tutti i competitori interni al campo filoccidentale, nazionalista e di destra.  Non sembra avere grandi possibilità di contrastarlo quella che i media occidentali descrivono ancora come ‘l’eroina della rivoluzione arancione’, Yulia Tymoshenko, che potrebbe essere scavalcata addirittura al secondo posto da Sergei Tigipko, ex esponente del Partito delle Regioni.

Il voto del 25 maggio è fondamentale per la nuova classe dirigente ucraina che si è imposta a febbraio grazie a un colpo di stato sostenuto da Stati Uniti e Unione Europea e che non ha esitato a utilizzare le bande naziste di Pravyi Sektor contro i propri oppositori. La presenza di ben 4 ministri appartenenti alla formazione nazionalsocialista Svoboda all’interno della compagine di governo parla da sola. Il governo è sostenuto da una maggioranza parlamentare formata dagli eletti dell’ex opposizione – Udar, Patria e Svoboda – ai quali si sono uniti, per convenienza o sotto minaccia, alcune decine di deputati transfughi da alcuni partiti minori e dal Partito delle Regioni dell’ex presidente Yanukovich. Di fatto Yatseniuk e Turchinov governano a colpi di minacce e in un clima blindato, contraddistinto dall’impossibilità da parte delle opposizioni di partecipare in qualche modo al dibattito parlamentare e alle decisioni politiche. Un aspetto – una giunta trasformista e non legittimata dal voto popolare – che non sfugge in particolare a padrini internazionali dei golpisti ucraini a Bruxelles e Washington.
In questo quadro il voto presidenziale è un passo necessario verso la legittimazione del nuovo regime a livello internazionale e interno, ma deve fare i conti con diversi ostacoli. Da una parte, il governo, dopo aver perso la Crimea senza colpo ferire, non è riuscito a riprendersi il controllo neanche delle regioni meridionali e orientali che sono insorte contro le nuove autorità nazionaliste e di estrema destra, e di fatto in un terzo del paese domenica prossima sarà assai difficile che quei pochi elettori che vogliono recarsi alle urne possano farlo. Molte sono le città dove si combatte o sotto l’assedio delle forze militari di Kiev, difese da migliaia di uomini e donne che hanno preso le armi contro il governo centrale e che non hanno nessuna intenzione di legittimarlo collaborando alla farsa del 25 maggio.

Inoltre dalla competizione si sono sottratti, per motivi vari, quasi tutti i contendenti contrari al nuovo regime. L’ultimo è stato il segretario del Partito Comunista Ucraina Simonenko, reduce da un assalto fascista all’uscita dagli studi televisivi del Primo Canale dove venerdì sera aveva appena annunciato il proprio ritiro da una competizione falsata dalle minacce contro i candidati non allineati e dalla persecuzione nei confronti delle forze di opposizione. Il ritiro del candidato comunista non è un ostacolo da poco per la giunta golpista di Kiev, perché vuol dire che alcuni milioni di elettori che alle scorse elezioni avevano votato per il Pcu non si recheranno alle urne, abbassando di molto il numero di partecipanti al voto e delegittimando le operazioni elettorali.
I sondaggi dicono che nell’Ucraina centrale e occidentale gli elettori appaiono intenzionati a recarsi in massa alle urne per votare il “moderato” e trasformista Petro Poroshenko. Secondo i dati dell’istituto Gfk quasi l’85% degli ucraini parteciperà al voto e il 40% lo farà dando al preferenza all’oligarca che ha fatto la sua fortuna iniziale nell’industria dei dolciumi e che oggi conta su un patrimonio economico enorme e sul controllo di numerose tra tv e testate giornalistiche. Poroshenko, che è stato prima ministro durante il governo filoccidentale di Viktor Yushenko e poi di quello di Yanukovich, essendo entrato in rotta di collisione con la Russia per motivi economici ha sostenuto ampiamente, e finanziato, la rivolta filoccidentale di EuroMaidan.
Ma i sondaggi vanno presi con molte molle, soprattutto quando riportano i dati sulla partecipazione al voto che potrebbe essere alta nelle regioni occidentali, roccaforte dei movimenti neonazisti e delle forze nazionaliste, ma scenderebbe notevolmente già nelle regioni centrali per calare drasticamente ad est.
E’ stata la stessa Commissione Elettorale di Kiev a mettere qualche ora fa le mani avanti, affermando la propria “impossibilità” di preparare e organizzare lo scrutinio nelle regioni di Lugansk e Donetsk, dove sono registrati due dei 36 milioni di aventi diritto al voto del paese.

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