Poco prima che il Financial Times annunciasse ieri l’intenzione da parte del primo ministro britannico David Cameron di inviare 10 mila soldati in Ucraina contro la Russia, era stata l’amministrazione statunitense ad informare su un imminente rafforzamento del dispositivo militare di Washington e della Nato nell’Europa orientale e settentrionale. Stesso obiettivo: accerchiare Mosca.
Gli Stati Uniti invieranno presto un consistente numero di carri armati e di truppe in diversi paesi della cosiddetta “Nuova Europa” ha fatto sapere il Pentagono, secondo il quale l’aumento della presenza militare statunitense ai confini della Russia avrebbe l’obiettivo di rassicurare alcuni alleati della Nato che si sentono minacciati. Come se in ballo ci fosse una possibile invasione russa della Lettonia o della Polonia… quando in realtà è vero esattamente il contrario, cioè che è l’aggressiva ingerenza di Washington e Bruxelles in alcuni paesi confinanti con la Federazione Russa ad aver obbligato Mosca a delle brusche contromisure. E l’annuncio che la Nato invierà truppe a Kiev dopo aver foraggiato e sostenuto il colpo di stato di febbraio non allenterà certo la tensione.
Secondo la Casa Bianca – che ha già inviato migliaia di soldati, caccia e carri armati nei Paesi Baltici e nell’Europa dell’est nei mesi scorsi – il vertice dell’Alleanza Atlantica previsto per la prossima settimana in Galles “è il più importante dai tempi della guerra fredda”. Prima di andare in Galles Obama farà tappa in Estonia, al confine con la Russia. “Non lanceremo una guerra Usa-Russia” dice Obama che poi però parla della necessità del riarmo dell’Occidente “per difendere gli altri membri della Nato” con nuove basi a Est e truppe della Nato da piazzare addirittura sul territorio di Svezia e Finlandia, a lungo paesi neutrali nello scacchiere militare statunitense in Europa. Se ne parlerà al vertice dell’Alleanza Atlantica del 4 e 5 settembre, al quale Mosca non è stata invitata. La Casa Bianca e il segretario generale uscente, il danese Rasmussen, dovranno convincere alcuni partner europei – Italia, Francia e Spagna in primo luogo – ad accettare la realizzazione di nuove basi militari in Polonia e sul Baltico in cui spostare truppe di Washington finora stanziate in Inghilterra e a Berlino. Fin qui la Germania ha avuto una posizione non troppo benevola nei confronti delle pretese dell’asse Usa-Gb-Europa Orientale favorevoli alla militarizzazione del confine con la Federazione Russa. Berlino sa che una simile misura costringerebbe Mosca a fare altrettanto e l’economia tedesca ed europea già soffre le conseguenze della guerra economica e commerciale scatenata dall’occidente contro Putin dopo la dura reazione della Russia al golpe filoccidentale di Kiev. Inoltre, rafforzare la Nato nella sua versione ‘americana’ allontana il progetto del rafforzamento di un esercito europeo e di un complesso militare-industriale indipendente da Washington. Ma finora la Germania di Angela Merkel non si è certo sottratta allo scontro con Mosca e non è detto che questa volta si comporti diversamente. A salvare in parte la forma, è previsto che le nuove basi militari Usa e Nato ad est non siano descritte come ‘permanenti’ mentre il vertice gallese dell’Alleanza dovrebbe accelerare il processo di adesione dell’Ucraina e sancire un vasto piano per armare l’esercito di Kiev. E per quello che si sa il vertice di Newport della prossima settimana dovrebbe decidere l’apertura di cinque nuove basi militari in Estonia, Lettoria, Lituania, Polonia e anche Romania.
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