Nel suo libro “La CIA en España” il giornalista d’inchiesta Alfredo Grimaldos assicura che l’arrivo al potere di Felipe González, primo socialista a essere eletto premier di Madrid dopo la lunga parentesi della dittatura franchista, fu in realtà un’operazione “disegnata e controllata” dalla Cia per continuare a mantenere il paese sotto tutela dopo la fine del regime.
Il libro di Grimaldos, pubblicato nel 2006 ma passato largamente inosservato vista la presa che i socialisti avevano ancora nel paese – ora assai intaccata – afferma che il Psoe (Partito Socialista Operaio Spagnolo) fu finanziato dai servizi di intelligence statunitensi attraverso alcune fondazioni che facevano riferimento al Partito Socialdemocratico Tedesco guidato da Willi Brandt. In questo modo, afferma l’autore del libro “i servizi segreti nordamericani e la socialdemocrazia tedesca si divisero il controllo e la direzione della cosiddetta Transizione spagnola, con due obiettivi: impedire una rivoluzione dopo la morte di Franco e annichilire la sinistra comunista. La strategia fu quella di costruire un partito “di sinistra” allo scopo di impedire che la sinistra vera si appropriasse del potere in Spagna”. Ora Alfredo Grimaldos ha pubblicato un nuovo libro: “Claves de la transición 1973-1986 para adultos” (Editorial Península). Un lavoro che inizia con la seguente frase: “Il franchismo non è una dittatura che finisce con il dittatore, ma una struttura di potere specifica che sopravvive nella nuova monarchia”. Una chiave di lettura tipica di quei piccoli settori della sinistra radicale spagnola – e soprattutto dei movimenti di liberazione basco e catalano – che non hanno mai accettato la legittimità del nuovo regime nato dalla transizione post-franchista.
In una intervista realizzata dal quotidiano online Público.es, Grimaldos risponde così a una domanda sul ruolo della Cia nella Transizione: “Quando Nixon arriva in Spagna nel 1970 incontra un Franco molto anziano e Nixon torna a casa preoccupato. Per Washington è molto importante mantenere il controllo della Penisola Iberica e Madrid all’interno del suo sistema di alleanze. Allora incarica un suo uomo di fiducia, Vernon Walters, di seguire la situazione in Spagna in vista della morte del dittatore. Franco comprese subito cosa stava accadendo e disse a Walters che tutto era stato ben organizzato, che l’Esercito sosterrà Juan Carlos I e che il maggiore monumento del franchismo non era la Valle dei Caduti ma la classe media che avrebbe fatto da materasso per impedire una rivoluzione”.
Grimaldos fa così a pezzi la tradizionale immagine idilliaca che si è data della transizione spagnola, segnalata spesso in patria e all’estero come modello esemplare di passaggio dalla dittatura alla democrazia. Esemplare è invece la testimonianza, raccolta da Grimaldos, del generale Manuel Fernández Monzón, che faceva all’epoca da tramite tra i servizi segreti franchisti guidati da Luis Carrero Blanco e la CIA statunitense: “Non è vero ciò che si è affermato sulla Transizione, così come il fatto che il Re ne fu il motore. Né Suárez né Juan Carlos furono i motori di niente, ma solo pedine di un piano concepito dall’altra parte dell’oceano Atlantico. Fu tutto disegnato dal Dipartimento di Stato e dalla Cia”. Compresa l’ascesa al potere del giovane Felipe Gonzalez, di cui la Pravda, organo del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica alla fine degli anni ’80 tesseva le lodi per le sue doti di ‘pragmatismo e flessibilità’.
E il ruolo di Felipe Gonzalez non sembra essere terminato con la fine del suo governo a Madrid. L’ex premier socialista lo abbiamo ritrovato recentemente in Venezuela. Felipe si è incontrato a Bogotà, in Colombia – da dove l’estrema destra locale per conto di Washington controlla e manovra gli ambienti golpisti venezuelani – con il capo dell’opposizione di destra di Caracas e governatore dello stato di Miranda, Henrique Capriles Radonski. D’altronde Gonzalez fu ‘amico intimo’ dell’ex presidente venezuelano Carlos Andrés Pérez e promotore delle politiche neoliberiste alla base di numerosi accordi di cooperazione tra Madrid e l’America Latina. Intervistato da una radio in Uruguay, l’analista statunitense e intellettuale marxista James Petras ha detto a proposito dei legami tra l’ex leader del Psoe e Henrique Capriles:
“Felipe González lavorava con Álvaro Uribe, l’assassino, il narco-presidente della Colombia. Felipe González appoggiava gli squadroni della morte che operarono in Centro America. Quando sono stato in Spagna e in Grecia ho potuto vedere con i miei occhi come Felipe Gonzalez sosteneva i partiti di destra in Salvador e Guatemala. Il fatto che ora sostenga Capriles quindi non mi sorprende perché Felipe González non è stato comprato, ma affittato. Qualsiasi governante o dirigente della destra può contrattarlo in cambio di una consistente quota. Sono necessari almeno 300 mila dollari per ottenere i ‘consigli’ di Felipe González. Non è semplicemente un reazionario, ma uno dei più corrotti e immorali in tutta la storia della socialdemocrazia europea”.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa