Menu

La Cina nel “cortile di casa” degli Usa ma evitando conflitti con Washington

Un megaprogetto tra Nicaragua e Cina è stato annunciato martedi. Si tratta un nuovo canale – alternativo a quello di Panama – che collegherà l’Atlantico con il Pacifico. Il nuovo canale, lungo 278 chilometri, partirà dalla foce del fiume Brito sul Pacifico, attraversando per 105 chilometri il Lago Nicaragua e poi lungo i fiumi Tule e Punta Gorda arriverà nel Mar dei Caraibi permettendo l’accesso all’Atlantico.
Le stime sui costi parlano di 40 miliardi di dollari messi a disposizione della HK Nicaragua Canal Development Investment (HKND), una società cinese basata a Hong Kong. E di proprità del faccendiere cinese  Wang Jing. La sua società ha già operativa una serie di contratti per costruire reti telefoniche nel mondo, dal Nicaragua all’Ucraina e assicura che i 40 miliardi per il Canale del Nicaragua sono pronti. Il progetto del Canale in Nicaragua, una nemesi che agisce nella regione da decenni,  non poteva non sollevare tensioni, opposizioni, dubbi e polemiche. Nel 1989, ad esempio, gli Stati Uniti invasero Panama e deposero il presidente Noriega proprio per mantenere il loro controllo sul canale. Secondo alcuni il canale non è sostenibile da un punto di vista economico: 40 miliardi di dollari sembrano insufficienti per un’opera del genere. Ma i lavori partire già a dicembre di quest’anno con l’obiettivo di inaugurare la grande opera entro il 2019 e aprire al traffico interoceanico già nel 2020.
Il canale del Nicaragua sarà largo tra gli 83 e i 520 metri e una profondità di 27 metri, dunque sarebbe molto più ampio di quello di Panama consentendo il passaggio anche delle grandi navi portacontainer da 400 mila tonnellate.
Si tratta insomma di una operazione destinata a modificare profondamente la mappa geopolitica e commerciale di quello che gli Stati Uniti considerano ancora il loro “cortile di casa” (e il golpe in Honduras di tre anni fa lo conferma).

Potrebbe essere questa una delle ragioni per cui alla vigilia della visita in Cina del Segretario agli esteri Usa, Kerry, il presidente cinese Xi Jinping ha richiesto una maggiore comunicazione militare con gli Stati Uniti, dichiarando che qualsiasi conflitto tra i due giganti mondiali sarebbe da considerarsi come un disastro globale. A riferire questa dichiarazione è l’agenzia economica specializzata Bloomberg, spiegando che il presidente cinese ha anche sottolineato come i cinesi abbiano bisogno di un ambiente “più che mai” stabile, ed è inevitabile che le due parti (Usa e Cina, ndr) avranno alcuni contenziosi. “Un conflitto sarebbe sicuramente un disastro per i due paesi e per tutto il mondo”, ha detto Xi, “finché vi sarà rispetto reciproco, mantenendo pazienza e rimanendo imperturbabili a singoli episodi e commenti, saremo in grado di mantenere i rapporti su una solida base, nonostante alti e bassi che si possono incontrare per strada”.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *