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Thailandia: mano dura dei golpisti contro opposizioni

A una settimana ormai dal golpe del 22 maggio, il potere militare estende il controllo sui mass media, limita ancor più potenziali oppositori e impone un’applicazione ancora più drastica della legge sulla lesa maestà associata all’uso della corte marziale. Un tribunale davanti alla quale è previsto che venga condotto, probabilmente già nelle prossime ore, l’ex ministro dell’Istruzione Chaturon Chaisaeng arrestato ieri dopo un’affollata conferenza stampa davanti ai media internazionali in cui aveva espresso il proprio dissenso nei confronti dell’esercito e della giunta golpista.
Intanto la riduzione di tre ore il coprifuoco, da mezzanotte alle 4 del mattino, e alcune scarcerazioni di esponenti del movimento delle Camicie Rosse e altri elementi considerati fedeli all’esecutivo deposto per decorrenza del periodo di sette giorni di detenzione preventiva, si alternano in queste ore ad arresti di altri presunti “estremisti” e al sequestro di armi e esplosivi.
Prosegue anche la rimozione di funzionari pubblici considerati vicini al precedente governo deposto dai militari. Oggi ad essere sollevati dall’incarico sono stati otto governatori di provincia e 16 ufficiali superiori della polizia.
Resta sostenuta sui social newtwork la reazione al colpo di stato, che ha invece un forte sostegno dei nazionalisti, filomonarchici, avversari del potere della famiglia Shinawatra e di chi vede nell’intervento militare un necessario elemento di pacificazione e di riforma del paese.
Continuano seppure ridotte e di breve durata, le manifestazioni pubbliche contro il regime, considerate illegali. In stato d’arresto rimangono due noti reporter thailandesi, mentre altri due, esperti di questioni militari, sono stati convocati per un colloquio dai responsabili per la comunicazione della giunta per avere messo in difficoltà con domande troppo specifiche il generale Prayuth Chan-ocha, che si è proclamato primo ministro sciogliendo il Senato.
Il “Consiglio nazionale per il mantenimento della pace e dell’ordine”, l’altisonante nome che si è dato la giunta, è da oggi affiancato da dieci personalità chiamate a indirizzare gli affari di stato in diverse aree tra cui sicurezza, economia, commercio. Proprio la gestione della sicurezza è stata affidata al precedente comandante dell’esercito, generale Anupong Paojinda.

Intervento atteso e che ha sicuramente portato ai militari ampie simpatie, prosegue il pagamento a 800.000 risicoltori di quanto dovuto da molti mesi per il prodotto consegnato ai depositi governativi. In mancanza di proventi reali dalla vendita del riso, la giunta ha chiesto alle banche di finanziare i 50 miliardi di baht mancanti dalle casse pubbliche sui 90 miliardi di baht (circa 2 miliari di euro) necessari. La politica risicola è stato uno degli elementi utilizzati dalla protesta anti-governativa per chiedere da novembre 2013 e senza successo fino all’intervento dei generali, le dimissioni dell’esecutivo, già accusato di poca trasparenza, sudditanza alla famiglia Shinawatra attraverso la premier Yingluck Shinawatra e politiche volte solo a garantirsi la base elettorale.

Proprio per smentire la volontà di ospitare un governo in esilio opposto alla giunta al potere, oggi il premier cambogiano Hun Sen ha dichiarato con chiarezza che la Cambogia non interferirà negli affari interni thailandesi e ha chiesto all’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, amico personale e consulente economico del suo governo, come pure alla sorella Yingluck, a capo dell’esecutivo defenestrato dai militari, di capire la posizione del suo paese.

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