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L’Abkhazia come l’Ucraina? Tentato golpe antirusso a Sukhumi

Il sostegno di Ue e Stati Uniti al golpe nazionalista e filoccidentale in Ucraina sembra avere un seguito in un’altra area calda dell’ex Unione Sovietica, dove evidentemente Washington e Bruxelles stanno di nuovo tentando di mettere in difficoltà la Russia proprio a ridosso dei suoi confini. Questa volta la faglia si è aperta nella Repubblica dell’Abkhazia, separatasi dalla Georgia con il sostegno di Mosca e all’origine di un lungo scontro militare tra gli abitanti della regione e l’esercito di Tbilisi e poi, nel 2008, di uno scontro diretto tra le truppe georgiane sostenute dagli Stati Uniti e quelle russe, che ebbero la meglio.

Ieri a Sukhumi, la capitale del paese, migliaia di manifestanti dell’opposizione hanno assaltato e occupato il palazzo presidenziale e la sede della televisione di Stato dopo una manifestazione antigovernativa descritta come molto partecipata dai media georgiani.
Il presidente Aleksandr Ankvad, che si è rifugiato a Gudauta – a 40 km dalla capitale – parla senza mezzi termini di «un tentativo di colpo di Stato» in atto, affermando di non aver abbandonato il paese e di avere ancora il controllo della situazione. Mosca ha inviato due emissari, il consigliere presidenziale Vladislav Surkov e il vice segretario del consiglio di sicurezza Rashid Nurgaliyev, per cercare di ricomporre la crisi.

Ma il leader dell’opposizione abkaza, Raul Khadzhimba – premier della repubblica secessionista nel 2003-2004 e battutto alle presidenziali dell’agosto 2011 da Ankvab – ha annunciato che il consiglio di coordinamento dell’opposizione «ha assunto temporaneamente il controllo della Repubblica». Ma nelle ultime ore sembra che le forze governative siano riuscite a sventare il colpo di stato e a riprendere in mano la situazione.

L’associazione con lo scenario ucraino è così naturale che molti dei giornali russi oggi parlano di una ‘Maidan abkaza’. La posizione dell’Abkhazia è strategica, in quanto si affaccia sul Mar Nero.
La improvvisa escalation nella repubblica – non riconosciuta dai paesi occidentali che la considerano ancora una regione di Tbilisi – è formalmente causata dal rilascio di passaporti abkhazi ai cittadini residenti nei distretti orientali che però protestano perché vorrebbero mantenere la loro cittadinanza georgiana. Su questo elemento di frizione ‘etnica’ e sul malcontento popolare per la crisi economica l’opposizione filoccidentale ha costruito una campagna politica che chiede la formazione di un governo di unità nazionale e il trasferimento di alcuni poteri dal presidente al parlamento e all’esecutivo.

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