“In soli tre giorni il bilancio è molto pesante con 76 morti e 540 feriti. I più colpiti dai raid sono purtroppo i civili, in particolare donne e bambini. Urge fermare questa strage che ha fatto ripiombare i palestinesi in un ciclo di violenza di intensità pari a quella del 2012”: è l’appello lanciato all’agenzia di stampa MISNA da Christian Cardon, responsabile del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) nella Striscia di Gaza.
“Da tre giorni le bombe piovono su questa stretta striscia di terra, tra le più densamente popolate al mondo, di giorno come di notte. Le incerte condizioni di sicurezza rendono l’intervento degli operatori sanitari locali ed internazionali difficile per non dire impossibile” sottolinea il responsabile del Cicr, presente da anni a Gaza City e a Rabouni, nel sud.
“Stiamo lavorando in stretta collaborazione con la Mezzaluna Rossa e le strutture sanitarie locali, rifornendole di kit di emergenza e medicinali affinché possano curare i feriti, il cui numero aumenta di ora in ora” spiega Cardon, ma “siamo anche impegnati nel coordinare lo spostamento di ambulanze e medici sul terreno”.
A rendere la situazione ulteriormente complicata, da un punto di vista umano e umanitario, è “la complessità del territorio, pressoché sigillato”, la cui sopravvivenza dipende dal rifornimento esterno in carburante, cibo e medicinali. “Veniamo da una situazione già problematica, a causa del deteriorarsi delle relazioni con il vicino Egitto – aggiunge l’operatore umanitario –. Da mesi le aperture del valico di Rafah sono drasticamente diminuite impedendo il passaggio di beni e persone”. Un passaggio vitale che dal 2013 consente di far affluire, ma “col contagocce”, tutte le risorse necessarie alla sopravvivenza dei palestinesi di Gaza.
“Chiaramente se i raid aerei israeliani dovessero protrarsi a lungo, peggio ancora se dovesse scattare l’operazione di terra, cibo, medicinali e carburante rischiano di scarseggiare molto presto, bloccando il funzionamento delle infrastrutture sanitarie ma anche il rifornimento in acqua e energia elettrica” avverte il responsabile Cicr.
“Seppur abituata a sopravvivere in condizioni estremamente difficili, la popolazione prova terrore colpita da bombardamenti così intensi e con lo spettro di un’operazione terrestre che farà ulteriormente precipitare la situazione. Da una parte come dall’altra sono i civili a fare le spese dell’escalation armata e politica” denuncia Cardon.
Unica notizia ‘positiva’ degli ultimi giorni è la decisione del Cairo di aprire il terminal di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, per consentire l’evacuazione dei feriti. “Aprire corridoi umanitari e rispettare l’incolumità degli operatori può dare un po’ di respiro. Su questa prospettiva siamo in contatto costante con le autorità egiziane” conclude il responsabile della Croce Rossa.
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