Per ora è di 4 israeliani – tre dei quali anche cittadini statunitensi, uno era un esponente del partito sionista religioso “Shas” – uccisi e altri 8 gravemente feriti il bilancio dell’attacco compiuto questa mattina intorno alle 7 in una sinagoga di Har Nof, un sobborgo di Gerusalemme abitato in prevalenza da ebrei ortodossi e feudo delle organizzazioni della destra religiosa. I due attentatori, Ghassan e Odai Abu Jamal, residenti nel quartiere palestinese di Jabal al Mubaker, hanno fatto irruzione all’interno della sinagoga ed hanno aperto il fuoco contro i presenti usando anche coltelli ed un’ascia. Entrambi gli assalitori sono stati uccisi poco dopo dalla polizia.
Ieri l’omicidio di un cittadino palestinese, l’autista di autobus Yusuf Hasan al-Ramouni trovato impiccato domenica sera ad una sbarra all’interno del suo mezzo fermo in una stazione, aveva provocato prima la rabbia della sua famiglia che ha da subito affermato di non credere alla versione ufficiale della polizia israeliana che parlava di suicidio, e poi manifestazioni in diverse zone della Cisgiordania sfociate in scontri con le forze di occupazione. Per familiari e manifestanti il giovane è stato assassinato da alcuni ebrei estremisti dopo esser stato picchiato.
Subito dopo l’annuncio della morte di al-Ramouni, scontri sono scoppiati nel quartiere dove risiedeva, ad Al-Tur, ed a Ras al-Amud e Abu Dis, quartiere di Gerusalemme Est separato dal resto della Cisgiordania dal muro dell’apartheid. La polizia israeliana ha naturalmente represso le manifestazioni con il lancio di lacrimogeni e granate stordenti. I funerali del conducente palestinese ucciso si sono svolti ieri sera a Gerusalemme Est, con la partecipazione di migliaia di persone.
Mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato ”l’uccisione dei fedeli ebrei a Gerusalemme e di altri civili ovunque essi siano” Hamas e Jihad Islamica hanno celebrato quello che hanno definito un atto legittimo di vendetta nei confronti dei crimini israeliani contro la popolazione palestinese.
Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina, organizzazione di ispirazione marxista e laica della resistenza, ha rivendicato tramite un comunicato la paternità dell’attacco che però sarebbe stato deciso in maniera non coordinata dai due cugini Jamal.
Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli attacchi da parte di palestinesi nei confronti di soldati, poliziotti e coloni israeliani investiti con automobili o mezzi da lavoro oppure accoltellati per la strada in quella che si configura ormai come una strategia inedita da parte di alcune organizzazioni palestinesi volta a terrorizzare gli occupanti israeliani nelle loro città e quartieri. Del resto i due cugini responsabili dell’attacco di questa mattina sarebbero entrambi cittadini israeliani.
Appaiono evidenti in queste ore la sorpresa e lo smarrimento delle autorità israeliane di fronte al nuovo fenomeno. Ad esempio del capo della Polizia, Yohannan Danino, che ammette che «si tratta di singoli che decidono di colpire spinto dall’incitamento all’odio e non c’è una soluzione semplice a questa minaccia».
Oggi il governo israeliano accusando la leadership palestinese di avere ‘le mani sporche di sangue ebraico’ ha scatenato una retata di massa contro attivisti palestinesi di diversi gruppi politici, a partire dalle famiglie dei due attentatori responsabili dell’attacco contro la sinagoga di Har Nof. Le forze di occupazione hanno assediato il quartiere di Jabel Mukaber facendo irruzione nelle case degli abitanti, assalto che ha scatenato la reazione di alcuni residenti che si sono scontrati con polizia ed esercito. Al lancio di pietre, le forze di occupazione israeliane hanno risposto con la forza, arrestando finora 9 palestinesi.
L’esasperazione tra la popolazione palestinese dei Territori occupati, vessata sempre di più da autorità e coloni, ha toccato livelli che non si vedevano da diversi anni. Tanto che pochi giorni fa uno dei leader palestinesi più popolari, Marwan Barghouti, dal carcere dove sta scontando i 5 ergastoli a cui Israele l’ha condannato, ha lanciato un appello alla popolazione palestinese affinché scateni una Terza intifada, anche armata, contro gli occupanti.
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