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La Grecia ai tempi della troika: migliaia di poveri negli ospedali psichiatrici

L’aumento dei casi di disagio mentale costituisce una delle tante conseguenze della gestione liberista e autoritaria della crisi economica in Grecia.
Un aspetto che in genere è invisibile, ma – come concordano ormai medici e psicologi – i drastici cambiamenti intervenuti nella vita quotidiana dei greci nel corso degli ultimi sei anni hanno causato gravi conseguenze sullo stato di salute mentale del Paese. Come riferisce il sito web GreekReporter.com, gli ospedali psichiatrici di tutta la Grecia sono stacolmi di pazienti le cui condizioni mentali appaiono in molti casi impressionanti.
L’ospedale psichiatrico Dafne, cui fa riferimento tutta la regione di Atene e dell’Attica, ammette circa 200 nuovi pazienti ogni mese e tale numero supera del 30% la capacità di ricezione per cui i ricoverati rimangono in attesa nei corridoi e sono costretti a dormire sulle lettighe. Inoltre, il numero degli ingressi non volontari è drammaticamente aumentato dal 2010. Attualmente quasi il 55% dei pazienti viene ricoverato nelle cliniche per disordini mentali non su base volontaria ma per intervento della polizia o per ordine di un magistrato. Gli ospedali e i reparti psichiatrici diventano sempre più, evidentemente, uno strumento di controllo e restrizione fisica complementari al sistema carcerario, nei quali rinchiudere una parte dell’eccedenza di forza lavoro rimasta inoccupata.
Del resto i pazienti che sono ammessi in questi istituti sono per lo più disoccupati, piccoli imprenditori andati in bancarotta o genitori che non hanno i mezzi per nutrire i propri figli. La maggior parte dei ricoverati sono persone di oltre 40 anni di età che non hanno mai mostrato in passato segni di squilibrio mentale. Sempre per colpa della gestione della crisi da parte della Troika e dei governi di Atene asserviti all’Unione Europea, che hanno falciato stipendi e posti di lavoro, garanzie e assistenza sociale, anche centinaia di persone senza fissa dimora sono finite negli ultimi tempi negli ospedali psichiatrici con gravi disturbi mentali. Di solito questi pazienti rimangono in ospedale per un breve periodo di tempo e poi tornano di nuovo in strada senza ricevere più alcuna assistenza medica. 

Il mese scorso, un uomo di 44 anni che soffriva di depressione si è tolto la vita nel centro di Atene. Il giorno prima di suicidarsi era stato ricoverato all’ospedale Dromokaiteio dove però i medici non avevano ritenuto necessario ricoverarlo in osservazione e lo avevano subito dimesso.
Secondo i media locali, in genere gli ospedali chiedono ai medici di dimettere i pazienti in quanto le strutture sono sempre piene e non ci sono posti disponibili. I finanziamenti che prima andavano alla sanità, del resto, sono stati deviati verso il pagamento di banche e imprese internazionali o dei cosiddetti ‘creditori’ che hanno prestato ad Atene decine di miliardi di euro che ora si stanno riprendendo con lauti interessi.
Nel corso dei primi nove mesi del 2014, 3.412 pazienti sono stati esaminati all’ospedale Dafne ma solo 1.757 sono stati ammessi. “Purtroppo in questo momento non abbiamo le strutture necessarie per aiutare queste persone e anche i redditi dei loro famigliari si sono notevolmente ridotti”, ha osservato Theodoros Megalooikonomou, direttore dell’Ospedale Psichiatrico Dafne. 

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