Gli esami effettuati sull’arma da fuoco che ha ucciso un uomo in occasione dei violenti scontri tra polizia e manifestanti a Istanbul la settimana scorsa hanno stabilito che appartiene ad un poliziotto.
Secondo l’Istituto di medicina legale dalla metropoli turca è un poliziotto che il 22 maggio scorso ha ucciso Ugur Kurt, 30 anni, colpito da una pallottola alla testa mentre partecipava a un funerale in una cemevi (luogo di culto della comunità alevita) del quartiere popolare di Okmeydani.
Testimoni avevano dichiarato che la polizia aveva sparato proiettili veri per disperdere i manifestanti che lanciavano pietre e bottiglie molotov, ma il ministro dell’Interno Efkan Ala aveva respinto la responsabilità delle forze di sicurezza, chiedendo che le armi del poliziotti dispiegati nella zona fossero esaminate, prima di avviare un’indagine.
La procura di Istanbul ha chiesto ora l’autorizzazione del governatore di Istanbul, come previsto per legge, per apire un’inchiesta sul poliziotto titolare dell’arma, la cui identità non è stata rivelata e che, come è accaduto per i colleghi autori di altri omicidi di manifestanti nell’ultimo anno, con molta probabilità non verrà punito dai tribunali.
Una seconda persona ha stata poi uccisa durata la nottata di guerriglia scoppiata nel quartiere di Okmeydani a seguito dell’uccisione di Kurt. Le due persone uccise non partecipavano alla protesta. Gli scontri erano scoppiati durante una manifestazione contro il governo e in memoria di un ragazzo di soli 15 anni ucciso dalla polizia a seguito delle manifestazioni antigovernative dello scorso anno, Berkin Elvan.
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