Oltre cinquemila palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane, hanno iniziato da ieri lo sciopero della fame per una giornata di solidarieta’ con i 120 prigionieri in regime di detenzione amministrativa che hanno intrapreso lo scioipero della fame già dallo scorso 24 aprile. Ad annunciarlo è il vice ministro dell’Anp per gli Affari dei Prigionieri, Ziad Abu Ain, che all’agenzia di stampa Anadolu ha spiegato che ”tutti i detenuti palestinesi sono in sciopero della fame oggi in solidarieta’ con i prigionieri in detenzione amministrativa”. Il vice ministro ha quindi detto che ”le condizioni dei detenuti stanno peggiorando” e alcuni potrebbero anche morire per le precarie condizioni di salute.
Secondo i dati forniti dal Centro Studi e Ricerche sui palestinesi, sono circa cinquemila i palestinesi nelle carceri israeliane. Tra questi si contano 200 minorenni e 19 donne, ha precisato la ong. In base alla legge israeliana, i prigionieri in regime di detenzione amministrativa possono restare in carcere anche senza un processo per motivi di ”sicurezza”. La detenzione amministrativa varia da un minimo di sei mesi e puo’ essere estesa a cinque anni da tribunali penali israeliani.
Ma è proprio dentro le carceri che continuano ad alimentarsi le aspettative per una nuova e più autorevole leadership palestinese. Secondo un sondaggio effettuato dal Centro Palestinese per l’Opinione Pubblica (www.pcpo.org) nel periodo dal 5 al 15 maggio, tra 1015 adulti residenti in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, il più noto dei detenuti politici palestinesi, Marwan Barghouti, è il presidente preferito dalla popolazione nei Territori occupati. Barghouti, è in carcere in Israele dal 2002, risulterebbe vincitore in un confronto diretto con l’attuale presidente dell’Anp, Abu Mazen (33,2% contro il 26,9%), con il premier del governo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh (49,7% contro il 16%) e anche con il leader di Hamas, Khaled Mashaal (51% contro il 16,2%). Lo riferisce l’agenzia Nena News in una servizio di Michele Giorgio dalla Palestina. “La popolarità di Barghouti, conosciuto come il “comandante della seconda Intifada”, resiste tra i palestinesi, nonostante per 12 anni sia rimasto almeno in parte fuori dalle dinamiche politiche interne. Grazie al suo carisma è ritenuto l’unico leader in grado di tenere unite le varie componenti palestinesi, laiche e di orientamento religioso, e di elaborare una piattaforma politica nazionale. Israele sino ad oggi ha respinto ogni richiesta di scarcerazione di Barghouti, che sconta una condanna a 5 ergastoli”.
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