La morte al Cairo di almeno 700 manifestanti che reclamavano il reintegro del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi è stata un “omicidio di massa” che “è assimilabile probabilmente a un crimine contro l’umanità”. Lo denuncia, a quasi un anno di distanza da quell’eccidio, l’organizzazione internazionale – con base a New York – Human Rights Watch in un rapporto reso noto oggi.
Il 14 agosto 2013, poco più di un mese dopo che il capo delle forze armate Abdel Fattah al Sisi aveva destituito e fatto arrestare il primo presidente eletto democraticamente in Egitto, l’islamista Morsi, il massacro compiuto dai soldati e i poliziotti nel cuore della capitale, a piazza Rabaa al Adhawiya e Nahda, ha scatenato una spietata ondata di repressione che ha essenzialmente preso di mira i Fratelli Musulmani, in seguito messi fuorilegge.
Il governo egiziano ha riconosciuto la morte, quel giorno, di oltre 700 manifestanti, sotto i colpi della repressione. Ora Hrw reclama con insistenza un’inchiesta nei confronti di al Sisi, eletto trionfalmente presidente lo scorso maggio dopo aver eliminato ogni opposizione islamica ma anche progressista al regime militare sostenuto da Stati Uniti e Unione Europea e alleato di Israele.
In un rapporto di 188 pagine presentato alla stampa al Cairo in videoconferenza dall’estero, HRW – che cita oltre duecento testimoni – ha parlato di 817 morti nella sola piazza Rabaa. E ha assicurato che le forze dell’ordine hanno sistematicamente “aperto il fuoco sulle folle di manifestanti che si opponevano” alla destituzione di Morsi ad opera dei militari lo scorso 3 luglio 2013.
E proprio nei giorni scorsi a Kenneth Roth, direttore di Human Rights Watch è stato vietato l’ingresso in Egitto, dove avrebbe dovuto presentare il rapporto sulla strage del Cairo. Accompagnato dalla responsabile di Hrw per il Medio Oriente, Sarah Leah Whitson, Roth era arrivato domenica all’aeroporto della capitale egiziana. Ma i due sono stati dapprima trattenuti per 12 ore e poi respinti per non meglio precisate ragioni di sicurezza.
Una rogna per il governo statunitense che spesso ha potuto contare sull’atteggiamento benevolo di HRW ma che intrattiene rapporti ottimi con il regime militare egiziano che ora la ong accusa di crimini contro l’umanità.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa