Anche in Portogallo, uno dei paesi trattati più severamente dalla troika, gli elettori hanno punito l’esecutivo di destra guidato dalla marionetta di Bruxelles Pedro Passos Coelho. Ma la dimensione della sconfitta del centrodestra al potere non è eguagliabile a quella della vicina Spagna, anche perché i pochi elettori che hanno scelto di non disertare le urne hanno in buona parte preferito spostare la propria preferenza sui socialisti piuttosto che votare nuove o vecchie formazioni politiche esplicitamente anti-austerity e anti-Ue.
In realtà, il dato preponderante è quello dell’astensionismo che ha raggiunto la quota record del 65%, senza contare un 7.5% di schede nulle e bianche tra quelle inserite nell’urna. Il che significa che i risultati dei singoli partiti vanno letti come l’espressione delle preferenze di neanche un terzo della popolazione portoghese e che quindi la maggior parte degli elettori non hanno dato la propria preferenza all’attuale governo ma neanche per le diverse opposizioni.
A guardare i dati, comunque, i socialisti del PSP hanno vinto le europee di ieri, con il 31.5%. Solo un seggio in più, però, rispetto alla coalizione di centrodestra denominata Alleanza Portogallo, formata dai ‘socialdemocratici’ (in realtà di destra) e dalla Cds, che con il 27.7% perde tre seggi rispetto al 2009 ma non tracolla. I cardini del bipartitismo imperfetto alla portoghese nell’insieme reggono, superando insieme il 59% e non lasciando grande spazio alle forze critiche nei confronti di una sudditanza del paese ai diktat della troika che hanno ridotto il Portogallo al fantasma di ciò che era solo pochi anni fa.
Anche la vittoria dei socialisti è una ‘vittoria di Pirro’ perché, così come è avvenuto in Grecia, non è così netta da permettere ai suoi leader di imporre le dimissioni all’esecutivo ed elezioni anticipate nonostante il PS avesse chiesto la mobilitazione degli elettori di ‘sinistra’ per cacciare il premier Passos Coelho ed andare al voto per le legislative.
Le elezioni di ieri hanno premiato i comunisti e i suoi alleati ecologisti riuniti nella coalizione Cdu (Coalizione Democratica Unitaria) che ha ottenuto il 12.7% dei voti e 3 europarlamentari, in crescita rispetto alle precedenti consultazioni ma senza sfondare più di tanto tenendo conto che teoricamente l’enorme astensione avrebbe dovuto premiare molto di più un partito con una forte base militante e capace quindi di mobilitare il proprio elettorato in misura maggiore rispetto ai partiti avversari.
E’ andata molto male alla sinistra ‘bertinottiana’ del Bloco de Esquerda che cinque anni fa aveva mandato a Strasburgo ben 3 eurodeputati e che questa volta ottiene solo un seggio con un magrissimo 4.6%.
Buon risultato invece per una nuova forza politica ecologista, il Movimento Partito da Terra, che elegge un europarlamentare alla sua prima presentazione in una competizione elettorale e conquista un discreto 7.2%. Come in Spagna l’estrema destra non ottiene risultati degni di nota, mentre rispetto alla Izquierda Unida spagnola il discorso del Partito Comunista Portoghese è assai più critico nei confronti dell’architettuta politica dell’Unione Europea e della permanenza del paese nell’Eurozona.
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