Menu

I neonazisti minacciano un altro golpe, Poroshenko si appella alla Nato

Si intensifica il conflitto tra il governo nazionalista di Kiev e le regioni antifasciste e russofone che non intendono sottomettersi al dominio dei revanscisti ucraini.

Oggi le milizie russofone hanno abbattuto un Mig-29 dell’aviazione militare di Kiev sopra la regione di Lugansk, in Ucraina orientale. La perdita è stata ammessa anche dal portavoce militare ucraino Leonid Matyuchin. Il pilota, ha spiegato, è riuscito a paracadutarsi ed è stato tratto in salvo ma si cercano i resti dell’aereo, ha aggiunto. L’abbattimento di oggi va ad aggiungersi ai diversi aerei militari da trasporto e combattimento, oltre ad elicotteri, colpiti nelle ultime settimane.

Nonostante il regime di Poroshenko si vanti di grandi successi militari – solo in parte anche reali – e finanche di “vittorie” fantasma come quella del sempre più presunto “convoglio militare russo” che nessuno ha visto attaccare in Ucraina, la situazione non appare affatto tranquillizzante per il regime di Kiev. Il ministro degli Esteri ucraino Pavlo Klimko ha infatti chiesto esplicitamente aiuto militare a Unione Europea e Nato per combattere gli insorti che resistono nella parte orientale del paese.

Tale aiuto, ha detto Klimko in un’intervista alla radio tedesca Deutschlandfunk, faciliterebbe l’azione sul terreno dell’esercito ucraino. Secondo il capo della diplomazia di Kiev, il rischio di un’incursione russa è più forte che mai, mentre armi e combattenti russi continuano ad attraversare la frontiera.

Non è difficile vedere lo scopo politico immediato di questa richiesta: oggi era previsto a Berlino l’incontro dei ministri degli Esteri di Ucraina, Russia, Germania e Francia.

Sull’altro fronte diplomatico ancora aperto, il regime di Kiev ha dovuto riconoscere oggi la natura umanitaria del convoglio di aiuti inviato da Mosca. Il ministro per gli Affari Sociali, Liudmila Denissova, ha confermato alla Croce Rossa che i camion russi contengono effettivamente soltanto aiuti alimentari, sacchi a pelo e generatori elettrici. Ma nulla è stato detto sui tempi con cui il convoglio potrà attraversare la frontiera e raggiungere le popolazioni del Donbass. La Croce Rossa aspetta garanzie di sicurezza da tutte le parti prima di distribuire gli aiuti in Ucraina orientale, dove continuano i combattimenti a Donetsk e Luhansk (dove il regime rivendica la riconquista di una stazione di polizia).

Ma il governo dell’oligarca cioccolataio, Poroshenko, è premuto fortemente anche dalla destra più estrema, insoddisfatta per quelle che ritiene “esitazioni” nella conduzione della guerra. Se non «sarà fatto ordine immediatamente» nel ministero dell’Interno ucraino, i paramilitari neonazisti di Pravi Sektor si ritireranno dai combattimenti contro i “separatisti” ad est e lanceranno una «campagna a Kiev». Questa la minaccia lanciata dal loro leader Dmitro Iarosh in una lettera indirizzata al presidente Petro Poroshenko.

Nella missiva Iarosh chiede il siluramento di alcuni alti dirigenti del ministero dell’Interno, il rilascio degli attivisti ultranazionalisti arrestati e «la restituzione di tutte le armi sequestrate illegalmente» al movimento di estrema destra. Pravi Sektor è ai ferri corti col ministero dell’Interno ucraino da quando – in una sparatoria a Rivne a fine marzo – dei poliziotti hanno ucciso il leader locale del gruppo paramilitare ultranazionalista, Oleksandr Muzichko, detto “Sashko il Bianco”.

Ma la minaccia di un golpe nel golpe arriva insieme alla conferma che le milizie neonaziste agiscono al di fuori di ogni linea di comando del governo fantoccio di Kiev e che, ovviamente, sono in prima fila nella “pulizia etnica” delle province antifasciste.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *